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Contro l’odio in rete servono nuove competenze digitali

Un'indagine Doxa rivela che il 30% dei genitori ritiene di non avere conoscenze e strumenti adeguati su cyberbullismo, incitazione al suicidio, autolesionismo, l’hate speech e sextortion

di Redazione

Cyberbullismo, sexting, violazione della privacy. Secondo i dati del centro di ascolto di Telefono Azzurro continuano ad essere questi i rischi maggiori nella rete per bambini e adolescenti. In particolare nel 2019 la richiesta di aiuto da parte di minori coinvolti nelle situazioni di difficoltà è avvenuta per il 64% dei casi dal genere femminile.

Per un genitore essere al passo con le diverse piattaforme di social media utilizzate dai bambini, in età sempre più precoce, può essere difficile e, talvolta, il ricorso ai filtri di parental controls per bloccare l’accesso a contenuti non adatti ai minori non è sufficiente.

Dalla Ricerca condotta da Telefono Azzurro & Doxa Kids 2020, presentata oggi in occasione del Safer Internet Day (la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea, giunta alla sua XVII edizione), emerge il bisogno di una seria “formazione digitale” degli adulti che vivono tra preoccupazione e scarsa consapevolezza:

il 30% dei genitori dichiara infatti di non avere adeguate competenze su tematiche dell’online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio e l’autolesionismo, l’hate speech e sextortion.

I genitori temono in particolare modi che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente. Nonostante queste paure, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo; nel 48%dei casi ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni.

Allo stesso modo, anche gli insegnanti esprimono un bisogno di formazione sia sul piano delle tematiche, sia nella conoscenza delle procedure di gestione di situazioni di disagio. Il 46% degli insegnanti pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo e/o pregiudizio.

SOS Il Telefono Azzurro, da oltre 32 anni in prima linea a sostegno di bambini e adolescenti in difficoltà, è attualmente una realtà di riferimento digital, che interagisce con bambini e ragazzi sui social e affronta con loro le tante e nuove situazioni critiche che vengono dal mondo della rete.

In virtù della di questa esperienza, SOS Il Telefono Azzurro ha voluto fotografare, in collaborazione con Doxa Kids, la percezione di genitori e insegnanti nel rapporto minori/utilizzo del web e dei social, ricavandone una forte richiesta di ricevere informazioni e formazione sul tema, sempre in evoluzione, della tecnologia e dei giovani.

La ricerca di Telefono Azzurro si è focalizzata sulla centralità degli adulti come figure di riferimento per i bambini e gli adolescenti e ha indagato il loro punto di vista.

Anoressia, autolesionismo, suicidio: i contenuti online che suscitano più preoccupazione

La ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids evidenzia come tra le paure dei genitori rispetto al digitale, ci sia quella che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente.

Anche tra gli insegnanti emerge un quadro simile: 1 insegnante su 5 teme che gli studenti possano incontrare contenuti che inneggiano a pratiche anticonservative e la stessa proporzione teme che i ragazzi possano visionare contenuti pornografici.

Quando ai genitori capita di vedere insieme ai figli immagini drammatiche sui media, nel 71% dei casi cercano di iniziare un dialogo sul tema, quasi 1 su 4 pensa che i bambini e i ragazzi siano abituati a questo genere di contenuti (23%), o ancora, nel 9% dei casi, non si preoccupano poiché non credono che possano avere un effetto negativo.

La pornografia online

Rispetto alla fruizione di contenuti pornografici, il 58% dei genitori crede che i coetanei dei propri figli fruiscano moderatamente di tali contenuti, mentre quasi 1 su 10 ritiene che l’utilizzo di tale materiale da parte dei più giovani sia molto diffuso.

Sicuramente, il materiale pornografico presente in Rete è considerato come potenzialmente dannoso. Infatti, il 41% dei genitori e il 43% degli insegnanti ritiene che bloccare i siti pornografici e/o violenti contribuirebbe a rendere più sicura la vita online dei ragazzi.

Dalle interviste al campione degli insegnanti, emerge come solo il 6% non pensa che il tema dell’uso della pornografia sia un compito della scuola. D’altra parte, il 67% ritiene che la scuola abbia un ruolo centrale nell’affrontare tali argomenti e il 28% vorrebbe iniziare un dialogo con i propri studenti, ma non sa come affrontare un tema così delicato.

L’età di accesso ai social

Oggetto di grandi discussioni e dibattiti a livello mondiale, l’età di accesso ai social non coincide necessariamente con la consapevolezza di utilizzo di questi ultimi. Nel 48% dei casi, i genitori intervistati ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni, la soglia dei 13 anni è riconosciuta dal 26% dei genitori, mentre un importante 16% dichiara che la consapevolezza sia acquisibile una volta raggiunta la maggiore età.

Nonostante esprimano diffidenza rispetto alla consapevolezza dei ragazzi nell’online, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo.

Il ruolo della scuola

I genitori richiedono, come d’altronde i loro figli, una scuola più digitale. