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Sostenibilità sociale e ambientale

Accoglienza e coesione sociale sfidano la xylella

Arriva da Sale della Terra Salento e dall’Aps Camera a Sud l’idea di utilizzare una tecnica antica che da un lato sviluppa un’agricoltura sostenibile e dall’altro contrasta l’abbandono delle terre: la coltura interfilare delle leguminose negli uliveti. Il Consorzio nato da Caritas Benevento - promotrice del Manifesto per una rete di piccoli comuni del Welcome – sviluppa un’agricoltura coesiva il cui vero prodotto è la cura di territori e persone, fragili e straniere, combattendo lo spopolamento

di Antonietta Nembri

Cosa hanno a che fare un consorzio come “Sale della Terra”, nata nell’alveo della Caritas diocesana di Benevento con una mission che ha a che fare con l’accoglienza di persone fragili sia della porta accanto sia provenienti da Paesi lontani, e un fenomeno come la xylella sul quale si sono scritti fiumi di inchiostro? Molto, soprattutto se si considera che il vero prodotto di "Sale della Terra", è la coesione sociale che si crea nei territori e tra le persone e i territori, soprattutto quelli dei piccoli borghi a rischio spopolamento. Del resto tutte le sedi e tutte le terre sono abitate, lavorate, amate, curate da persone in situazioni di fragilità, persone migranti, persone in misure alternative alla pena o che sono uscite da percorsi detentivi.

E il territorio pugliese è oggi particolarmente fragile: sta perdendo l’unità identitaria che era dato dalla maestosa presenza degli ulivi di Puglia.
L’ulivo e l’olio che da esso si produce non sono solo una risorsa economica preziosa. L’ulivo è identità; è quell’elemento che, per la sua costante presenza nel paesaggio pugliese, da nord a sud, ne è diventato un segno di unità talmente importante da guadagnarsi un posto d’onore nello stemma della Regione. L’ulivo è cultura: un mito greco racconta che il primo albero fu dono della dea Atena che, colpita la roccia con la sua lancia, fece nascere dalla ferita della terra una pianta capace di illuminare la notte, curare le ferite e nutrire il popolo dell’Attica.

Oggi, questa unità identitaria e culturale è duramente minacciata dalla xylella, un terribile batterio che da anni flagella il Salento.
Disseccamenti ed eradicazioni hanno trasformato il paesaggio salentino in maniera così rapida e violenta da determinare nella gente quello stato d’animo che il poeta Andrea Zanzotto ha definito “l’assenza stessa di orizzonti, il colore dello spaesamento, lo smarrimento interiore che assale chi tenti di guardare oltre il fragile paravento del paesaggio” per ritrovare le radici della propria identità e il senso della propria appartenenza.
Ed è in questa “emergenza” che il Consorzio Sale della Terra Salento e l’Aps Camera a Sud hanno sentito l’esigenza di interrogarsi sulla direzione da dare al proprio futuro e hanno individuato nella lotta all’abbandono delle terre e nell’agricoltura coesiva due punti di partenza per rifondare radici e ripartire.

La sfida è partita lo scorso30 novembre: se gli ulivi stanno morendo, è possibile reagire adottando una tecnica agraria, tanto antica quanto semplice – si legge in una nota del consorzio – , che ci permetta di non abbandonare le nostre terre e di seminare speranza: la coltura interfilare negli oliveti di leguminose.
Questa pratica ha fondamenti scientifici importanti e rimanda a quella del sovescio adottata prima dell’avvento dei concimi minerali per contrastare l’impoverimento del terreno dovuto alla coltivazione continua del suolo.

Le specie appartenenti alla famiglia delle leguminose vengono utilizzate come colture da sovescio, principalmente con lo scopo di apportare azoto al terreno. Queste piante, infatti, attraverso il processo di azoto fissazione sono in grado di fornire, una volta interrate, delle buone quantità di azoto “nuovo” per altre piante.
Ma la coltura interfilare rappresenta un’opzione praticabile su più fronti a partire dalla necessità, ribadita più volte in ambito europeo, di sviluppare un’agricoltura sostenibile, ovvero un’agricoltura a minor impatto ambientale e, soprattutto, meno dipendente da risorse non rinnovabili. Si aumenta così la fertilità dei suoli agrari e si riduce l’utilizzo di concimi minerali e si favoriscono anche il recupero e l’aumento della biodiversità del terreno, nonché il controllo delle infestanti e dei patogeni delle colture.

