Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Cosa ha detto Moussa dal palco delle sardine a Bologna

Sul palco dell’appuntamento indetto dalle Sardine a conclusione della campagna elettorale in Emilia Romagna, è salito un ragazzo immigrato che ha potuto fare il percorso di integrazione grazie all’accoglienza in una famiglia. Ecco il testo e il video della sua attesa performance da non perdere

di Redazione

In occasione del raduno indetto dal movimento delle Sardine domenica 19 in piazza VIII Agosto a Bologna, sul palco è salito Moussa Molla Salih, un immigrato ventenne che ha fatto il percorso di integrazione grazie all’Associazione famiglie accoglienti. Moussa alle 16,30 ha fatto una performance recitando questo testo scritto da Fabrizio Tonello, docente universitario e giornalista, nella cui famiglia Moussa ha vissuto in questi anni.


Sono qui. Mi vedete.
Sto bene. Mi vedete.

Sono qui perché gli uomini camminano, le parole corrono
Gli uomini sono lenti, le parole sono veloci.
Gli uomini si stancano, le parole volano
Gli uomini vengono fermati. Da altri uomini, dai muri, dai fili spinati

Le parole no.

Non esistono muri contro le parole.
Non esistono deserti, non esistono montagne, non esistono mari
Le parole ci raggiungono ovunque, anche quando ce le nascondono.

Anche quando non le capiamo.

Io non sapevo esistessero, queste parole, laggiù in Benin.
Sono le parole che sono venute a cercare me, non io che sono andato da loro.
Sono venute e mi hanno parlato dell’Italia

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Queste parole sono venute e mi hanno chiamato. “Siamo un pezzo della Costituzione” mi hanno detto.
E io ho chiesto: “Cos’è una costituzione?”
E loro hanno risposto: “Sono parole che rendono gli uomini uguali”

Uguali.

Cristiani e musulmani

Donne e uomini.

Giovani e vecchi.

Neri e bianchi.

Poveri e ricchi.

Uguali.

Mi piaceva.
Ho preso le mie scarpe da ginnastica, ho salutato i miei genitori e ho preso il biglietto per il Mali
Poi sono successe molte cose.Il caldo, il freddo, la malattia, il gommone.
Non avevo paura. Neppure quando eravamo soli in mezzo al mare ho avuto paura
Perché le parole mi aiutavano, mi davano speranza, erano una promessa.

E ora sono qui. Sono qui perché un gruppo di italiani, 50 anni prima che io nascessi, ha scritto un gruppo di parole.
Si chiama Costituzione italiana.
La vostra Costituzione, che adesso è anche la nostra.

Nella foto Moussa con la sua famiglia, Antonella Agnoli e Fabrizio Tonello


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA