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Politica & Istituzioni

Dopo di noi, la relazione al Parlamento manca da due anni

Il drammatico caso di Orbassano, riporta l'attenzione sulla reale attuazione della legge sul dopo di noi, approvata nel giugno 2016. Di come quella legge sta funzionando, nessuno sa nulla. La relazione al Parlamento va inviata entro il giugno di ogni anno: dopo tre anni ne abbiamo una sola, quella pubblicata a dicembre 2017

di Sara De Carli

Abbiamo una legge sul Dopo di Noi dal giugno 2016. Ma di come quella legge stia funzionando, nessuno sa nulla. La relazione al Parlamento, secondo il testo della legge stessa, va inviata al Parlamento entro il mese di giugno di ogni anno: dopo tre anni ne abbiamo una sola, quella pubblicata a dicembre 2017, che di fatto dà conto del primo di attività, descrivendo lo stato di avanzamento della prima fase, quella in cui le Regioni definivano gli indirizzi di programmazione. «Al momento in cui si scrive, non è ancora possibile dar conto degli interventi concretamente realizzati a livello territoriale, che seguono la definizione degli indirizzi e della programmazione degli interventi, che saranno pertanto oggetto della seconda relazione», diceva il Ministero.

Da allora, silenzio. Dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali fanno sapere che, lato tecnico, tutti gli adempimenti per redigere la relazione sui due anni successivi sono stati fatti, «anche se in ritardo», ammettono, «perché molte regioni erano in difficoltà». Il tutto ora è alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ma lì, tra l’avvicendamento politico e il fatto che il Ministero dedicato non c’è più, che la delega alla disabilità ad interim è ancora nelle mani di Conte e va riorganizzato un ufficio di missione… per ora non c’è nulla. La medesima risposta era già stata datta, formalmente, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 21 novembre scorso, rispondendo a un'interrogazione sul tema presentata da Elena Carnevali (Pd), che della legge 112/2016 era stata relatrice. La seconda relazione è stata definita ma, in assenza dell'attribuzione delle deleghe in materia di disabilità, è stata trasmessa al Presidente del Consiglio il 17 ottobre 2019 per la necessaria condivisione prima della presentazione alle Camere», si legge. La risposta il Ministero riferisce di come, «anche in vista della predisposizione della seconda relazione al Parlamento» si sia «reso parte attiva con le regioni mediante la costituzione di un gruppo di lavoro al quale ha partecipato ANCI oltre ai referenti delle medesime regioni» ed ammette che «nel gruppo sono emersi profili problematici riguardanti l'attuazione della legge sul Dopo di noi, in particolare per la parte che riguarda l'individuazione della platea di famiglie beneficiarie». Va evidenziato – si prosegue – «che gli interventi previsti dalla legge hanno carattere innovativo e richiedono pertanto, per la loro concreta realizzazione, un ampio coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. La programmazione di tali interventi, declinata su più livelli territoriali, impone inoltre la definizione e attivazione di nuove procedure che ne consentano la piena attuazione. La seconda relazione al Parlamento cui fa riferimento l'interrogazione rappresenta un avanzamento rispetto alla prima ed illustra le misure concretamente messe in campo a livello territoriale, sulla base dei dati messi a disposizione dalle regioni al 31 dicembre 2018, dando conto in particolare di quali siano i beneficiari degli interventi, delle soluzioni alloggiative nonché degli indirizzi di programmazione 2018».

Nell'attesa quindi di questa Relazione, è Anffas che sta proseguendo il monitoraggio palmo a palmo sul territorio, restituendoci una mappa d’Italia in cui le regioni sono a diversi “stadi di avanzamento”. A luglio 2018 erano quattro le Regioni in cui il progetto individuale era stato redatto, Lombardia, Marche, Molise, Toscana. Per Roberto Speziale, presidente di Anffas, «oggi si può dire che solo in Lombardia ed Emilia Romagna ci sono esperienze concrete, positive, che possono essere anche di esempio». Per il resto, c’è la solita macchia di leopardo: con la Sicilia che parte ora e la Puglia che sta mettendo tutti i fondi del Dopo di noi sulla vita indipendente, trascurando le altre possibili azioni. Alle famiglie di fatto poco o nulla è arrivato finora e i soldi – 56,1 milioni l’anno circa – sono per lo più non spesi. Questo nonostante il decreto attuativo della legge 112, del 23 novembre 2016, all’articolo 6 comma 4 affermi che «a decorrere dal 2018 l'erogazione delle risorse spettanti a ciascuna regione deve essere comunque preceduta dalla rendicontazione sull'effettiva attribuzione ai beneficiari delle risorse trasferite nel secondo anno precedente l'erogazione medesima». Quindi le Regioni che non hanno effettivamente attribuito ai beneficiari le risorse e non le hanno rendicontate, avrebbero dovuto già dal 2018 vedersi congelare le risorse, fino a rendicontazione.

«Per avere un panorama esatto anche in questo caso la Relazione al Parlamento è fondamentale, per questo ne chiediamo con forza la pubblicazione», nota Speziale. Che sulla vicenda di Orbassano declina ogni commento: «Ho deciso da tempo che non avrei più commentato questi episodi di cronaca, perché in un certo senso sono situazioni annunciate. Serve che i fondi stanziati dalla legge vengano utilizzati e arrivino alle famiglie e dati certi che ci facciano capire dove la legge sta funzionando e dove no».


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