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In 5mila da Papa Francesco per i 10 anni della beatificazione di don Carlo

Adulti e bambini con disabilità, anziani fragili, pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite e in stato vegetativo, malati terminali. Persone di tre continenti, assistite attraverso i programmi di cooperazione internazionale della Fondazione Don Gnocchi. Giovedì 31 ottobre 2019 Papa Francesco li accoglierà in udienza, 10 anni dopo la beatificazione di don Carlo Gnocchi

di Redazione

Cinquemila fra operatori, pazienti e familiari. Adulti e bambini con disabilità, anziani fragili, pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite e in stato vegetativo, malati terminali. Persone di tre continenti, assistite attraverso i programmi di cooperazione internazionale della Fondazione Don Gnocchi. Giovedì 31 ottobre 2019 Papa Francesco li accoglierà in Aula Paolo VI in Vaticano, dieci anni dopo la beatificazione di don Carlo Gnocchi, per una udienza straordinaria. Tra loro ci sarà anche Rocco Martino, un uomo che in seguito a un ictus aveva perso l’uso della parola: proprio lui rivolgerà a Papa Francesco il saluto di tutti i pazienti in cura nelle strutture della Fondazione.

«Il nostro tempo, frenetico e digitalizzato, rischia di non accorgersi di chi è rimasto indietro perché non può tenere il passo», riflette il Presidente della Fondazione, don Vincenzo Barbante. «Il progresso tecnico, che è buona cosa, esige un parallelo progresso di umanità e di solidarietà. Alla Fondazione Don Gnocchi è chiesto di mostrare che ciò è possibile. Vogliamo collaborare con tutti coloro che condividono questo obiettivo, per costruire una società davvero integrata, dove ogni uomo è importante e prezioso, a partire proprio da chi è più fragile».

Nato nel 1902 a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, don Carlo Gnocchi durante la Seconda Guerra Mondiale è stato cappellano volontario degli Alpini, rischiando lui stesso la vita durante la tragica ritirata dal fronte russo. Al termine del conflitto ha avviato la sua opera in risposta a una grande emergenza dell’Italia del dopoguerra: la presa in carico di orfani e bambini mutilati. Un impegno che gli varrà il soprannome di “padre dei mutilatini”. Negli anni cinquanta, don Gnocchi estende l’attività dell’allora Fondazione Pro Juventute all’assistenza di persone affette da poliomielite, avviando a Milano il Centro Santa Maria Nascente, oggi uno dei due Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) della Fondazione. Don Gnocchi morì nel 1956, affidando ai suoi il compito di portare avanti il lavoro della Fondazione in una celebre frase in dialetto milanese che è parte del suo testamento ideale: “Amis, ve raccomandi la mia baracca”. Tra le sue ultime volontà, la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti, oggi ancora viventi.

La Fondazione Don Gnocchi conta oggi complessivamente 3.700 posti letto per riabilitazione, 6.000 operatori e oltre 50 strutture, tra ospedali e ambulatori territoriali, distribuiti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania e Basilicata. Assiste oltre 250.000 persone mediamente ogni anno in Italia ed è attiva con progetti sanitari e socio-assistenziali, come Organizzazione Non Governativa (Ong), in Burundi, Ruanda, Bolivia, Ecuador, Bosnia Erzegovina, Ucraina, Myanmar (ex Birmania) e Cambogia. L’attività di ricerca della Fondazione ha visto negli ultimi anni un importante sviluppo di sperimentazioni multicentriche per l’applicazione di tecnologie robotiche: 10 dei 28 Centri ospedalieri distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia sono oggi dotati di piattaforme robotizzate per la riabilitazione neuromotoria di pazienti post-ictus e affetti da sclerosi multipla.

L’udienza con il Santo Padre sarà preceduta il 30 ottobre dal Convegno “Accanto alla vita sempre: tra scienza, coscienza e compassione” (Centro Congressi Auditorium Aurelia, Largo Tomaso Perassi), promosso a Roma dalla stessa Fondazione, che sarà aperto dall’intervento di monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.