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Sostenibilità sociale e ambientale

Cambiamenti climatici e disastri naturali: nel 2019 danni per miliardi di dollari

Sono oltre 4.500 le persone uccise nel 2019 dagli effetti dei cambiamenti climatici, con danni economici per miliardi di dollari. Lo rivela l’ong inglese Christian Aid nel suo report annuale

di Anna Toro

Dall'Africa meridionale al Nord America, dall'Australia all'Asia, fino all'Europa, inondazioni, tempeste e incendi hanno causato caos e distruzione: più di 4.500 le persone uccise nel 2019 dagli effetti dei cambiamenti climatici, con danni economici per migliaia di dollari. Lo rivela l’ong inglese Christian Aid nel suo report annuale intitolato “Counting the Cost 2019: a year of climate breakdown” uscito il 27 dicembre. Il report individua 15 tra gli eventi più distruttivi avvenuti nell’anno appena trascorso, che sono costati ognuno oltre un miliardo di dollari (quasi 900 mila euro). Tra questi, 7 sono costati oltre 10 miliardi ciascuno. «È probabile che queste cifre siano sottostimate in quanto in alcuni casi non si è tenuto conto delle perdite non assicurate e della perdita di produttività» si legge nel report.

Lo studio analizza anche le perdite in termini di vite umane, che risultano più numerose nei paesi più poveri e svantaggiati. Le inondazioni in Argentina e Uruguay, ad esempio, avvenute nel gennaio di quest'anno, hanno costretto 11 mila persone a lasciare le loro case, e causato 2,5 miliardi di danni; il ciclone Idai a marzo ha ucciso 1.300 persone in Zimbabwe, Mozambico e Malawi e ha causato 2 miliardi di danni; il ciclone Fani, che ha colpito l'India e il Bangladesh a maggio e giugno, ha provocato 89 vittime e danni per 8,1 miliardi; sempre in India le alluvioni avvenute tra giugno e ottobre nel nord del paese hanno portato a 1.900 morti e danni per 10,1 miliardi.

In termini economici, è invece nei paesi più ricchi che si riscontrano i disastri più costosi. I tifoni Faxai e Hagibis che hanno colpito il Giappone a settembre e ottobre hanno causato danni per oltre 20 miliardi di dollari. Mentre gli incendi in California scoppiati verso la fine dell’anno hanno devastato intere aree agricole e causato danni per oltre 25 miliardi di dollari: si tratta del disastro più costoso di tutti a livello economico. Ancora, l'uragano Dorian che ha investito la costa orientale degli Stati Uniti, ha ucciso oltre 670 persone e danni per 11,4 miliardi. Neanche l’Europa è stata risparmiata, con la tempesta “Eberhard” che a marzo ha colpito prima Inghilterra, Belgio e Olanda, per poi spostarsi in Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.

Secondo gli autori del report, tutte queste catastrofi da miliardi di dollari sarebbero collegate ai cambiamenti climatici causati dall'uomo: «In alcuni casi, studi scientifici hanno dimostrato che i cambiamenti climatici hanno reso più o meno probabile il particolare evento, ad esempio con il ciclone Idai in Africa e le inondazioni in India e negli Stati Uniti». In altri casi, l'evento sarebbe stato il risultato di cambiamenti nei modelli meteorologici, come «le temperature più elevate e le precipitazioni ridotte che hanno reso gli incendi più probabili, o le temperature più calde dell'acqua che hanno sovraccaricato le tempeste tropicali».

E’ per questo che secondo Kat Kramer, coautrice del rapporto e responsabile dell’area Clima presso Christian Aid, il tempo starebbe ormai per scadere: «Il 2020 sarà un anno cruciale per il modo in cui il mondo risponderà alla crescente crisi climatica – ha commentato – L'anno scorso, le emissioni anidride carbonica hanno continuato ad aumentare, quindi è essenziale che le nazioni migliorino e rinnovino al più presto i propri impegni per agire e adempiere agli accordi di Parigi».

Il riferimento è al vertice di Glasgow del novembre 2020, in cui i paesi dovranno impegnarsi a ridurre ulteriormente le proprie emissioni in linea con il limite dei 1,5 ° C, e aumentare i finanziamenti per i paesi poveri che, come indicato dal rapporto, più di tutti soffrono degli impatti dei cambiamenti climatici. «Non sorprende che i giovani di tutto il mondo stiano scendendo in piazza per chiederci di scrivere una storia diversa verso un futuro migliore – ha detto Doreen Stabinsky, docente di Politica ambientale globale presso il College of the Atlantic, commentando la ricerca – una storia che ci vede intraprendere azioni urgenti e immediate per fermare le emissioni che stanno portando a questi disastri devastanti».


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