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Politica & Istituzioni

Sulla politica per la casa e la città tante parole e pochi fatti

Alessandro Maggioni, presidente di Confcooperative Habitat commenta il comma 437 della legge di bilancio, che prevede il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”. Tutto bello ma quante le risorse messe a disposizionie? La miseria di 12,8 milioni di euro. Una cifra che, rispetto agli obiettivi, si può definire ridicolasenza essere offensivi

di Alessandro Maggioni

Nelle scorse settimane abbiamo letto grandi annunci relativamente a un piano per la qualità urbana e per la rigenerazione delle politiche per l’abitare che, rimandando a un nuovo “rinascimento”, ci aveva fatto ben sperare.

Si leggeva della messa a bilancio dello Stato di una cifra vicina al miliardo.

Peccato che dalla lettura di quanto votato al Senato il castello di attese venga miseramente a crollare.

Al comma 437 della legge di bilancio, che prevede il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”, si elenca infatti una numerosa serie di finalità: riduzione del disagio abitativo con particolare riguardo alle periferie, riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sicurezza dei luoghi e molto altro ancora.

Bene; quante sono le risorse messe a disposizione per tale ambizioso e condiviso programma?

Per il 2020, unico stanziamento certo, la miseria di 12,8 milioni di euro. Una cifra che, rispetto agli obiettivi, si può definire ridicolasenza essere offensivi.

Un esempio: con quei soldi si potrebbero costruire – a spanne – 50 alloggi. Può questa definirsi una “politica per la qualità dell’abitare”?

Insomma, questo è uno dei casi in cui si potrebbe dire che “piuttosto che niente è meglio niente”.


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