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A Reggio Emilia il Csi racconta storie di straordinaria sportività

L’associazione ha deciso di documentare, attraverso una rubrica, le tante realtà sportive dilettantistiche del territorio reggiano, per spiegare il proprio spirito. La prima protagonista è la Asd San Maurizio

di Lorenzo Maria Alvaro

Se il Csi Reggio fosse un quartiere, tutte le società che ne fanno parte sarebbero enormi condomini o villette. Volando sopra i tetti, si riconoscono abitudini, modi di curare il giardino o di passare il tempo libero, tutte diverse. Chissà come sarebbe allora, poter conoscere la storia di questi piccoli mondi. Sapere come vivono, cosa pensano. Scoprire cosa si nasconde varcata la soglia, come vanno le riunioni di condominio e quali sono gli argomenti. Nel “quartiere” del Csi reggiano ci sono tante storie, magari poco avvezze ai riflettori mediatici ma senza dubbio autentiche. Sono le storie delle società sportive e quest’anno, almeno qualcuna, abbiamo deciso di raccontarvela. Per questa prima edizione di “Csi Racconta – Storie di straordinaria sportività” ci impegneremo a raccontare le realtà societarie che rendono vivo il nostro comitato provinciale, con un articolo e un video dedicato.

Sono le 9 del 29 settembre e come da tradizione per la società sportiva a.s.d San Maurizio suona il gong d’inizio anno con la Festa dello Sport. Ed è questa la protagonista della prima storia. Pur riconoscendo il contesto pallavolistico, durante l’omelia della santa messa don Domenico Reverberi non tradisce la sua passione per la palla a spicchi citando la prestazione incredibile di Micheal Jordan, il 20 aprile del 1986 contro i Celtics. Di fronte ai 63 punti del titanico n°23 dei Bulls, «“quello era Dio travestito da Jordan”, commentò Larry Bird a fine partita – ricorda don Domenico -. Anche attraverso l’umanità allora si scopre quella grandezza e armonia, che ti fa pensare a Dio. Possiamo esprimerlo sempre attraverso la bellezza di ciò che facciamo, compreso lo sport».

Dopo l’immagine di Jordan che vola sul parquet del Boston Garden, alle atlete viene proposta un’altra riflessione su una figura forse più familiare: il simbolo dell’a.s.d San Maurizio. Una bandiera rossa che significa vittoria, l’elmo di san Maurizio a rappresentare la tenacia e l’alloro per la perseveranza. Qualità fondamentali che andranno mantenute per tutto l’anno e ancora di più durante la giornata. Perché questa non è una domenica come le altre, oggi l’aria è più frizzante e sul mondo sportivo che coinvolge tutte le atlete, dalle più piccole alle “veterane”, inizia a soffiare il vento del campionato 2019/20.

Si parte subito sia alla scuola elementare Cà Bianca che in via Zolà, le due palestre che anche durante l’anno ospiteranno allenamenti e partite. Protagoniste del mattino sono le giovanissime che dalle 10.30 alle 12 si dividono nel concentramento 3×3 (annate 2009-2012) e 4×4 (2007-2008). Come da tradizione il pranzo è tutti insieme alla chiesa di San Maurizio, un momento conviviale preceduto da un piccolo aperitivo.

Le volontarie della cucina lavorano a pieno regime per poter servire tutti in tempo prima del rush pomeridiano. Volontarie che sono al contempo madri e parrocchiane: perché la forza di un gruppo, così come di una società sportiva, è nell’essere poliedrici ed entusiasti. Come Giordano Carnevali, padre di un’atleta del San Maurizio e allenatore della Top Junior. «Ho iniziato cinque anni fa per aiutare la società sportiva e ridare a delle giovani atlete quello che lo sport mi ha dato. Penso che lo sport rappresenti un insieme di valori molto importanti da trasmettere anche ai ragazzi».

È proprio la sua squadra a scendere in campo alle 15 a Cà Bianca per la prima partita del pomeriggio, cui segue il match tra le due squadre della seconda divisione. Allo stesso tempo, in via Zolà è il momento del misto serie B contro serie C.

Mec Flu e Cmu della seconda divisione: due squadre ‘avversarie per un giorno’. «San Maurizio è la società più adatta dove formarsi sia come persone che come atlete, è un ambiente familiare oltre che sportivo, dice Monia Zizza. «Per me è una famiglia – aggiunge la sua compagna di squadra, Ludovica Cuomo -. Noi siamo cresciute qui, le mie migliori amiche sono quelle che ho conosciuto in palestra e crescendo siamo diventati un gruppo solido, con anche dirigenti e allenatori». «Questa è la mia società: ci sono nata, cresciuta e ci gioco ancora. San Maurizio sono le persone stesse che da sempre si impegnano in questo progetto», commenta l’avversaria Veronica Motti. «Famiglia, condivisione, sport: per me San Maurizio è questo, fin da quando avevo sei anni. Col tempo siamo diventate anche allenatrici e abbiamo cercato di trasmettere la nostra passione ad altre ragazze, di cui andiamo molto fiere», risponde Giulia Malagoli.

Prima della premiazione finale e della cena con gnocco fritto e salumi – le volontarie, instancabili, non hanno mai praticamente abbandonato le redini della cucina – incontriamo la presidente dell’a.s.d San Maurizio, Mariapia Pieracci. «La festa d’inizio dell’anno sportivo è un’occasione molto importante per noi – spiega -. Il motto della giornata vogliamo che sia: “Io mi impegno e do il massimo”. Questo deve valere nel piccolo e grande, in difficoltà e nei momenti di gioia. È un’idea molto importante, da condividere non solo con le atlete ma anche coi genitori, che tante volte lasciano i ragazzi in palestra e vanno via subito, oppure rivolgono al proprio figlio una tifoseria individuale. L’essere società sportiva – parrocchiale, nel nostro caso – non è però nulla di tutto questo. È riuscire a essere gruppo, famiglia tutti insieme».


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