Comitato editoriale

Anna dei Miracoli, ovvero della difficile comunicazione tra genitori e figli

Debutta questa sera al teatro La Nuova Fenice di Osimo la pièce teatrale Anna dei Miracoli, prodotto dal Teatro Franco Parenti per la Lega del Filo d’Oro. Al centro, la storia di Helen Keller che - come l'italiana Sabina Santilli, fondatrice della "Lega" - perse vista e udito da bambina ma nonostante ciò riuscì a comunicare con il mondo e a diventare protagonista della propria vita

di Sara De Carli

Debutta questa sera al teatro La Nuova Fenice di Osimo la pièce teatrale Anna dei Miracoli, prodotto dal Teatro Franco Parenti per la Lega del Filo d’Oro. L’opera (con Mascia Musy e Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi​, regia di Emanuela Giordano) è ispirata alla storia vera di Helen Keller, divenuta sordocieca attorno ai due anni di età, grazie all’intervento della sua insegnante Anne Sullivan riuscirà ad imparare a parlare, leggere, studiare e avere una vita autonoma. La vicenda è la stessa già resa famosa dal film The Miracle Worker del 1962, ma questa nuova Anna dei Miracoli – «liberata dalle trine e dai merletti dell’epoca che si trovano nel potente testo di Gibson», come dice la regista Emanuela Giordano – ha scelto un’ambientazione senza tempo e focalizzata su soli quattro personaggi: Anna, Helen e i suoi genitori. In questo modo ci porta con sferzante attualità a confrontarci con due temi universali: da un lato cosa succede quando in una famiglia arriva il figlio “diverso”, quello che si pensa possa nascere solo in casa d’altri, dall’altro quello della comunicazione, che ci rende liberi ed è il primo passo per l’autonomia.

«Anna dei miracoli è una storia vera e racconta in modo emblematico la storia di tutte quelle famiglie che arrivano da noi dopo essersi sentite dire tante volte che non c’era nulla da fare con i loro figli, del loro senso iniziale di sconfitta e di impotenza e di quella fiducia che ripongono nella Lega del Filo d’Oro che passo, passo oltre ad assistere i figli, dà un supporto e un metodo anche alle famiglie per gestire e comunicare con i propri ragazzi», afferma Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro. Sabina Santilli, la fondatrice della Lega del Filo d’Oro, ha una biografia per molti tratti analoga: è la Helen Keller italiana, meno famosa. Diventò sordocieca a 7 anni a causa di una meningite, imparò il Braille e il Malossi, 5 lingue e riuscì ad essere indipendente in ogni attività quotidiana: con la sua caparbia lungimiranza riuscì ad accendere un faro su quelli che allora erano «i grandi sconosciuti», creando un’associazione non tanto e non solo “per” i sordociechi, ma “dei” sordociechi. Dal 1964 la Lega del Filo d’Oro in Italia è il punto di riferimento per chi non vede e non sente e per le loro famiglie, spinta dalla certezza che nessuna condizione è così grave da non poter migliorare con un’educazione adeguata.

La prima ad innamorarsi di Anna dei Miracoli è stata Mascia Musy, che in scena da questa sera sarà Anne Sullivan: «Avevo sentito parlare del film, ma quando – per caso – mi è capitato di leggere il testo di William Gibson l’ho trovato straordinario, perché racconta una grandissima storia d’amore, lo sento come l’amore più grande possibile, di chi si prende cura del più debole.. Ho bloccato i diritti e ho cercato persone con cui realizzarlo. Il primo vero passo è stato quello con la Lega del Filo d’Oro, ho pensato che era un’occasione importante non solo dal punto di vista teatrale – è una storia bella, con bellissimi ruoli – ma un’occasione sociale. Coinvolgere chi fa questo tutti i giorni era importante, faceva di questa operazione un evento diverso, un incontro fra teatro e solidarietà, con questo valore aggiunto, di convegni dibattiti, incontri, raccolta fondi…», ricorda. L’attrice così è salita su un treno ed è andata a Osimo: «quelle poche ore passate con loro prima di metterci a ragionare su progetto teatrale mi sono veramente rimaste impresse. Sono situazioni che se non le vedi non le puoi capire, mi sono convinta ancora di più che la strada era quella giusta e che lì c’erano persone che avevano molto da insegnare. Il teatro diventava un’occasione per raccontare anche come ci si può relazionare con chi non vede, non sente, apparentemente non ha modo di comunicare. E la gioia che si può provare a mettersi in contato con loro». È quello che fanno i professionisti della Lega del Filo d’Oro: come Anne Sullivan con Helen cercano la strada per entrare in contatto con chi sembra (ma in realtà non è mai) impossibile da raggiungere. «Abbiamo trascorso qualche giorno insieme alle persone ospitate a Osimo… Si è capito che lì i genitori arrivano con tante persone che gli hanno detto che i loro figli sono come una cassaforte vuota, mentre le persone straordinarie che lavorano alla Lega del Filo rimettono in discussione questo “nulla” e cominciano a lavorare affinché si possa aprire la cassaforte e scoprire cosa c’è entro. A volte c’è un tesoro», afferma Musy.

