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Cooperazione & Relazioni internazionali

Da Venezia al mondo, per promuovere i diritti umani

Attraverso i Cosmocafe, conversazioni reali tra persone esperte o interessate ai diritti umani, che si tengono in tutto il mondo, per 18 mesi in totale. Fanno parte del progetto Human Rights Pavilion dell’artista belga Koen Vanmechelen. Lo scopo finale? Creare un padiglione dei diritti umani permanente e sovranazionale alla Biennale. L’idea è nata a Venezia e lì ci siamo imbarcati per partecipare a una di queste conversazioni con esperti italiani e stranieri

di Cristina Barbetta

A Venezia nasce l’idea del progetto mondiale Human Rights Pavilion dell’artista belga Koen Vanmechelen, «che esplora la complessità della natura umana, la possibilità di un concetto universale dei diritti umani e il ruolo dell’arte nel suo sviluppo».

I diritti umani sono relativi da un punto di vista culturale? Il progetto sui diritti umani ha dei limiti? L’esistente Dichiarazione universale sui diritti umani è datata e basata su un punto di vista occidentale, come alcuni sostengono?

Per rispondere a queste domande Koen Vanmechelen, insieme ai partner internazionali del progetto Human Rights Pavilion, ha creato degli spazi liberi in tutto il mondo, i Cosmocafe, per coinvolgere in conversazioni reali persone esperte o interessate ai diritti umani, persone di background molto diversi tra di loro che l’artista coinvolge nella discussione. «Invitiamo pensatori e sognatori, visionari e realisti a sedere allo stesso tavolo e a condividere la loro visione del futuro, dei diritti umani, e delle responsabilità in gioco».

Il 30 settembre si è tenuto un Cosmocafe a Venezia, su una barca. Gli ospiti hanno partecipato alla conversazione mentre la barca percorreva il Canal Grande, fino ad arrivare alle isole di Murano, Burano, Sant’Erasmo e Certosa.
I dialoghi sono stati facilitati grazie al supporto dell’organizzazione non profit C.a.n. Pavilion Foundation International. Tiziano Inguanotto, segretario generale della Fondazione e architetto, ha invitato i partecipanti all’incontro in barca, e ha introdotto la giornata, il cui tema era il rapporto tra natura e cultura, tra città e mobilità.

Hanno partecipato al Cosmocafe : Koen Vanmechelen, artista, Luca Battistella, consigliere delegato del sindaco di Venezia per la smart city e l’innovazione, Alberto Sonino, imprenditore, Bruno Bernardi, presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa, Dirk Draulans, biologo belga e giornalista, Tiziano Inguanotto, segretario generale di C.a.n. Pavilion Foundation, e Cristina Barbetta, giornalista.

Vanmechelen, spiega, ha realizzato il simbolo del progetto Human Right Pavilion, che si trova nel cortile di Global Campus of Human Rights, al Lido di Venezia: si tratta della statua di un bambino seduto sui volumi dell’Enciclopedia dei diritti umani.

«Nei Cosmocafe, conversazioni su arte e diritti umani, si può avere un dialogo diretto tra gli interlocutori, a differenza di quello che succede per esempio su internet, dove possiamo facilmente nasconderci o imbatterci in fake news», spiega Vanmechelen. E’ stato proprio in un caffè di Murano, che Vanmechelen e i suoi partner si sono ritrovati a parlare di diritti umani, e da quel dialogo è nata l’idea del simbolo del progetto.

«Questo Cosmocafe è già il 6° che è stato organizzato in tutto il mondo. Siamo già stati in Cile, a Vienna, in Finlandia, in Belgio, e nel solo mese di novembre andremo in Messico, a Tokyo, a Pretoria. In ogni incontro sviluppiamo e parliamo di un argomento diverso», spiega Vanmechelen.

