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Nomisma: l’aumento della cedolare secca può generare costi sociali altissimi

Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma. “In una fase in cui il mercato della locazione è esposto alla spietata concorrenza degli utilizzi temporanei (affitti brevi), qualsiasi provvedimento che riduca la redditività dell’opzione tradizionale comporta inevitabilmente uno spostamento di offerta verso le forme di utilizzo degli immobili più profittevoli”

di Redazione

La possibilità che la cedolare secca sugli affitti disciplinati dagli accordi territoriali (cosiddetti concordati) salga dal 10 al 12,5%, come si evince dal Documento programmatico di bilancio, certifica in maniera inequivocabile la mancata comprensione dei fenomeni in atto” – sottolinea Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma. “In una fase in cui il mercato della locazione è esposto alla spietata concorrenza degli utilizzi temporanei (affitti brevi), qualsiasi provvedimento che riduca la redditività dell’opzione tradizionale comporta inevitabilmente uno spostamento di offerta verso le forme di utilizzo degli immobili più profittevoli. A risultare penalizzati non saranno tanto i proprietari, che sapranno riorientare prontamente le proprie scelte, quanto le famiglie, in particolare quelle disagiate, che si troveranno di fronte un’offerta sempre più esigua e un contesto sempre più competitivo. In una fase in cui una lettura informata dei fenomeni consigliava una detassazione delle forme di utilizzo più favorevoli all’inquilinato, si è scelto di andare in senso opposto. Il costo sociale del risicato aumento di gettito che un approccio meramente contabile ha consentito di stimare rischia di rivelarsi elevatissimo. La speranza è che una sopraggiunta consapevolezza consenta di evitare il più clamoroso degli autogoal” – conclude Dondi.


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