Emanuela Giordano, la regista, mette l’accento sulla modernità del testo nell’affrontare i ruoli paterno e materno, la solitudine e l’incapacità dinanzi alle contraddizioni familiari «perché ciascuno di noi non nasce imparato». Una delle scene più forti – anticipa – è quella in cui Anne quasi “investe” i genitori di Helen e la loro borghese soddisfazione per i progressi fatti dalla figlia: «sembra quasi normale», dicono loro. «E questo vi basta?», chiede lei. «Per Anna l’educazione non è il semplice “comportarsi a modo”, bensì il grimaldello per schiudere quel mondo che chi non vede e non sente ha dentro di sé, come un tesoro chiuso in uno scrigno», sottolinea Giordano. E poi c’è «quell’amore confuso, che rende Helen fortemente despota perché non le sono state regole, i genitori agiscono con un’arrendevolezza pietosa che la rende quasi una selvaggia, la madre ammetterà la verità, “noi abbiamo paura di lei”: lo ritroviamo nelle famiglie tout court, nella difficoltà a fare uscire i figli dall’adolescenza in modo sano, consapevole, con confini che i figli magari scavalcano… ma sapendo che quello era un confine».

Nel ruolo di Helen c’è Anna Mallamaci, «bravissima, durante le prove ha ficcato un dito nell’occhio alla madre…», racconta Giordano. «Alla Lega del Filo d’Oro ha provato a mangiare bendata, è riuscita a percepire cosa significhi vivere con odorato e tatto, con le vibrazioni… L’idea è di non essere troppo precisa nel movimento, come nella scrittura così anche nei gesti ognuno fa una interpretazione, l’importante è il contatto fra la testa e la pancia, non ci deve essere mai solo pancia e mai solo testa, abbiamo lavorato molto sul fatto che tutto sta nel momento in cui si fa ed è difficile per per un’attrice lavorare sull’onestà e su una concretezza spoglia, priva di svolazzi e di enfasi. La sfida sarà non perdere questa cosa strada facendo».

Lo spettacolo sarà in scena per la prima volta al Teatro La Nuova Fenice di Osimo, dove la Lega del Filo d’Oro ha la sua sede nazionale, il 23 novembre e in replica il giorno seguente. Proseguirà la tournee il 13 dicembre al Teatro Auditorium di Rho (MI), 14 e 15 dicembre al Teatro Due S. Grande di Parma, dal 17 al 22 dicembre al Teatro Biondo di Palermo, il 4 e il 5 gennaio al Teatro Pirandello di Agrigento, dal 9 al 12 gennaio al Teatro Duse di Genova, il 15 gennaio all’Auditorium S. Chiara di Trento, il 16 gennaio al Teatro Comunale di Tione, il 18 gennaio al Teatro Goldoni di Corinaldo (AN), il 19 gennaio al Teatro dei Marsi di Avezzano, il 23 gennaio al Teatro il Maggiore di Verbania, il 24 gennaio al Teatro G. Pasta di Saronno, il 26 gennaio al Teatro Comunale Mercato di San Severino. Il sito www.legadelfilodoro.it darà notizia dei teatri che ospiteranno la pièce e delle iniziative di sensibilizzazione che la affiancheranno.