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Cooperazione & Relazioni internazionali

Contrastare Hiv e Aids puntando sulle comunità locali

Secondo i dati dell’Oms 37,9 milioni di persone nel mondo vivono con l’Hiv e 1,7 milioni hanno contratto il virus solo nel 2018. In occasione del 1 dicembre Medici senza frontiere pubblica un nuovo rapporto. In Africa Cuamm e Comunità di Sant’Egidio portano avanti programmi rivolti ai giovani e ai territori. Anche in Italia non si deve abbassare la guarda: le campagne di sensibilizzazione di Cri e Lila

di Antonietta Nembri

Centinaia di migliaia di persone al mondo continuano a morire di infezione da Hiv a uno stadio clinico avanzato, più noto come Aids, perché molti Paesi sono ancora impreparati a diagnosticare e curare le persone che soffrono delle conseguenze di questa malattia. Questa è la fotografia scattata dal nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (Msf), “Non c’è tempo da perdere”, pubblicato in occasione della giornata mondiale di lotta contro l’Aids (in allegato in inglese). Nel mondo, del resto, 37,9 milioni di persone vivono con l’Hiv e 1,7 milioni hanno contratto il virus solo nel 2018, stando ai dati Oms.
Il rapporto “Non c’è tempo da perdere” affronta la situazione in 15 Paesi in Africa e Asia, analizzando le politiche sanitarie, le relative implementazioni e i finanziamenti stanziati per combattere l’Hiv avanzato che nel 2018 ha ucciso 770mila persone, di cui 100mila bambini, in tutto il mondo.

Le linee guida dell’Oms (stabilite sin dal 2017) raccomandano l’utilizzo di test rapidi di facile impiego per valutare lo stato del sistema immunitario dei pazienti (test per il conteggio delle cellule CD4) e diagnosticare le infezioni opportunistiche più comuni e letali causate dall’Aids, come la tubercolosi (TB-lam test delle urine) e la meningite pneumococcica (CrAg test). Tuttavia Msf ha riscontrato che i test rapidi non sono quasi mai reperibili a livello comunitario, nonostante la diagnosi precoce possa salvare molte vite.

«L’obiettivo di contenere i decessi per Aids al di sotto di 500mila persone entro il 2020 non sarà raggiunto senza un’azione decisiva per migliorare l’adesione alla terapia e contro le interruzioni del trattamento che determinano un’alta mortalità», dichiara il dottor Ruggero Giuliani, vicepresidente di Msf e infettivologo. «In passato abbiamo visto che i pazienti gravemente malati erano quelli inconsapevoli di essere sieropositivi. Oggi vediamo un numero sempre maggiore di persone che è stato trattato in un primo momento ma che ha successivamente interrotto la cura, ammalandosi in maniera grave e altri per cui la cura non è più efficace».

L’obiettivo globale di Unaids “90-90-90” (il 90% delle persone affette da HIV sono a conoscenza del loro stato di salute, il 90% delle persone diagnosticate ha ricevuto la terapia antiretrovirale e il 90% delle persone sotto trattamento ha ottenuto la soppressione della carica virale) presuppone una successione lineare per gradi successivi ma la realtà è ben diversa e spesso per molte persone si tratta di affrontare un modello circolare in cui devono ripetere il test e ricominciare il trattamento daccapo. «Non metteremo fine alle conseguenze devastanti dell’Hiv scavando più tombe, ma facendo tutto il possibile per mantenere le persone sane, indipendentemente da dove vivano e da quali siano le loro condizioni di vita», conclude Giuliani di Msf. «Devono essere supportati a livello psicologico e sanitario il più vicino possibile al luogo in cui vivono».

