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Politica & Istituzioni

Un Governo bizzarro, dopo tre mesi ancora in sospeso le deleghe ai sottosegretari

Il governo si sta mostrando particolarmente e penosamente incapace di definire la ripartizione tra i partiti della maggioranza delle competenze dei viceministri e sottosegretari, che procedono con un tacito consenso, ma anche con dissidi difficilmente conciliabili, in una “spontanea” ripartizione di competenze mai formalmente delegate. Agli Esteri ma anche al ministero del Lavoro e Politiche sociali

di Nino Sergi

Il ministro si avvale nella propria attività di indirizzo politico della collaborazione dei viceministri e sottosegretari ai quali può delegare alcune competenze.

Nel nostro sistema la facoltà di delega del ministro è libera e discrezionale e la macchina ministeriale può comunque funzionare. Strano ordinamento, il nostro. Nella pratica però, con la complessità delle politiche – sia interne che nelle loro connessioni internazionali – che richiedono attenzione continua, approfondimenti, ascolto e valutazione delle istanze, contatti, coordinamenti, ricerca di soluzioni durature, correzioni, migliorie, innovazioni e quant’altro, è folle e presuntuoso che non si deleghi ai viceministri e sottosegretari, con decreto ministeriale, il coordinamento politico di precise materie.

In ogni caso, è sempre il ministro che mantiene “la responsabilità politica e i poteri di indirizzo politico” e ai viceministri e sottosegretari la delega conferisce il potere di esercitare una competenza entro i limiti delle direttive del ministro delegante che può anche ritirare tale potere o una sua parte.

L’attuale governo si sta mostrando particolarmente e penosamente incapace di definire la ripartizione tra i partiti della maggioranza delle competenze dei viceministri e sottosegretari, che procedono con un tacito consenso, ma anche con dissidi difficilmente conciliabili, in una “spontanea” ripartizione di competenze mai formalmente delegate.

Agli Esteri la situazione è seria, sia per l’attribuzione alla Farnesina delle competenze in materia di commercio internazionale e di internazionalizzazione del sistema paese, prima a ministero dello sviluppo economico, sia per l’esercizio dei poteri conferiti al ministro che, in alcune occasioni, continuano a fare capo ai suoi uffici in assenza di formali deleghe, con gravi conseguenze per il funzionamento della macchina burocratica, comprese le grandi decisioni per la cooperazione internazionale per lo sviluppo.

Lo stesso vale per gli altri ministeri. Anche solo limitandoci a considerare il terzo settore e la riforma legislativa che richiede ancora vari decreti attuativi, l’assenza di delega formale non fa altro che aumentare i ritardi già accumulati.

E’ ora che i partiti della maggioranza si mettano d’accordo e che i ministri formalizzino le deleghe ai propri viceministri e sottosegretari. Anche per i cittadini e le loro organizzazioni sarebbe una ventata di chiarezza.


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