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Rapporto Censis, Rossini: «La mobilità sociale è bloccata»

Secondo il presidente nazionale delle Acli i dati del 53esimo Rapporto Censis confermano la ricerca presentata dall’associazione nell’incontro nazionale di studi 2019: «Siamo un Paese in cui, nel migliore dei casi, resti quello che nasci». Nel decennio 2008-2017 i saldi con l’estero di giovani under 35 con titoli di studio medio-alti sono negativi

di Redazione

«I dati resi noti oggi dal 53esimo Rapporto Censis sul blocco della mobilità sociale in Italia confermano la nostra ricerca presentata nell’Incontro nazionale di Studi 2019», ha dichiarato il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini

Il Censis ha rilevato anche che lo stato d’animo dominante del 65%è l’incertezza, mentre l’aumento dell'occupazione nel 2018 (+321mila occupati) e nei primi mesi del 2019 è un "bluff" che non produce reddito e crescita. Secondo il Censis il bilancio della recessione è di 867mila occupati a tempo pieno in meno e 1,2 milioni in più a tempo parziale. Il part time involontario riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani (+71,6% dal 2007). Dall'inizio della crisi al 2018, le retribuzioni del lavoro dipendente sono scese di oltre 1.000 euro ogni anno. I lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l'ora lordi sono 2,9 milioni.

Inoltre, nel 2017 il 31,1% degli emigrati italiani con almeno 25 anni era in possesso di un titolo di studio di livello universitario e il 53,7% aveva tra i 18 e i 39 anni. Tra il 2013 e il 2017 è aumentato non solo il numero di laureati trasferiti all'estero (+41,8%), ma anche quello dei diplomati (+32,9%). Tra il 2008 e il 2017 i saldi con l'estero di giovani 20-34enni con titoli di studio medio-alti sono negativi in tutte le regioni italiane.

Continua il presidente nazionale delle Acli: «Siamo un Paese in cui, nel migliore dei casi, resti quello che nasci. Si tratta di un campanello d’allarme che la politica non può ignorare perché in questo modo costringiamo i nostri giovani ad emigrare all’estero, dove ci sono più opportunità sia di riconoscimento delle singole professionalità sia di una crescita di carriera, con il rischio di perdere risorse fondamentali per il futuro del Paese. Riteniamo prioritario puntare sulla formazione professionale, ed è positivo in questo senso che sia stato riconfermato, nella prossima manovra fiscale, il finanziamento per la formazione duale, ma crediamo si debba fare di più per garantire delle reali opportunità ai giovani e anche ai lavoratori adulti, che si trovano sempre più spesso senza competenze aggiornate in un mondo del lavoro che sta cambiando rapidamente», conclude Rossini.

In apertura foto di StartupStockPhotos da Pixabay