In occasione della Giornata Internazionale contro l’Aids anche Medici con l’Africa Cuamm richiama l’attenzione sul problema in Africa e si unisce all’Organizzazione Mondiale della Sanità nel promuovere il ruolo decisivo delle comunità locali per combattere l’Hiv/Aids, come dimostrano le esperienze positive dei progetti che Cuamm porta avanti sul campo. La chiave sta nel coinvolgere le comunità: gli attivisti sieropositivi, le autorità di villaggio, operatori di salute comunitari. Questo approccio ha permesso nel 2018 a Medici con l’Africa Cuamm di testare per HIV 190.500 persone e seguire nel trattamento 12.912 pazienti sieropositivi, anche in villaggi sperduti e normalmente difficili da raggiungere.

Da 18 anni la sfida di Dream, il programma della Comunità di Sant’Egidio è quella di salvare il futuro dell’Africa combattendo la principale causa di morte tra gli adolescenti del Continente: il virus dell’Hiv. E lo fa offrendo accesso gratuito alle cure in 11 Paesi africani, con 49 centri di salute e 25 laboratori di biologia molecolare.
Nel 2016, il 73% dei nuovi casi di Hiv tra adolescenti era localizzato in Africa. E si stima che da qui al 2030 ci saranno altri 740mila giovani che contrarranno il virus. Ad oggi la metà delle ragazze e dei ragazzi sieropositivi è concentrata in sei nazioni. Cinque di queste appartengono allo stesso continente: Sud Africa, Nigeria, Kenya, Mozambico e Tanzania. Particolarmente seria la situazione nell’Africa orientale. Ed è proprio da qui che parte il lavoro di Dream. Sono quasi 6mila gli adolescenti attualmente in terapia nei centri di salute del programma della Comunità di Sant’Egidio. La metà di questi si trova in Mozambico, più di 1000 in Malawi e oltre 800 in Kenya.

Combattere l’Aids tra gli adolescenti significa, spesso, agire prima che questi vengano messi al mondo. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, infatti, contrae il virus per via perinatale, mentre il resto si infetta attraverso il sesso non protetto. Dal 2002 ad oggi, Dream ha fatto sì che 100mila bambini di madri sieropositive nascessero senza contrarre l’HIV, offrendo alle donne incinte un servizio gratuito e di qualità per prevenire la trasmissione del virus ai figli.
E sono proprio queste stesse giovani donne uno dei gruppi più vulnerabili all’Hiv. Ragazze che spesso vivono in condizioni di povertà o subiscono violenza e non hanno la possibilità di proteggersi dall’Hiv. La disuguaglianza di genere nell’educazione e le norme restrittive sono inoltre direttamente collegate ad un più basso accesso ai servizi per la salute sessuale, incluso il test e trattamento Hiv. In supporto ai sistemi sanitari nazionali, Dream, attraverso i centri di salute, non si limita alla distribuzione dei farmaci, ma forma il personale locale e offre ai pazienti servizi di consulenza, prevenzione e test. Fondamentale, soprattutto per gli adolescenti, l’attività di sensibilizzazione sulle tematiche legate alla salute e alla cura. Queste attività sono svolte da expert client, persone malate, spesso donne, che hanno beneficiato dei servizi offerti dai centri di salute di Sant’Egidio e che sono poi diventate divulgatrici, veri e propri punti di riferimento in grado di dare ai giovani le informazioni necessarie per accedere alle cure o, prima ancora, per fare un test.

Ogni centro di salute Dream ha un responsabile dei servizi indirizzati ai giovani. L’idea alla base dei programmi per gli adolescenti è quella di mantenere con loro un filo diretto attraverso appuntamenti fissi focalizzati sulle loro specifiche necessità. Inoltre, durante le giornate di apertura per i giovani, alcuni expert client e infermieri creano gruppi di supporto per persone con HIV tra i 10 e i 19 anni. Gli incontri permettono ai giovani di aprirsi, li aiutano a parlare del proprio status, del trattamento antiretrovirale, dello stigma, dei diritti delle persone con HIV, di salute sessuale.
«Attorno ai centri Dream esistono movimenti di adolescenti che hanno superato la fase dello stigma e s’impegnano a parlare dell’HIV con i coetanei sani, nelle scuole e nei luoghi di ritrovo. Sono movimenti di adolescenti costretti dalla malattia ad una maturità interiore precoce, che grazie alle cure e all’inclusione del gruppo ritrovano sicurezza e speranza. Il loro contributo all’abbattimento dello stigma da Hiv tra i giovani è inestimabile», conclude Paola Germano, direttrice di Dream.

