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Quando la lingua è donna: Barbara Cassin entra ufficialmente all’Académie française

La filologa è la nona donna eletta tra gli "immortali" dell'Accademia. Partita dalla lezione di Heidegger, si è dedicata alla diversità linguistica come valore, contro l'omologazione dell'inglese globale

di Marco Dotti

La lingua? Un mondo di complessità e diversità. Un "multiverso". Tutt'altro rispetto alla formattazione dell'inglese globale, che finisce per non essere né inglese, né globale, ma solo gergo.

Barbara Cassin è la nona donna ad essere ufficialmente accolta all'Académie française dalla sua creazione nel 1635. Filosofa e filologa, ellenista e traduttriche, autrice di un Elogio della traduzione, Cassin è convinta che la diversità e, quindi, la ricchezza culturale si possa valorizzare solo partendo dalla pluralità delle lingue, non dalla loro omologazione.

Nata il 24 ottobre1947 a Boulogne-Billancourt (Hauts-de-Seine), Barbara Cassin ha studiato alla Sorbona, è entrata nel CNRS nel 1984.

Se il linguaggio è questione di potere, anche il potere è questione di linguaggio. Per questa ragione il "monoglottismo" è un terreno fertile per ogni violenza, di genere e non. Per questo, spiega Cassin, "la magnifica diversità delle lingue è un antidoto allo pseudo-universale della comunicazione".

Nell'Éloge de la traduction. Compliquer l'universel (Fayard, 2016), Cassin ha lavorato sul tema dell'intraducibile, ossia della resistenza che 1 500 parole del linguaggio filosofico incontrano nella loro versione in quindici lingue diverse. In questo "spazio" di intraducibilità si instaura la differenza, ossia il valore del – possibile, ma fragile – dialogo fra culture.


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