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Exergame: la riabilitazione post-operatoria diventa un gioco

Può un videogioco aiutare nel recupero da un trauma? I ricercatori dell'Università di Pavia hanno dimostrato l'efficacia riabilitativa degli exergame, giochi sempre più popolari per sviluppare abilità nell'esercizio fisico

di Marco Dotti

Gli exergame sono una categoria molto popolare e diffusa di videogioco. Giocando (gaming) si fa esercizio fisico (exercise). Da qui il nome.

Si tratta di una tipologia di videogiochi che si basa su una tecnologia che rileva i movimenti del corpo e aiuta il paziente a correggerli grazie al biofeedback visivo. Sulle principali piattaforme sono usati per allenarsi, praticare sport o esercizi fisici (es. yoga), e il loro mercato è in continua espansione.

Come il loro potenziale utilizzo. Lo dimostra lo studio randomizzato condotto presso il Dipartimento di chirurgia ortopedica dell’Istituto di Cura Città di Pavia guidato dalla professoressa Luisella Pedrotti, Responsabile dell’U.O. di Ortopedia in collaborazione con il Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA) dell’Università di Pavia, che si è posto l’obiettivo di testare l’efficacia di un programma riabilitativo post-intervento di sostituzione d’anca eseguito con exergame, rispetto alla sola pratica fisioterapica tradizionale.

Gli exergame, grazie alla loro flessibilità e facilità di utilizzo, possono essere impiegati anche a domicilio e autonomamente dal paziente, dopo un’adeguata preparazione. Può essere questa la "marcia in più" del gaming applicato alla riabilitazione? Probabilmente sì.

“Il biofeedback è utilizzato in riabilitazione, seppur in ambiti specifici, perché permette al paziente di comprendere meglio come eseguire gli esercizi e correggersi in caso di errore” spiega il dottor Luca Marin del Laboratorio di Attività Motoria Adattata dell’Università di Pavia (LAMA), coordinatore area riabilitativa dell’Istituto di Cura Città di Pavia e alla guida del progetto.

Inoltre, stimolano il paziente "a giocare ripetutamente per superare il proprio record personale, rendendolo quindi più motivato e meno incline all’abbandono delle terapia. Gli exergame permettono poi di modultare il livello di difficoltà e le performance sono misurate in real-time”.

Lo studio prevedeva una prima giornata informativa e l’assegnazione randomizzata dei pazienti reclutati (età inferiore a 75 anni, assenza di patologie che possano alterare lo schema del passo, la visione o ridurre la capacità di comprensione) a uno dei due gruppi di studio: utilizzatori exergame (GE) e fruitori di riabilitazione con metodologia tradizionale (GC).

Dal secondo al quarto giorno tutti gli arruolati nello studio hanno effettuato lo stesso protocollo riabilitativo con il fisioterapista; il GC ha utilizzato anche il biofeedback visivo fornito da un exergame basato su sensoristica inerziale collegata a un monitor (Riablo, Co-Rehab, Trento, Italia).

“Alla fine dello – conclude Marin – studio abbiamo potuto rilevare una tendenza, seppur non statisticamente significativa, a un recupero più rapido dell’articolarità e delle capacità funzionali nel GE rispetto al GC; la riabilitazione con exergame è risultata più piacevole e motivante per il paziente rispetto ai protocolli fisioterapici tradizionali. Inoltre la possibilità di proseguire il percorso di cura al domicilio può rivelarsi determinante per coloro che sono impossibilitati ad accedere all’attività in ambulatorio. Le potenzialità degli exergamesono, dal mio punto di vista, ancora poco sfruttate e credo che in futuro si possano impiegare anche in altri ambiti come, ad esempio, nella prevenzione e nella correzione dei difetti posturali".


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