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Media, Arte, Cultura

In difesa della banana

Ancora una volta Cattelan ha fatto parlare di sé tutti i media del mondo con un’installazione proposta nello stand di una delle più ricche fiere dell’arte del mondo. Lo ha fatto con quel suo stile da clown, capace di confondere il serio con il ridicolo. E se alla fine anche questa volta avesse vinto lui?

di Giuseppe Frangi

Maurizio Cattelan è uno di quegli artisti da prendere o lasciare. Il problema che anche a volerlo è difficile optare per il “lasciare”, come dimostra il fatto stesso che siamo qui parlare, come tanti, come quasi tutti, della sua ultima opera/trovata, presentata alla Fiera di Miami (dependance miliardaria della più importante fiera d’arte del mondo, ArtBasel).

E quando se ne parla lui ci ha già indotti a “prendere”, comunque la pensiamo. La banana attaccata al muro dello stand della Galleria Perrotin con un nastro adesivo argentato, è un’immagine che ha fatto il giro del mondo: ieri per eccesso di affollamento si era pensato di smobilitare la piccola installazione. Poi ci ha pensato un altro artista a sistemare le cose, mangiando la banana e mettendo provvisoriamente fine all’opera. In realtà l’installazione venduta in tre esemplari (più due prove d’artista) è andata sold out e quindi rivivrà nella casa di qualcuno dei tanti miliardari che il sistema della new economy ci ha regalato: status symbol del fighettismo globale dorato.

Ma prima di parlare di tutte le conseguenze che l’opera ha generato, è bene ragionare un momento sull’opera. Che molti, anche giustamente, fanno fatica a definir tale, ma che buona pace di tutti, “opera” resta. La banana (il cui titolo è “Comedian”, cioé “comico”) è opera costituita da due componenti. La prima è il suo autore, geniale nello scegliere tempi e modi di uscire allo scoperto e di inchiodare l’attenzione di tutti sulla sua ultima idea: nella banana attaccata al muro c’è la quintessenza di Cattelan, con la sua chimica indecifrabile e insieme bambinesca.

La seconda componente è la radicale semplicità dell’idea, grazie alla quale un qualcosa di assolutamente banale, un qualcosa senza significato, si trasfigura in icona capace di colpire il bersaglio dell’attenzione globale. In questo modo il processo che determina diventa il suo significato.

E qual è questo significato? Non vorremmo essere nei panni degli altri artisti protagonisti della grande giostra di Miami, perché la banana di Cattelan ha la vaga sembianza della grande risata che seppellirà quel mondo che l’ha accolta. Naturalmente lui non lo ammetterà mai, perché si tiene furbescamente fuori da ogni rissa. Ma è chiaro che la comicità dichiarata nel titolo, consiste anche nel veder che tutti sono stati affannosamente costretti ad inseguire. In fondo l’operazione di Cattelan nella sua natura clownesca, nasconde anche un aspetto ironicamente feroce, che non lascia scampo a chi tenta di fargli la morale.

Perché se il sistema dell’arte è questo, lui, volenti o nolenti, è quello che gioca meglio di tutti.


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