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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gli attivisti di #Cipassalafame sono tornati a digiunare, ogni 28 del mese

“L’Europa deve tornare a salvare vite in mare” - sciopero della fame internazionale il 28 di ogni mese. Per chiedere il ripristino delle operazioni di soccorso nel Mediterraneo e l’annullamento degli accordi Italia-Libia

di Redazione

“Guardaci. Siamo sporchi, puzziamo. Ogni giorno ci danno mezzo panino, è tutto. Da quando sono arrivato nel campo non mi sono mai fatto una doccia perché l’acqua non scorre. Quando vai in bagno non puoi tirare l’acqua, c’è un odore terribile. Non ho vestiti, indosso ancora gli stessi che avevo quando mi hanno catturato in mare, due settimane fa. Sono senza scarpe. Ci picchiano, mi fa male dappertutto. Le condizioni sono pessime. La gente qua impazzisce, lo sai? In nome di Dio, fate qualcosa per noi, rapidamente.“

Mohamed, Ghanese di 35 anni, “salvato” in mare dalla Guardia Costiera libica e riportato nel centro di detenzione ufficiale di Trik al Sikka

Uno sciopero della fame perché nel Mediterraneo si continua a morire: negli ultimi giorni sono avvenuti almeno tre naufragi e più di settecento persone hanno provato a lasciare la Libia. Quando ci sono le navi, come la Ocean Viking di Sos Meditérranée e Medici senza frontiere, quando c’è la Guardia Costiera, non passa giorno senza che venga intercettata una richiesta di aiuto. Uno studio l’ha confermato: non sono le navi a incentivare le partenze, sono le navi a salvare, ed evitare tragiche morti.

In più, si continua a morire nei campi europei, ultimo un bambino di nove mesi a Lesbos, come denuncia MSF. Ma non solo. Gli accordi con Libia, riconfermati dall’Italia, legittimano e finanziano la Guardia Costiera libica perché riporti Mohamed e le migliaia di uomini, donne e bambini come lui nei campi di prigionia, quei campi in cui, secondo il rapporto ONU del 2018, avvengono “inimmaginabili orrori”: compravendite di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo, perpetrati da funzionari pubblici e da miliziani che fanno parte di gruppi armati.

“È inaccettabile che il senso d'impotenza che sentiamo ci porti all'assuefazione e all'indifferenza”, scrivono gli attivisti.

Migliaia di cittadini da tutto il mondo hanno aderito al primo sciopero, il 28 gennaio di quest’anno, a quello del 28 giugno e sono pronti a ripeterlo ogni mese.

Ancora una volta attraverso il digiuno vogliamo testimoniare che tutto questo succede ancora quotidianamente, con il nostro avallo, a pochi chilometri da noi. Vogliamo comunicare la nostra ferma contrarietà alle politiche migratorie messe in atto dai governi Europei e testimoniare che un’alternativa esiste”, scrivono gli attivisti dietro l’iniziativa #Cipassalafame.

Ecco cosa chiedono:

  • L’annullamento immediato del memorandum del 2017 tra Italia e Libia e dei precedenti accordi. Stop al finanziamento delle autorità libiche nella gestione e controllo dei flussi migratori;
  • Il ripristino di una missione europea di soccorsi in mare. L'omissione di soccorso è un crimine di cui i governi europei non devono più macchiarsi;
  • La creazione di nuovi canali di accesso regolari e rafforzamento di quelli esistenti.
  • Approvazione della proposta di legge popolare, promossa dalla campagna "Ero Straniero. L'umanità che fa bene" per superare la legge Bossi-Fini.

Per aderire basta compilare il form di partecipazione qui e condividere la propria partecipazione sui social, per diffondere l’iniziativa e le richieste con l’hashtag #cipassalafame.

Sul canale Instagram le foto delle precedenti iniziative: https://www.instagram.com/cipassalafame/

Informazioni:cipassalafame@gmail.com


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