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Lombardia, sempre meno nati, ma solo il 15,6% va al nido

A Milano in occasione della presentazione dell’Atlante dell’infanzia a rischio e del rilancio della campagna “Illuminiamo il futuro” l’organizzazione fa un affondo sulla situazione lombarda: in regione la povertà relativa colpisce un bambino su sei, aumenta la spesa sociale per le famiglie e i minori che sale a 217 euro pro capite, diminuiscono gli abbandoni scolastici (-6,2%) ma crescono i Neet (+2,5%)

di Redazione

Uno su sei. Anche in Lombardia non mancano minori in povertà relativa. Si tratta del 15,3% dei minori, un dato al di sotto della media nazionale che si attesta al 22%, ma che conferma come la povertà minorile resti una vera emergenza anche in una delle regioni più ricche. In occasione del lancio del decimo Atlante dell’Infanzia (vedi news) Save the Children rilancia la campagna “Illuminiamo il futuro” da dieci città italiane, tra cui Milano.

Quella che viene denunciata non è solo la povertà economica, ma anche quella educativa che si riflette su una serie di indicatori chiave che fotografano lo stato dell’infanzia in Italia e in Lombardia. Una regione in cui – complice anche la congiuntura economica non positiva – negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini, con una percentuale di nuovi nati che è scesa del 23,3% a partire dal 2008, in cui però è presente un significativo numero di bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana, che nel 2018 rappresentavano il 15,8% della popolazione dei minori nella regione.
Sebbene il dato di spesa media annua in Italia resti insufficiente, la Lombardia – negli ultimi 10 anni – ha incrementato di 73 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando a 217 euro. In Lombardia solo il 15,6% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia (nel 2008 era il 16,5%), con una spesa media pro-capite da parte dei comuni per questi servizi che si attesta a 904 euro.

Anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente in tutto il Paese dai tagli alle risorse, spesso lineari, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà. Sebbene nell’ultimo decennio si siano fatti grandi passi in avanti sul tema della dispersione scolastica, le differenze tra regioni sono drammatiche e la Lombardia si attesta sul 13,3% un dato di poco al di sotto della media nazionale (14,5%), che è sensibilmente migliorato negli ultimi 10 anni, diminuendo di 6,2 punti. Scuole che restano luoghi non sicuri per gli studenti, in Lombardia il 42% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità a fronte del dato nazionale del 53,9% delle scuole italiane (tra quelle che hanno compilato il dato).

Tra i dati che vengono segnalati sul tema della povertà educativa anche i tassi di lettura: quasi un minore su 2 non apre un libro durante l’anno, un dato che in Lombardia scende al 40,6% (dieci anni prima era al 31,8%). La deprivazione culturale nei minori resta un tema di allarme: nel corso dell’ultimo decennio la quota dei “disconnessi culturali” è diminuita in tutto il Paese di 4 punti, sebbene i minori che non svolgono sufficienti attività culturali restino ancora 7 su 10, con la Lombardia che si attesta al 64,2%.
Anche lo sport resta per molti un privilegio: in Italia meno di un minore su cinque (tra i 6 e i 17 anni) non fa sport e in Lombardia questo dato è del 11,9%. Bambini e ragazzi che leggono sempre meno, fanno poco sport e che non sono sottoposti a stimoli culturali, sono invece iperconnessi: nell’ultimo decennio si è assistito a una rivoluzione che ha portato all’aumento esponenziale dei minori che usano ogni giorno la Rete. Nel 2008 solo il 16,7% dei bambini e adolescenti lombardi usava tutti i giorni internet, una quota che è passata al 56,9% nel 2018.

Un Paese sempre più “vietato ai minori”, in cui i cosiddetti Neet (Not in Emplyement, nor in Education and Training) sono in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4%), mentre la Lombardia si attesta su una percentuale più bassa, fermandosi al 15,1%, una percentuale che comunque è cresciuta di 2,5 punti rispetto a dieci anni fa.

L’impoverimento materiale ed educativo dei bambini in Italia, si accompagna anche ad un impoverimento “ambientale”. I bambini e gli adolescenti sono costretti a crescere con le conseguenze del cambiamento climatico, con i cosiddetti millennials che hanno già dovuto fare i conti con 16 delle 19 annate più calde dal 1800 ad oggi. Una realtà che riguarda direttamente anche i minori che vivono a Milano dove, secondo le informazioni relative all’isola di calore di Milano nel periodo 2015-2018 contenuta nell’Atlante di Save the Children – circa 56mila minori di 14 anni, oltre un terzo dei coetanei che popolano il capoluogo lombardo, vivono in quartieri che hanno conosciuto in questi anni sensibili sbalzi di temperatura durante i mesi estivi, con deviazioni fino a 7 gradi rispetto alle aree esterne alla città. Oltre 17.000 minori, secondo questi dati, risiedono peraltro in zone della città caratterizzate contestualmente da condizioni di disagio sociale-materiale e disagio climatico ambientale

«I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche la nostra regione. Insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, ci sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro», spiega Valentina Polizzi, referente territoriale di Save the Children in Lombardia.

L’organizzazione rilancia la campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa, ormai giunta al suo sesto anno, chiedendo – attraverso una petizione disponibile al link illuminiamoilfuturo.it – il recupero di tanti spazi pubblici abbandonati e inutilizzati su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e scuole sicure per tutti. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata a 16 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi pubblici, da nord a sud, sottratti ai minori nel nostro Paese.
Tra i luoghi già segnalati lo scorso anno nella campagna dell’Organizzazione in Lombardia, la scuola elementare di Via Cabella, (nella foto in apertura) nel quartiere Baggio, a Milano, che dopo essere stata chiusa per problemi legati alla struttura è rimasta in stato di completo abbandono per circa vent’anni. Oggi lo spazio è stato riqualificato, ma con la costruzione di un supermercato con annesso un piccolo parco giochi che segue gli orari di apertura del supermercato. Si aggiunge quest’anno – sempre a Milano – il Boschetto di Rogoredo, noto anche come “lo zoo di Milano”, conosciuto da anni come piazza di spaccio e di consumo di sostanze stupefacenti anche da parte di adolescenti.

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 21 ottobre è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud (qui la mappa delle iniziative), in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 24 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni. In Lombardia sono presenti due Punti Luce a Milano, nei quartieri Quarto Oggiaro (in collaborazione con Acli Milano) e Giambellino (in collaborazione con Comunità del Giambellino).

In apertura immagine di Francesco Alesi/Save the Children