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La disciplina? È amore per se stessi

È una delle risposte che due ex campioni del Milan, Serginho e Cristian Brocchi, hanno dato alle decine di domande degli allievi del liceo Bottoni di Milano. Un incontro in cui l’esperienza agonistica è stata racconta partendo dai valori che l’hanno resa possibile. Valori che valgono ogni giorno anche sui banchi

di Giuseppe Frangi

Prosegue il percorso che Fondazione Milan ha progettato con Vita per proporre incontri nelle scuole milanesi, tra ragazzi e campioni. L’intento del progetto è quello di far venire a galla valori che lo sport veicola e porli all’attenzione degli studenti attraverso la testimonianza di persone che oggi rivestono ruoli da protagonisti nel mondo del calcio. Rispetto delle regole, spirito di sacrificio, importanza del concepirsi squadra, disciplina, apertura a culture e identità diverse: sono questi i temi che vengono portati ogni volta al centro di una discussione che vede i ragazzi in un ruolo protagonistico, con la serie di domande che sintetizzano le riflessioni fatte in classe. Il ciclo si appresta al quarto appuntamento (lunedì 18 scuola Media De Andreis).

Nell’ultimo, tenuto al Liceo Bottoni, periferia nord ovest della città, davanti ad un platea dei ragazzi del primo anno si sono presentati due campioni della stagione d’oro del Milan, oggi sempre impegnati nel mondo del calcio: Sérgio Cláudio dos Santos, detto Serginho e Cristian Brocchi. Il primo è procuratore, il secondo allenatore. Mettendo al centro il tema delle regole, gli incontri rispettano una regola: quella di lasciar da parte i toni da “tifoseria”. Una regola che i ragazzi rispettano ogni volta con grande correttezza: ed è un segno di quanto i temi valoriali di cui si discute stiano davvero loro a cuore.

Nell’incontro al liceo Bottoni è stato Serginho a rompere il ghiaccio raccontando i suoi inizi, in Brasile; nato in una famiglia povera, aveva dovuto convincere il padre della sua scelta per il pallone. Il giocatore ha ricordato anche quegli allenamenti duri da ragazzo, resi ancora più duri a volte dalla mancanza di cibo. Da qui il ricordo di una persona anziana, che vedendo tanta dedizione allo sport, gli procurava sottobanco, di tanto in tanto, dei panini.

Cristian Brocchi da parte sua ha insistito molto sulla serietà nei confronti di sé stessi: «Prima di scendere in campo mi guardavo allo specchio e mi chiedevo se avevo fatto tutto per farmi trovare pronto. Era un momento di sincerità necessario». È sempre Brocchi a rovesciare il concetto di disciplina, che è qualcosa di più che non il rispetto di regole e di obblighi. «È amore verso noi stessi», ha detto l’attuale allenatore del Monza. «Fa crescere e fa essere migliori: siamo noi i primi a guadagnarne, anche al di là degli esiti sportivi. Vale per tutti. Potreste farlo anche voi ogni mattina, per verificare se avete preso sul serio il compito che vi aspetta nella giornata».

Tante domande dei ragazzi hanno toccato il tema dei conflitti che inevitabilmente accadono all’interno di una squadra. Serginho ha risposto insistendo sul fattore del leader morale: ogni squadra ne ha uno, che non è per forza il più bravo sul campo. «Nel Milan dei miei anni era senz’altro Rino Gattuso. Uno che era punto di riferimento per tutti, per la serietà e dedizione con cui ha vestito la maglia». Brocchi ha spiegato che i conflitti si superano se da squadra si diventa gruppo. «Squadra è una somma di individui; gruppo è invece un insieme di persone unite in un obiettivo. In un gruppo la tensione all’obiettivo mette in secondo piano i punti di vista che generano conflitti».


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