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Sostenibilità sociale e ambientale

Italiani, popolo green

Uno su due sostiene Greta Thumberg, il 44% riduce gli acquisti di prodotti con imballaggi eccessivi, il 72% è disposto a ridurre gli spostamenti in auto, scooter e motocicletta e 59% ritiene che l'economia circolare porterebbe occupazione. I dato dell'indagine di Coldiretti/Ixè

di Lorenzo Maria Alvaro

Il 90% degli italiani è d’accordo sul fatto che ognuno di noi possa fare molto per proteggere l’ambiente ma il Paese si divide a metà (51%) sul sostegno della giovane attivista svedese Greta Thunberg e delle sue battaglie per l’ambiente. È quanto emerge dalla prima indagine Coldiretti/Ixè su “La svolta green degli italiani” nel 2019 presentata al Forum internazionale dell’agricoltura a Cernobbio dove è stato aperto il primo “Salone dell’Economia Circolare” con le dimostrazioni pratiche delle esperienze più innovative delle imprese legate al Green New Deal della manovra economica del Governo con gli interventi salva clima.

Il 44% degli italiani si impegna nella lotta al cambiamento climatico anche riducendo gli acquisti di prodotti con imballaggi eccessivi contro i quali la finanziaria prevede un bonus per i negozianti che attrezzano spazi dedicati alla vendita di prodotti sfusi o alla spina, alimentari e per l'igiene personale.

«Oltre la metà dello spazio della pattumiera nelle case», sottolinea la Coldiretti, «è occupato da scatole, bottiglie, pacchi con i quali sono confezionati i prodotti della spesa con l’agroalimentare che è il maggior responsabile della produzione di rifiuti da imballaggio che oltre all’impatto ambientale ha una incidenza notevole sui prezzi. Spesso gli imballaggi costano infatti più del prodotto sia in quanto componente ma anche per il fatto che», continua Coldiretti, «aumentano il peso da trasportare. La sensibilità ambientale è in crescita, ma esiste anche la consapevolezza che non tutti hanno lo stesso livello di preoccupazione per la salute del pianeta. Infatti più di 1 italiano su 3 (36%) ritiene che in genere le persone si comportino male o siano poco attente all’ambiente con un 8% ancora più pessimista che le giudica per niente attente. Il 44% degli intervistati tende poi ad avere una visione né troppo pessimista e neppure totalmente ottimista, ma prevale il pragmatismo con la considerazione che l’italiano medio agisca a volte bene e a volte con maggiore trascuratezza nei confronti dell’ambiente».

«Se poi si guarda alle scelte che ognuno è disposto a fare per tutelare l’ambiente», evidenzia l'indagine, «esiste una schiacciante maggioranza del 72% che sarebbe disposta a ridurre gli spostamenti in auto, scooter e motocicletta mentre più di 6 su 10 (64%) potrebbero rinunciare all’aria condizionata., mentre sul fronte della gestione dei territori per il 52% ritiene urgente potenziare la raccolta differenziata che sarebbe la scelta preferita da 8 italiani su 10 (80%) rispetto alla presenza di un termovalorizzatore. Per migliorare la situazione ambientale il 59% degli italiani ritiene che siano necessari interventi radicali e urgentissimi sullo stile di vita. Tra le produzioni energetiche sulle quali dovrebbe puntare il nostro Paese 7 italiani su 10 (71%) si schierano per quella solare, 1/3 (32%) punterebbe sull’idroelettrico e un altro 10% sulle biomasse. Mentre il 61% si dice molto o abbastanza favorevole a sovvenzionare le rinnovabili: dal fotovoltaico al biogas. Gli incentivi del biometano dovrebbero prevedere bonus o meccanismi in grado di premiare l’origine agro-zootecnica della materia prima e tenere in debito conto le differenze, in termini di costi di gestione, rispetto all’impiego dei rifiuti. Anche l’applicazione delle tecnologie in grado di facilitare il trasporto del biocarburante dal luogo di produzione al luogo di distribuzione (liquefazione), da parte delle imprese agro-zootecniche che operano distanti dalla rete o dagli impianti di distribuzione, dovrebbe essere opportunamente oggetto di sostegno».

«Sfruttando gli scarti agricoli delle coltivazioni e degli allevamenti», spiega il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, «i mini impianti per il biometano possono arrivare a coprire fino al 12% del consumo di gas in Italia. È necessario passare da un sistema che produce rifiuti e inquinamento», aggiunge Prandini, «verso un nuovo modello economico circolare in cui si produce valorizzando anche gli scarti con una evoluzione che rappresenta una parte significativa degli sforzi per modernizzare e trasformare l’economia italiana ed europea, orientandola verso una direzione più sostenibile in grado di combinare sviluppo economico, inclusione sociale e ambiente».

Secondo il 59% degli italiani dall’ambiente con la green economy possono nascere nuove opportunità di lavoro per accompagnare lo sviluppo sostenibile del paese. Solo 1 italiano su 3 (32%) pensa che in realtà lo sviluppo di attività legate al clima e alla sostenibilità non possa generare posti di lavoro ed esiste poi una residua fascia del 7% che pensa che addirittura li riduca.

«Il potenziale occupazionale» spiega «si può sviluppare su più fronti: dal rilancio delle fonti energetiche rinnovabili alla riqualificazione di abitazioni, scuole e uffici, dai nuovi piani urbanistici ecocompatibili per le città al riutilizzo e riciclo dei rifiuti, dalla ricerca di nuovi materiali agli interventi sul sistema idrico nazionale e la riduzione del rischio idrogeologico, dalle bonifiche delle aree industriali contaminate alla nuova mobilità, dal rinnovo di parchi e giardini ed alla creazione di nuove aree verdi, anche sui tetti e sulle facciate dei palazzi, fino allo sviluppo di un’agricoltura sempre più green. In questi settori nell’arco dei prossimi cinque anni gli occupati potrebbero superare i due milioni di addetti. Un potenziale evidenziato anche dal fatto che l’Italia è il Paese con il maggior numero di giovani agricoltori (57.621 imprese nel 2018, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente) che hanno reso le campagne del Belpaese le più green d’Europa con l’Italia che», conclude la Coldiretti, «è l’unico Paese al mondo con 5155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare la carne agli ormoni e le coltivazioni Ogm e a tutela dei primati nazionali della biodiversità».

Una crescita trainata anche dai nuovi stili di consumo più attenti all’impatto ambientale e alla valorizzazione delle produzioni territoriali. Infatti, sottolinea la Coldiretti, «la domanda di prodotti a km zero viene considerata in crescita nei prossimi cinque anni dal 64% degli italiani con 4 persone su 10 che sono disponibili a pagare fino al 10% in più per dei prodotti che non inquinano e un altro 24% di italiani che arriverebbe anche al 20% in più in favore di una spesa alimentare che non inquina».

La crescente sensibilità ambientale ha portato molti nelle campagne a dedicarsi ad attività sostenibili come evidenzia il primato italiano nel numero di aziende biologiche ma «si assiste anche ad un forte presenza di agricoltori custodi impegnati nel mantenimento delle biodiversità con il recupero di animali e piante a rischio di estinzione. Una vera rivoluzione del lavoro in campagna dove», sottolinea l'indagine, «le attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili».

«Il successo dell’agricoltura italiana sta nella sostenibilità, nella straordinaria qualità con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo», conclude Prandini, «sono questi i risultati di un percorso di crescita sostenibile reso possibile dall’approvazione della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti che ha rivoluzionato l’agricoltura allargandone i confini dell’attività con nuove e creative opportunità imprenditoriali e professionali».


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