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Il fundraising per gli hospice? Inutile, tanto lì «alla fine si muore»

Le parole shock sono del consigliere comunale di Alessandria Carmine Antonio Passalacqua. Ecco la replica della presidente della Federazione Cure Palliative, Stefania Bastianello: «Le sue parole avviliscono, sfiduciano, imbarazzano. Gli hospice sono luoghi di accoglienza, di relazione e di cura, di vita, e non come ha detto lei, le anticamere dell’obitorio»

di Redazione

«Fare delle cene per un posto dove alla fine si muore… non capisco tutte queste raccolte fondi per Il Gelso. Si vede che a tutti piace finire lì. È una cosa tristissima. Non vedo perché le associazioni non ampiino gli orizzonti facendo del bene anche ad altri, per esempio i bambini, perché tanto lì la fine vita è sicura». Sono le parole di Carmine Antonio Passalacqua, Consigliere del Comune di Alessandria, che bollano un hospice – nel caso specifico Il Gelso di Alessandria – come un luogo di morte, su cui a suo dire è sostanzialmente inutile investire risorse e attenzioni. Parole che hanno sollevato polemica, rabbia e sconforto. Di seguito la lettera aperta che Stefania Bastianello, presidente della Federazione Cure Palliative, insieme a tutto il Direttivo, ha scritto al politico.


Dott. Passalacqua,

Le Sue parole avviliscono, sfiduciano, imbarazzano.

Si tocca con mano il pregiudizio e, forse ancor peggio, l’arroganza e l’ignoranza.

Le parole hanno una forma e una sostanza, e il binomio “Cure Palliative” ne racchiude profondamente entrambi gli aspetti, poiché rappresentano «la cura attiva globale di malati la cui patologia non risponde più a trattamenti volti alla guarigione o al controllo dell’evoluzione delle malattie. Il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicologici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i malati e le loro famiglie».

Quindi, Dott. Passalacqua, forse è bene che Lei sappia che ogni anno, in Italia, sono circa 400.000 le persone che hanno bisogno di cure palliative e a queste persone adulte si aggiungono 35.000 bambini. E gli hospice sono luoghi di accoglienza, di relazione e di cura, di vita, e non come ha detto Lei, le anticamere dell’obitorio. Comprende di cosa stiamo parlando?

La Federazione Cure Palliative – FCP, che io rappresento, da 20 anni dà voce alle persone malate e alle loro famiglie, coinvolgendo la società civile nel percorso culturale e normativo che ha dato vita alle cure palliative in Italia; sì, perché, per Sua informazione, abbiamo due Leggi dello Stato sulle Cure Palliative: la Legge 38/2010 e la Legge 219/2017. Sono due leggi brevi nel testo ma di fortissimo contenuto. Ne consiglio vivamente la lettura.

E aggiungo che le Associazioni e gli Enti del Terzo Settore – 92 raggruppati in FCP – diffusi sul territorio nazionale, storicamente rendono sostenibili i servizi di Cure Palliative, ed è un affronto alle persone malate, alle famiglie e agli operatori sanitari sentir dire che “si fanno cene per un posto dove alla fine si muore…”.

Dott. Passalacqua, ciò che è tristissimo non è l’hospice, non sono le Cure Palliative, ma sono le Sue parole sbagliate. Come diceva Cicerone, “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore.”

Foto Federazione Cure Palliative


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