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Nasce UNIRE, la prima associazione nazionale di rifugiati

“Sono sempre gli altri a rappresentarci – commenta il presidente di Unire, Syed Hasnain, rifugiato originario dell’Afghanistan e residente a Roma – l’immagine del rifugiato si ferma allo sbarco, ai numeri. Ed è sempre un’immagine negativa. Ma noi vogliamo andare oltre raccontandoci in prima persona”

di Anna Toro

In principio erano in sette, si sono conosciuti due anni fa durante una serie di incontri organizzati dall’UNHCR. Oggi sono in 50, residenti in dieci regioni d’Italia, e fanno parte di UNIRE (Unione Nazionale Italiana per i Rifugiati ed Esuli), la prima rete in Italia formata e gestita interamente da rifugiati. Ad aprile si è costituita come associazione di promozione sociale e sabato 26 ottobre la prima presentazione ufficiale, a Roma presso la sede della Cgil. Un traguardo raggiunto dopo un lungo lavoro di ricerca, studio e contatti, con lo scopo di creare uno spazio condiviso per costruire e potenziare la rete delle associazioni promosse dai rifugiati e dei singoli attivisti presenti nel nostro Paese. “Unire è la cassa di risonanza delle nostre voci dai territori – spiegano durante la conferenza stampa – l’obiettivo finale è quello di restituire protagonismo, autorappresentazione e auto-narrazione”.


Perché il fulcro sta soprattutto qui: “Sono sempre gli altri a rappresentarci – commenta il presidente di Unire, Syed Hasnain, (nella foto a destra) rifugiato originario dell’Afghanistan e residente a Roma – l’immagine del rifugiato si ferma allo sbarco, ai numeri, ai cosiddetti 35 euro al giorno. Ed è sempre un’immagine negativa. Ma noi vogliamo andare oltre. Dopotutto molti di noi sono medici, cuochi, artisti, studiosi, ma di questo non si parla mai. Forti delle nostre competenze e della nostra esperienza comune, vogliamo essere soggetti attivi delle narrazioni su di noi, anche alla luce della forte attenzione sui temi dell’immigrazione e dell’asilo di questi ultimi anni”.


Si parla quindi dei media, ma anche della politica: “Si creano politiche che ci riguardano senza consultarci – continua Hasnain –. Rifugiati e richiedenti asilo non possono votare, né possono candidarsi, ma noi dobbiamo essere presenti quando si parla di noi, influenzando quelle decisioni che hanno un impatto diretto o indiretto sulle nostre vite”.


Sudan, Afghanistan, Turchia, Nigeria, Siria e non solo: la particolarità di UNIRE sta nel suo essere composta da tante nazionalità diverse e non da una determinata comunità, come succedeva finora per le associazioni di rifugiati. Tra i fondatori c’è la vice-presidente, Ozlem Önder, rifugiata curda originaria della Turchia e residente a Milano (nella foto), c’è Lyas Laamari, rifugiato originario dell’Algeria e residente a Bologna, Yagoub Kibeida, originario del Sudan e residente a Torino dove è l’Excecutive Director di Mosaico – Azioni per i Rifugiati. Pian piano hanno aderito da tutta Italia, isole comprese, ognuno con una storia drammatica e straordinaria alle spalle. Come Alidad Shiri, afghano di etnia hazara, anche lui tra i fondatori di questa nuova realtà: fuggito dal suo paese a soli 10 anni, ha viaggiato per oltre 4 anni tra Pakistan, Iran, Turchia, ed è arrivato in Italia sopravvivendo all'infernale viaggio dalla Grecia legato sotto un camion. Oggi vive a Torino, è laureando, scrittore e giornalista. Un lieto fine che – purtroppo – non è così scontato.


“Le nostre storie sono sempre tristi, è logico che sia così, sennò non saremmo rifugiati – spiega la vice-presidente Ozlem Önder –. Ma questo va superato: la nostra auto-narrazione non si deve limitare alla testimonianza e non deve solo suscitare compassione, ma deve portare alla luce anche il nostro valore, mettendo in evidenza come attraverso la nostra partecipazione attiva possiamo contribuire allo sviluppo della società in cui viviamo”. Uno sforzo che passa dall'informazione e sensibilizzazione – attraverso il nuovo sito web, i social, gli incontri con i cittadini, i media e la società civile – fino al confronto con le istituzioni pubbliche e private, italiane ed europee, per trovare insieme delle soluzioni in materia di diritto d’asilo, accoglienza e inclusione.

Un percorso già in atto, cominciato sotto i migliori auspici: UNIRE è infatti una della 16 associazioni di rifugiati che quest’anno “sono state considerate più meritevoli di partecipare al programma PartecipAzione–Azione per la protezione e la partecipazione dei rifugiati, un programma di capacity building ed empowerment realizzato da INTERSOS in partenariato con UNHCR”.

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