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Fedez e il sospetto di sclerosi multipla

Il noto rapper ha raccontato in un'intervista che una risonanza magnetica ha colto una demielinizzazione. «Questa cosa può essere, come no, che si può tramutare in sclerosi. Questo è stato il motivo per me di iniziare un percorso per migliorare e soprattutto per scegliere le mie battaglie. Se dovesse succedermi una cosa così, io ad oggi per cosa ho combattuto?», ha detto. Il presidente di Fism, chiarisce cosa sono la RIS e la CIS

di Redazione

«Nell’ultimo anno e mezzo è successo un evento importante, difficile, che mi ha fatto capire delle priorità. Durante una risonanza magnetica mi è stata trovata una cosa chiamata demielinizzazione nella testa, che è una piccola cicatrice bianca. Sono dovuto stare sotto controllo perché clinicamente si dice che quello che mi hanno riscontrato è una 'sindrome radiologicamente verificata', ovvero la demielinizzazione è quello che avviene quando hai la sclerosi multipla». Così Fedez, il noto rapper, si è confidato con Peter Gomez nel programma “La Confessione”. Già a giugno Fedez su Instagram aveva scritto: «Credetemi quando vi dico che i soldi non potranno mai essere la panacea di tutti i vostri mali. Mesi fa durante una visita di controllo mi è stata riscontrata 'una piccola anomalia' che avrebbe potuto preannunciare un male più grande, di quelli con cui ci devi convivere tutta la vita purtroppo (è tutto sotto controllo)». Oggi ha spiegato di cosa si tratta: «Ti trovano questa cosa e ti dicono che devi stare sotto controllo perché questa cosa può essere, come no, che si può tramutare in sclerosi. Questo è stato il motivo per me di iniziare un percorso per migliorare e soprattutto per scegliere le mie battaglie, cioè dire oggi se dovesse succedermi una cosa così, io ad oggi per cosa ho combattuto?».

La trasmissione è andata in onda giovedì sera, ma già nel pomeriggio le agenzie avevano anticipato la notizia. Moltissime persone così hanno cercato sul sito di AISM-Associazione Italiana Sclerosi Multipla informazioni sulla malattia, sulle forme di patologia RIS e CIS e in che rapporto esse siano con la sclerosi multipla.

Ecco quindi che Mario Alberto Battaglia, presidente di FISM, la fondazione collegata ad AISM, ha messo nero su bianco alcune informazioni sulla malattia.

  1. Per arrivare a una diagnosi di sclerosi multipla bisogna riscontrare una serie di sintomi neurologici, in rapporto ai quali vanno effettuati diversi accertamenti e analisi, che possono confermare o meno l'ipotesi. «Al momento non è disponibile un singolo test in grado di confermare in maniera certa e indiscutibile la diagnosi di sclerosi multipla: è l'insieme dei risultati e un'osservazione clinica prolungata a permettere di confermare o escludere la presenza della SM».
  2. Ci sono diverse forme di malattia. «Soprattutto all’inizio possono esistere delle forme chiamate RIS, “sindrome radiologicamente isolata”, dove c’è una lesione radiologica vista alla risonanza magnetica, che non dà nessuna conseguenza dal punto di vista clinico e potrebbe non diventare mai sclerosi multipla», spiega Mario Alberto Battaglia. Possono esserci delle forme “clinicamente isolate”, le cosiddette CIS, dove magari c’è un sintomo clinico, ma che non necessariamente evolve in sclerosi multipla conclamata. In tutte le forme è necessario affrontare correttamente la diagnosi con un neurologo e poi, se serve, decidere insieme di intraprendere una terapia per non permettere l’evoluzione della malattia».
  3. La sclerosi multipla «è una grave malattia, ma è anche la malattia per la quale la scienza ha compiuto veri passi da gigante in questi ultimi 20 vent’anni. È una malattia che oggi non deve fare più paura perché la si può affrontare grazie alla rete di assistenza, alla rete sociale, ai farmaci. Oggi la rete dei Centri clinici e l’associazione delle persone con SM, l’AISM, danno a tutti la possibilità di vivere la propria vita oltre la sclerosi multipla. Soprattutto – conclude Battaglia – è possibile vivere la propria vita oltre la sclerosi multipla per i giovani che oggi ricevono questo tipo di diagnosi, perché non raggiungeranno probabilmente mai i livelli seri di disabilità che vent’anni fa colpivano chi la aveva».

Foto © Remo Casilli/Sintesi