I Cosmocafe sono quindi l’ossatura, la struttura portante di Human Right Pavilion, un progetto sviluppato insieme a Global Campus of Human Rights, Fondazione Berengo e Mouth Foundation. La primissima tappa del world tour, che durerà in totale 18 mesi e si concluderà a maggio 2020, è coincisa con il lancio di Human Rights Pavilion, e si è tenuta a Murano a maggio 2019 nell’ambito della 58a Biennale di Venezia, alla Fondazione Berengo Art Space.

Qual è lo scopo finale del progetto? Ogni Cosmocafe è registrato per creare un’opera d’arte che include input da tutto il mondo. Il progetto finale sarà presentato all’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, alla Commissione europea e al Presidente e curatore della 59esima Biennale di Venezia, con la richiesta di creare un Human Rights Pavilion permanente e sovranazionale come parte della Biennale arte di Venezia.

Diverse tematiche sono state affrontate nel corso dell’incontro. A proposito di diritti umani, Alberto Sonino, manager della società Vento di Venezia, che si occupa della rigenerazione dell’Isola della Certosa, a nord est di Venezia, ha affrontato il «diritto di vivere e lavorare in una città come Venezia». Sonino è stato velista di fama internazionale per 15 anni: «Ho avuto il privilegio di andare in barca a vela per lavoro intorno al mondo». «Per quanto riguarda la relazione tra sviluppo e ambiente», prosegue, «sono favorevole allo sviluppo sostenibile, con una grande attenzione per le persone e la natura».

«Qual è un posto migliore di Venezia per discutere di città e mobilità, sostenibilità e arte, in mezzo alla natura e alla cultura?», riflette Koen Vanmechelen. Che pone una serie di domande: «Come possiamo trovare un equilibrio per vivere in questo mondo globale che diventa sempre più difficile? Infatti un mondo multiculturale è un mondo dove bisogna rispettare le diversità, e se non le rispetti come facciamo ad andare avanti? Come vedete il futuro della mobilità nel mondo?»

Il consigliere delegato del sindaco di Venezia per la smart city e l’innovazione Luca Battistella, che di mestiere fa l'architetto, osserva che: «C'è sempre stato un dibattito sulla mobilità a Venezia. Si è parlato anche di mobilità subacquea, ma c'è un problema di conoscenza. Venezia potrebbe essere un grande modello. Questo non sta accadendo perchè manca la conoscenza dei luoghi».

Per Dirk Draulans la gente si sposta perchè questo è nel Dna dell’umanità. «Ci si sposta perchè si pensa che un certo posto sia meglio di quello da cui si proviene. Poi però ci si deve confrontare con persone che vogliono impedirci di spostarci perché non c’è abbastanza spazio… e questa inizia a diventare una questione politica. Penso che questo fenomeno non si possa fermare: non puoi impedire alla gente di spostarsi».

C’è però un conflitto, osserva Koen Vanmechelen: «Se muoversi è un diritto perché appartiene alla nostra natura, come possiamo trovare un equilibrio, un bilanciamento tra diritti biologici e diritti naturali?»

È stato infine affrontato il tema del turismo. Per Bruno Bernardi, presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa, che supporta generazioni di giovani artisti, attraverso uno dei programmi di residenza più antichi d’Europa, «bisogna rendere i turisti consapevoli del fatto che Venezia è un'esperienza unica di vita. Non si tratta solo di mostrare monumenti o oggetti, ma di fare vivere al turista una città straordinaria».

«Penso che il turismo abbia una grande responsabilità», conclude Vanmechelen. «Vedo il turismo come una migrazione che va in un senso solo: le persone che possono permettersi di migrare sono ben accolte, le altre, che non possono permetterselo, non sono bene accolte. Il turismo è un altro tipo di migrazione, ma è pur sempre una migrazione e penso che bisogna assumersi le responsabilità. Ritengo che debba esserci più impegno da parte del turismo e penso che questo possa essere un argomento interessante a Venezia dove si può iniziare a pensare a turismo e responsabilità».

Foto di apertura: Henrique Ferreira/Unsplash
Foto nella Laguna di Venezia: pagina Facebook Studio Koen Vanmechelen – Labiomista


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