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Sostenibilità sociale e ambientale

Ma cosa fa una climate leader?

Ritratto di Claudia Laricchia, che da dipendente della Pubblica amministrazione è diventata una “Climate Leader": «Non sappiamo quanto tempo ci resta prima di raggiungere il punto di non ritorno. Dipende da ciascuno di noi e dalla cura e gentilezza che mettiamo in ogni istante della nostra vita sul Pianeta»

di Sara De Carli

Il nome di Claudia Laricchia divenne celebre nell’autunno 2017, quando fu selezionata da Al Gore per una formazione a Pittsburgh che ne facesse una “Climate Leader” e lei organizzò un crowdfunding per andarci. «Climate Leader è un “titolo” meraviglioso, è qualcosa che lascia a ciascuno la voglia, il dovere e la possibilità di generare un cambiamento su se stesso e nelle proprie abitudini», afferma. È il tema a cui è dedicata la copertina del nuovo numero di VITA, in edicola da domani.

Classe 1977, nata a Foggia, laurea in Economia Politica all’Università di Siena, un passato da dipendente nella Pubblica Amministrazione, oggi Laricchia è Head of Institutional Relations and Global Strategic Partnership del Future Food Institute e presidente della Commissione Ambiente e Innovazione della Federazione Italiana Diritti Umani. I Climate Leader sono 20mila nel mondo, da più di 100 Paesi e Claudia nel 2018 ne ha incontrati 65 durante un grandissimo «giro del mondo intorno al cibo». Quel 2017 ha segnato una svolta nella sua vita.

Può sembrare solo una etichetta “cool”, è difficile comprendere concretamente il significato. Climate leader cos’è? Una professione, una missione, che cosa?
Climate Leader è un meraviglioso "titolo" che acquisisce chi ha frequentato una Convention organizzata e tenuta dal miglior politico/ambientalista della storia recente: Albert Arnold "Al" Gore, Jr. che per altro ha anche preso il Nobel per la Pace. Non è un titolo scientifico e lascia a ogni individuo la voglia, il dovere e la possibilità di generare un cambiamento su se stesso e nelle proprie abitudini. La nostra è una famiglia globale di oltre 20mila climate leader, da oltre 100 Paesi. Nel 2018, con Future Food e grazie al patrocino del The Climate Reality Project Europe, ne ho coinvolti e incontrati 65 tra Canada, Stati Uniti, India, Europa, durante il più grande giro del mondo intorno al cibo.

Concretamente cosa fa un climate leader? Chi è e cosa fa Claudia Laricchia?
Ho chiesto di raccontare qualcosa di me a mia madre e mio padre. Mia madre ha detto: «appassionata della mia Terra e dell'idea di potersene prendere cura con quello che sa fare meglio: osservare, studiare, capire, agire, fare proposte e realizzarle con tanta tenacia, competenza ed empatia. Si prende cura dell'ambiente e degli agricoltori e li porta nel mondo. Dà voce a chi crede abbia bisogno di lei».

E suo padre?
Lui ha detto: «Donna dai mille interessi e dai mille campi di applicazione. Da giornalista pubblicista a dipendente della pubblica amministrazione è stata sempre curiosa e con tanta voglia di approfondire». Il legame con Foggia non l'ho mai lasciato e Foggia ricambia il mio amore genuino, con fiducia e affetto per me e ad esempio premiandomi con il Premio Argos Hippium. Lo stesso vale per la città che mi ha "adottato", Siena. Là dove mi sono laureata e ho co-fondato, tra gli altri, insieme all'ex Rettore Angelo Riccaboni, l'Associazione Alumni ben 14 anni dopo la mia laurea. Nello stesso Ateneo si è laureato anche Lorenzo Fioramonti, che ha la mia età (classe 1977) ed è l'attuale Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

C’è una persona, un momento, un libro… qualcosa che ha segnato per lei un punto di non ritorno nel capire che i tremi dell’ambiente, del clima, dell’energia, della sostenibilità… sono “I” temi dell’oggi e che non abbiamo più tempo per rimandare il cambiamento?
Sicuramente mi ha segnata l'incontro con Obama. Lui dice: "Il cambiamento climatico è alla fine della tua forchetta". A me si è aperto un mondo. Steve Jobs diceva che per unire i puntini bisogna guardarsi indietro: io l'ho fatto nel 2017, da quell'incontro. E non sono più tornata indietro. Ho letto e studiato molti testi. In Italia per esempio Luca Mercalli e Grammenos Matrojeni. Personalmente studio un po’ogni giorno, perché voglio capire velocemente come invitare gli altri a pensare positivo, a non avere paura, a come coinvolgerli… cambiando la “cultura” di ciascuno nel proprio piccolo, visto che non sappiamo quanto tempo resta prima di raggiungere il punto di non ritorno. Questo infatti dipende da ciascuno di noi e dalla cura e gentilezza (come dice mio nipote Paolo di 9 anni) che ci mettiamo in ogni istante della nostra vita sul Pianeta. Perché, infine, l'amore, la fiducia e la voglia di vita sono e devono restare sempre contagiose. E io credo che se noi vogliamo, tutti insieme possiamo e dobbiamo generare un cambiamento.

Greta Thunberg può piacere o meno, ma ha portato questi temi nell’agenda politica e all’attenzione di tanti ragazzi giovanissimi, che erano sicuramente lontani dall’associazionismo verde e ambientalista che conoscevamo (forse un po’ stanco). Anche lei parla moltissimo ai ragazzi e punta sull’educazione. I ragazzi faranno davvero la differenza?
Ho incontrato Greta in Senato in Italia e per la Federazione Italiana Diritti Umani ha girato un video sull'Ambiente per me (che ne presiedo la Commissione Ambiente e Innovazione). Ho visto una giovane ragazza che trasforma quotidianamente i suoi limiti (quelli che abbiamo tutti noi intendo), in superpoteri. Su questo credo sia un esempio meraviglioso. Soprattutto in Italia, dove come ben dice la questione ambientalista è carta morta, soprattutto per i giovanissimi. Su questo, personalmente ho condiviso molto le parole dette recentemente da Jovanotti: in Italia, per la questione ambientale, prevalgono persino i campanili, i meriti microscopici e le cordate invece di metodo, oggettività e bene comune. Sinceramente secondo me la differenza la faranno i giovani, le donne in particolare. Quelle che sapranno passare dalla protesta alla proposta. Isa Maggi, la mia mentor degli Stati Generali delle Donne, è il mio esempio su questo, così come la scienziata Giuditta Celli che lavora in Antartide a meno 100 gradi e del tutto isolata.

Il consiglio di Claudia Laricchia, per ciascuno di noi, così che ciascuno possa dire di aver fatto la propria parte…
Ai giovani uomini direi: vi sfido a smentirmi! Siate madri, come lo sono io (che non ho figli!) o come lo è la collega Sonia che i 2 figli piccoli se li porta all'Università e in giro, perché lavora e lavora benissimo da mamma. Imparate a prendervi cura delle piccole cose e degli altri esseri umani e vedrete che il Pianeta ringrazierà!

Claudia Laricchia dedica questa intervista a Irene Salcuni, «la mia nipotina spirituale che ha ispirato le mie risposte».


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