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Cisl: a Bergamo oltre 11mila i lavoratori affetti da gioco problematico

Una proiezione dell’Osservatorio Cisl Bergamo sui dati Ats riferiti al gioco patologico individua in oltre 11mila il numero dei lavoratori affetti da addiction. Una "cifra nera" preoccupante, perché solo poche centinaia chiedono aiuto

di Redazione

Una proiezione dell’Osservatorio Cisl Bergamo sui dati Ats riferiti al gioco patologico fissa a oltre 11mila il numero dei lavoratori dipendenti affetti da gioco problematico (su un totale di giocatori bergamaschi ritenuti a rischio forte o patologico, di oltre 80.000 persone).

Quasi 30 mila lavoratori (il 5.9% del totale della forza lavoro in provincia) sarebbero affetti da un “rischio moderato”. Di questi, però, “solo” 252 hanno deciso, per vari motivi, di farsi seguire dall’equipe di un Ser.D o di uno Smi, rispettivamente i servizi pubblico e privato di cura e assistenza alle dipendenze. Il “grosso” del giocato finisce nelle VideoSlot (quasi la metà del totale), ma è ancora alta la percentuale anche del gioco d’azzardo con le carte (16%).

Il giocatore “dipendente” (sia dal gioco che dal lavoro) è generalmente di sesso maschile, con uno stile di vita poco salutare che include l’abuso di alcol, fumo e sostanze stupefacenti.
Caratteristiche peculiari del giocatore problematico sono un’elevata sensibilità alla noia e la ricerca di sensazioni appaganti, anche con un’alta propensione al rischio personale. Nei casi più problematici è possibile riscontrare anche estraneità al mondo che lo circonda, impulsività, incapacità di esprimere e percepire emozioni. Tutte queste condizioni, riportate sul luogo di lavoro compongono requisiti, e soprattutto limitazioni importanti, niente affatto scollegati nemmeno alla piaga degli infortuni.

“La Cisl da tempo sta studiando percorsi e strumenti per poter intervenire sulla piaga del gioco all’interno dei luoghi di lavoro – dice Candida Sonzogni, segretaria Cisl Bergamo -. L’azzardo patologico, o anche solo gli step meno gravi, costituiscono un fattore di rischio non sottovalutabile proprio nell’economia del lavoro, oltre che un problema sociale di importanza straordinaria”.

“Cerchiamo di arrivare a un raccordo diretto con il dipartimento della prevenzioni di Ats – aggiunge – e a un progetto finalizzato ad aumentare la consapevolezza e la sensibilità da parte di delegate, delegati, operatrici ed operatori. Con un’opportuna formazione, vorremmo arrivare con le nostre categorie all’apertura di sportelli virtuali dove i lavoratori potranno cercare aiuto, e dove i colleghi potrebbero iniziare a segnalare comportamenti “preoccupanti”.


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