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Balotelli? Ora serve che il calcio faccia sistema

«Il problema non è tanto il razzismo ma il sistema curve», sottolinea Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano, «un sistema che esiste da tanto tempo e di cui forse non consociamo tutto quello che dovremmo. Di fronte a queste questioni o il mondo del calcio si unisce e decide di cambiare insieme puntando sull'educazione o l'unica alternativa sarà la repressione»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Partiamo dal cuore della questione: ci sono troppi interessi economici. Ci sono persone che compongono le curve che spesso sono anche eterodirette e che vanno fermate. Prendere decisioni in maniera serena è impossibile». Lo sfogo è di Vittorio Bosio, presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano.

«Nessuno è esente da episodi come questi. Anche noi del Csi abbiamo recentemente avuto dei problemi simili a Milano per via di alcuni genitori», continua il presidente, «quindi dobbiamo cominciare, evidentemente viste anche le dichiarazioni del capo curva di Verona Luca Castellini, a partire dall'inizio. Dobbiamo dire che oggi ogni squadra, professionistica e non, ha giocatori di colore. Dire che non sono italiani è semplicemente un'idiozia. L'altra sera ero a mangiare una pizza e al tavolo affianco al mio c'erano tre ragazzi di colore che parlavano il dialetto. Se non li avessi visti non mi sarei neanche accorto che erano neri», spiega Bosio, «detto questo arriva il secondo problema. Dopo aver fatto pace con la realtà dobbiamo anche capire che non si può ragionare, come fa questo Castellini, per fazioni e clan. L'idea che lo straniero che gioca per la mia squadra è degno e quello che invece gioca per l'avversario è un indegno è grottesco e profondamente infantile. Infine lasciatemi dire che chiunque parli con un ruolo istituzionale o pseudo istituzionale deve pesare le parole. Non può essere consentito a questa persone di dire queste cose».

Il problema per Bosio però non è strettamente il tema del razzismo: «come dicevo qui c'è un problema curve. Ma se ci fate case anche su questo il mondo del calcio fa i campanilismi. Pochi giorni fa il presidente della Fiorentina biasimava la circa dell'Atalanta indicandola come razzista. La curva viola recentemente ha esposto striscioni contro Scirea che è morto vent'anni fa. Pensare sempre che il problema sia altrui non serve a nulla. Con un problema che va sottolineato: questa è gente che ha un potere nei confronti delle società. Non è una giustificazione ma fa parte dell'equazione. Non è pensabile che una società faccia azioni che mettono a rischio il bilancio e gli investimenti».

Ma per il presidente del CSI la strada non può essere quella repressiva. «Spesso sento dire che la strada potrebbe essere quella durissima messa in atto da Margaret Thatcher in Inghilterra. Una repressione anche pensate e qualche volta violenta. Così però ci andrebbero di mezzo anche persone per bene che non c'entrano nulla. La strada per me deve essere quella educativa e culturale. Mi rifiuto di credere che si debba arrivare alla chiusura degli stadi e all'auto esclusione delle squadre italiane dalle competizioni europee. Dobbiamo provare a fare quadrato, fare sistema, superare le divisioni campanilistiche e utilitaristiche e ragionare da comparto».


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