Applicata in condizioni di normale andamento delle piogge nei periodi autunno-inverno, la coltura interfilare ha un impatto relativamente basso sulla disponibilità di acqua nel suolo. Inoltre, la copertura vegetale nei mesi autunnali e invernali permette una buona infiltrazione nel suolo dell’acqua di precipitazione, grazie alla riduzione della crosta superficiale e all’aumento della porosità.


Nell'immagine i partecipanti alla sfida iniziata lo scorso 30 novembre

E quali sono le ricadute positive di questa azione? Diverse e potrebbero riguardare anche un’azione protettiva sulle acque sotterranee riducendone l’inquinamento da nitrati e trattenendo gli elementi nutritivi, in particolare l’azoto, negli strati di terreno esplorati dalle radici delle piante.

Spiegano dal Consorzio: «Grazie all’aumento del tenore della sostanza organica e al miglioramento della struttura del terreno, si aumentano nel breve periodo la resistenza del suolo al compattamento, la capacità di infiltrazione e di immagazzinamento dell’acqua e si diminuisce la resistenza del suolo alla lavorazione.
Uno studio condotto in Portogallo ha dimostrato che l’inerbimento con leguminose annuali auto-seminanti può raddoppiare la produzione di olive e olio. I ricercatori portoghesi hanno evidenziato come tale pratica favorisca le prestazioni fisiologiche degli olivi in estate, con un minore danno ossidativo, maggiori tassi di fotosintesi netta, minore chiusura degli stomi e un bilancio idrico più favorevole in confronto ad altre tecniche adottate parallelamente. Inoltre la copertura con leguminose, contribuendo a promuovere la fertilità del suolo e la stabilità dell'agroecosistema oliveto, promuovendo la biodiversità microbica e enzimatica, migliorando al tempo stesso la redditività della coltura».

Ora sarà interessante seguire le ricadute di questa iniziativa che rappresenta un segnale e un nuovo inizio per difendere l’identità, la cultura e la vocazione agricola del Salento e – concludono da Consorzio «pensare di costruire un futuro per il dopo-xylella».

Il Consorzio

Il Consorzio "Sale della Terra" nasce nel 2016, fondato da quattro Cooperative: "Il Melograno", "Delfini di Terra", "la Solidarietà", "Lentamente (una coop agricola). Le prime tre, in particolare, cresciute nell'alveo della Caritas diocesana di Benevento, diretta da don Nicola De Blasio.
Il consorzio che ha una vocazione nazionale ha da poco aperto “Sale della Terra Salento”, una propria sede a Lecce, conta 16 consorziate, 250 dipendenti, uno Store, una pasticceria artigianale, un bistrot, una rete di Fattorie e Orti sociali, undici Sprar-Siproimi in altrettanti comuni del Welcome. Agli inizi del 2017, infatti, Caritas Benevento emana il "Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome" (ne avevamo parlato qui)con il quale pone una domanda etica a tutti gli amministratori delle piccole comunità: "siete o no "accoglienti" con chi c'è e con chi arriva?", intendendo per accoglienza quella rivolta alle persone fragili, sia residenti alla porta accanto che provenienti da paesi lontano. A quell'appello hanno inizialmente risposto 14 Piccoli Comuni della Diocesi di Benevento. Dal maggio 2017, grazie alla animazione del Manifesto portata avanti da "Sale della Terra" anche attraverso il viaggio di "Ventotene, il Camper del Welcome" in cento piccoli comuni italiani, i Piccoli Comuni aderenti in tutta Italia sono trentadue. "Sale della Terra", inoltre, ha all'attivo cinque brand del proprio marchio: "Terre del Welcome" (agricoltura coesiva con prodotti freschi e trasformati), che comprende anche "OrodiTerra" la linea produttiva di olio evo; "INtralcidiVita", la linea enologica con "Ales" il greco, "Confine" la Falanghina, "Crespo", il Barbera del Sannio, "Gaudium" lo spumante di Falanghina; "TuseiTelaio", artigianato sociale; "BorghidelWelcome" turismo esperienziale. Nei Piccoli Comuni del Welcome, inoltre, sono state già create quattro Cooperative di Comunità (composte da persone migranti e persone residenti) ed altre sei sono in corso di creazione.

La vera forza però è, la persona: il centro gravitazionale del "Sale della Terra" che lo ha portato, da oltre un anno a essere uno dei punti di riferimento dell’Economia civile italiana. Insieme a "Next, nuova economia", infatti, "Sale della Terra" ha fondato "Gioosto" una piattaforma e-commerce che raccoglie prodotti etici, di alta qualità e di profilo aziendale elevatissimo di tutta Italia che ha, come sede logistica italiana, proprio "Sale della Terra" a Benevento.


Tutte le immagini sono state fornite dal Consorzio Il Sale della Terra


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