La diagnosi precoce della malattia è fondamentale. Eppure ancora oggi, circa un terzo delle persone che hanno contratto l’Hiv non ne è a conoscenza. L’Italia è al tredicesimo posto in Europa per nuove diagnosi e l’85,6% delle nuove infezioni sono attribuibili a rapporti sessuali non protetti.
Domenica 1 dicembre, la Croce Rossa Italiana scende nelle strade, da Milano a Roma e Napoli, per parlare con i cittadini, fare prevenzione, eseguire test rapidi e sensibilizzare soprattutto i giovani ai corretti stili di vita.

Dopo il successo dell’anno scorso con oltre 2mila test eseguiti in tutta Italia, la campagna “Meet, Test & Treat” torna nelle piazze, nei luoghi della movida ma anche nei penitenziari e nelle zone frequentate da sex workers, per offrire a tutti la possibilità di effettuare test di screening gratuiti, anonimi per Hiv e Sifilide attraverso il prelievo capillare con risultati in soli 10 minuti. Esami che saranno effettuati da una équipe di medici e volontari opportunamente formati.

I Giovani volontari della Croce Rossa, inoltre, si ritroveranno nei luoghi di aggregazione: nelle scuole, nelle piazze, nei locali e discoteche con la Campagna “Ama bene, ama sano” per sensibilizzare i loro coetanei sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Grazie alla partnership con l’azienda LifeStyles Europe SAS quest'anno saranno distribuiti oltre 130mila preservativi Akuel® insieme a materiale informativo sui comportamenti sessuali corretti. «È una tappa importante della strategia di prevenzione e cura delle malattie sessualmente trasmissibili che la Croce Rossa Italiana sta portando avanti da anni, grazie anche al contributo dei nostri Giovani Cri e di Villa Maraini, Agenzia nazionale per le tossicodipendenze della Cri», spiega il presidente Francesco Rocca. «Vogliamo coinvolgere le persone in quel processo di sensibilizzazione che portiamo avanti ogni giorno. Desideriamo rendere tutti sempre più consapevoli e soprattutto i giovani, sul fatto che lo stile di vita è un fattore chiave per la propria salute».

Sempre in occasione della Giornata Mondiale contro, FlixBus, operativo in oltre 500 città italiane, si allea con Lila, la Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, per sensibilizzare i passeggeri sul tema della prevenzione dell’infezione da Hiv.
In linea con l’attenzione che da sempre rivolge alla popolazione giovanile – fascia in cui l’incidenza di diagnosi da Hiv è più elevata (nel 2017 l’incidenza maggiore di infezione da Hiv è nella fascia di età 25-29 anni – fonte: Istituto Superiore di Sanità) – FlixBus ha deciso di supportare l’opera di sensibilizzazione della Lila tramite la distribuzione, nella giornata di domenica, di preservativi e opuscoli informativi ai passeggeri in partenza da tre grandi stazioni italiane.
L’attività congiunta toccherà tre delle maggiori stazioni del Paese: quelle di Milano Centrale, Bologna Centrale e Napoli Centrale.
Grazie agli opuscoli resi disponibili da Lila e distribuiti da FlixBus congiuntamente ai preservativi, i passeggeri potranno ottenere informazioni sulle modalità di trasmissione del virus e su come prevenire il contagio, imparando a riconoscere i comportamenti a rischio e acquisendo le nozioni fondamentali del «Safer Sex» (sesso più sicuro).


In apertura l'immagine scelta da Unaids per la giornata mondiale 2019


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