Cooperazione & Relazioni internazionali

Mannoia: «Cosa ho scoperto in Kenya con i volontari di Amref»

La cantautrice insieme a Luca Paladini, fondatore e portavoce dei Sentinelli, è stata in Kenya con l’organizzazione per visitare i progetti di contrasto alla violenza di genere rappresentata dalle Mutilazioni Genitali Femminili

di Anna Spena

«Non credo che si possa parlare dell’Africa se non ci si viene di persona. E alla fine non ne sapremo mai abbastanza. Questo è un continente di una cultura immensa, vastissima. Diversa da Paese a Paese, da regione in regione, da villaggio in villaggio». A dirlo è Fiorella Mannoia, da otto anni testimonial dell’organizzazione non governativa Amref, che con l’ong è appena rientrata da un viaggio in Kenya per conoscere di persona i progetti di contrasto alla violenza di genere rappresentata dalle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), che l’associazione porta avanti da anni nel Paese. Il progetto in cui è inserito questo viaggio è sostenuto dall'Otto per Mille della Chiesa Valdese. «Bisogna venire con molta umiltà», continua Mannoia, «questo è l’unico approccio possibile per provare a conoscere la realtà che abbiamo davanti senza prevaricare, senza giudicare».

Le Mutilazioni Genitali Femminili rappresentano infatti un problema globale, che colpisce 200 milioni di bambine, ragazze e donne al mondo. In Africa Amref lavora da decenni sul tema e ha sviluppato strategie ed approcci efficaci, che oggi si rivelano preziosi e utili anche per l’Italia e l’Europa che stanno sviluppando risposte al fenomeno che riguarda oggi più di 500.000 donne e ragazze in Europa e 80.000 in Italia.

«Le mutilazioni genitali femminili sono una cosa terribile», racconta Mannoia. «In kenya ci sono le leggi che la puniscono ma per combattere davvero il fenomeno si deve lavorare sul dialogo con i capi dei villaggi. Bisogna entrare nei territori e non è una battaglia che si può vincere da soli». In Africa l’infibulazione delle bambine è vista come una fase di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Una volta praticata la mgf la ragazza è pronta per essere data in sposa.

«Le bambine si sposano e le famiglie si uniscono credendo di trarne beneficio», spiega Mannoia. «Ma quello che invece si deve fare, anche con molta onestà, è dire ai capi villaggio e spiegare alle famiglie

che mandare la loro figlia a scuola può essere molto più vantaggioso, anche dal punto di vista economico, che farla diventare una sposa bambina. Ed anche ai giovani maschi dobbiamo spiegare che con una donna non infibulata il sesso diventa una cosa armoniosa. C’è un discorso ampio da fare, e bisogna farlo a tutti i gradi della società».

«C’è una storia che mi ha molto colpito, mi hanno raccontato che in un villaggio il capo ha cercato di convertire il momento dell’infibulazione con un altro tipo di iniziativa: invece di portare i doni che di solito si usa lasciare in questa giornata si deve portare un libro. A testimonianza che è la cultura che salva il mondo. Il contrasto alla mutilazione genitale femminile è una cosa che ci tocca dentro, ma è un percorso delle persone africane – lungo, difficile ma non impossibile – e Amref può supportarli e aiutarli ma la trasformazione o l’impegno alla trasformazione è il loro».

In viaggio con gli operatori di Amref e la cantautrice Fiorella Mannoia anche Luca Paladini fondatore e portavoce dei Sentinelli di Milano. «È importante fare le cose insieme», dice. «Alla fine noi ci occupiamo tutti di diritti ed è importante creare dei ponti tra le varie associazioni. Questi giorni in Kenya sono stati fondamentali e formativi, prima di tutto perché ho avuto la possibilità di lavorare sui miei pregiudizi».

C’è una narrazione sbagliata sull’Africa che punta sul pietismo. Questo è sicuramente un continente difficile ma non è solo questo. C’è un orgoglio e una fierezza degli africani che diventano sempre più consapevoli che è ammirevole. A piccoli passi stanno facendo una rivoluzione come sul fenomeno delle mutilazioni genitali femminili. Ho visto donne e uomini battersi per cambiare la loro condizione, africani lavorare per gli africani. Questo viaggio in Kenya vuole essere un’onda lunga che arriverà fino a Milano perché solo se i movimenti di contaminano tra loro si può crescere tutti».


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