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Caffo: «Puntiamo sulla tecnologia positiva per combattere i rischi del web»

Tra adulti e adolescenti c'è un divario sempre più grande. Per questa ragione, spiega il Presidente di Telefono Azzurro, «vanno costruiti nuovi saperi che aiutino i genitori a capire e i ragazzi a essere cittadini digitali sempre più responsabili»

di Marco Dotti

Dalla Ricerca condotta da Telefono Azzurro & Doxa Kids 2020, presentata oggi in occasione del Safer Internet Day (la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea, giunta alla sua XVII edizione), emerge il bisogno di una seria “formazione digitale” degli adulti che vivono tra preoccupazione e scarsa consapevolezza: il 30% dei genitori dichiara infatti di non avere adeguate competenze su tematiche dell’online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio e l’autolesionismo, l’hate speech e sextortion.

I genitori temono che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente. Nonostante queste paure, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo; nel 48% dei casi ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni.

Ne parliamo con il professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro.

Professor Caffo, nella ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids vi rivolgete non solo ai ragazzi, ma anche agli adulti, insegnanti e genitori. Perché?
Abbiamo compreso – non da ora, ovviamente – che c'è una grande differenza tra la percezione del mondo digitale che hanno i ragazzi e quella che hanno gli adulti. Questa differenza la vediamo crescere anno dopo anno, come se fosse un elemento costante la divisione tra le generazioni. Come se gli adulti pensassero di governare il digitale, ma senza conoscerlo fino in fondo. Un digitale che, invece, i ragazzi vivono quotidianamente, tanto che è diventato parte della loro vita e, proprio per questo, lo leggono con codici e riferimenti molto diversi da quelli degli adulti.

Questa frattura che cosa comporta?
Comporta che molto del loro tempo i ragazzi lo dedichino a una serie di attività online che, tendenzialmente, viene percepita dai genitori come qualcosa di altro. Questo è il grande tema, perché l'online è diventato per loro l'esperienza di vita che ritengono determinante e importante. Il giudizio che i coetanei danno di loro è importante acquisirlo in rete, acquisire dei like e dei consensi…

Questo comporta dei problemi…
Per esempio il problema della crescita di comportamenti inadeguati come il cyberbullismo o il sexting. Accade perché i ragazzi cercano di crearsi un'identità digitale, che non è un'identità reale ma un'identità di consenso da parte degli altri: è come se ci costruissimo un falso sé.

Il caso-Instagram è cruciale…
Su Instagram questo falso sé nasce dalla messa in rete della parte più esposta di sé. Questo dà il senso di ragazzi che hanno una platea di relazioni che vanno ben al di là della scuola o del quartiere, tanto che ai ragazzi interessa poco il giudizio dei compagni, ma interessa molto di più il giudizio allargato. Tutti coloro che sono presenti in questo scenario sono alla ricerca di qualcosa di nuovo, quindi i ragazzi inseguono nuovi strumenti come Tik Tok.

Perché questa ricerca del nuovo?
È la curiosità di chi si muove nel mondo online considerandolo il proprio mondo.

Ovviamente, il mondo delle aziende non è secondario in questo…
Assolutamente no, anche perché i ragazzi entrando precocemente nella rete diventano target privilegiati. La rete è guidata da interessi che sempre più sono rivolti a loro: i ragazzi sono compratori, ma anche prodotti, oggetti. Questo porta a tutta una serie di meccanismi e investimenti che in gran parte condizionano le scelte dei ragazzi, più di quelle che possono essere le indicazioni della famiglia, dei genitori e della comunità. Se da una parte questo sguardo globale è un'opportunità, questo comporta anche grandi rischi.

Si apre a questo punto la grande questione dell'accesso alla pornografia…
Un tema cruciale e sottovalutato. Gli adulti vedono la pornografia come un retaggio della loro vita personale, mentre è molto diverso. Oggi l'accesso al materiale pornografico è precocissimo, tra i 7 e i 9 anni. I bambini accedono dunque a materiale molto esplicito e violento, con tutto quello che questo comporta. Dai dati che abbiamo emerge il fatto che per i ragazzi l'uso di pornografia quotidiano è molto elevato. Parliamo di 1/3 degli adolescenti.

Questo accesso generalizzato e indiscriminato alla pornografia che conseguenze ha?
Ha la conseguenza che i ragazzi acquisiscono modalità di comportamento e di relazione legate al tipo di messaggio di cui sono fruitori quotidiani.

I genitori come reagiscono?
Spesso non ne sanno nulla. Il tema quindi è lasciato a se stesso. E questa solitudine genera altri problemi, per cui quando in rete si trovano ragazze giovanissime che si espongono con atteggiamenti espliciti possiamo anche trarre la conclusione generale che questo fenomeno nasce dal fatto che il mondo degli adulti non ha particolare attenzione a quanto sta accadendo…

Come se il mondo degli adolescenti fosse, in sé, abbandonato dagli adulti…
Esattamente e tutto questo comporta dei problemi. Ci accorgiamo di questi problemi, dalla sextortion al revenge porn, solo quando diventano manifesti. Ma in realtà tutto viene da molto lontano ed è a quel periodo che dobbiamo guardare: quando i ragazzi cominciano a fruire indiscriminatamente di materiale pornografico? Questa è la grande domanda.

Oggi i ragazzi usano molto anche le chat e i messaggi vocali, questo rende ancor meno esposto il loro mondo…
Diventa molto difficile per gli adulti afferrare questo grande flusso di emozioni, notizie, segnali che viene da loro. Quando gli adulti non riescono più capire o a entrare in contatto con i ragazzi si crea un fenomeno di incomunicabilità da un lato e di forte frustrazione dall'altro. In conseguenza di questa incomunicabilità e frustrazione gli adulti maturano filtri che sono tenedenzialmente inutili. Non comprendendo il mondo dei ragazzi, applicano a quel mondo strumenti inefficaci. Da qui nasce il forte bisogno che registriamo di formare gli adulti. Gli adulti devono essere portati a sviluppare competenze sul mondo dei ragazzi nel digitale. Quando parlo di adulti mi riferisco a genitori e insegnanti.

Sul lato dei ragazzi, invece?
Vanno aiutati a sviluppare un pensiero più critico di cittadinanza nel digitale. Una cittadinanza che li veda più responsabili e protagonisti.

Resta il tema delle aziende…
Infatti dobbiamo far sì che le grandi aziende abbiano sistemi di controllo sempre più forti e che si impegnino a evitare che circolino materiali e situazioni tossiche. In questo, strutture di aiuto come Telefono Azzurro possono intervenire immediatamente quando arrivano segnalazioni. Ma è un lavoro comune, che richiede costruire nuovi saperi e nuove compentenze. Partendo dai ragazzi, lavorando con loro.