Cooperazione & Relazioni internazionali

Con la scomparsa del ghiacciaio della Marmolada campagne a secco

L'allarme di Coldiretti: con la scomparsa del ghiacciaio e le difficoltà in cui versano gli altri bacini glaciali delle Alpi le campagne del nord rischiano di trovarsi a secco senza importanti riserve di acqua per l’irrigazione della food valley italiana dove nasce oltre 1/3 della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento Made in Italy

di Redazione

Nella Giornata mondiale della montagna, dedicata quest'anno ai giovani (Mountains Matter for Youth) l'attenzione va alla conservazione di un bene che fa parte ormai di un ecosistema fragile. Lo dimostrato lo stato del ghiacciaio della Marmolada che in soli dieci anni ha ridotto il suo volume del 30%, mentre la diminuzione areale è stata del 22%. La conferma arriva da uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell'Università gallese di Aberystwyth e dall'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015. Se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, secondo i ricercatori, nel giro di 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall'ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento.

Con la scomparsa del ghiacciaio della Marmolada e le difficoltà in cui versano gli altri bacini glaciali delle Alpi le campagne del nord rischiano di trovarsi a secco senza importanti riserve di acqua per l’irrigazione della food valley italiana dove nasce oltre 1/3 della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione al restringimento di uno dei più importanti ghiacciai italiani.

Con un 2019 bollente che si classifica fino ad ora al quinto posto tra i più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,83 gradi rispetto alla media secondo i dati Isac Cnr, i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature medie incidono sulla salute dei ghiacciai italiani la cui superficie – spiega Coldiretti – in 60 anni è scesa da 519 a 368 chilometri quadrati e il numero dei bacini gelati è diminuito del 34% arrivando a poco più di 900 su tutto l’arco alpino. L’andamento anomalo conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – continua la Coldiretti – con una marcata tendenza al surriscaldamento e con la più elevata frequenza di fenomeni estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità con una evidente tendenza alla tropicalizzazione. I ghiacciai – evidenzia la Coldiretti – sono una parte fondamentale del ciclo dell’acqua e dell’irrigazione garantendo le risorse per affrontare stagioni estive sempre più torride dove la disponibilità di acqua risulta strategica per continuare a garantire la produzione di cibo made in Italy. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con danni per oltre 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni.


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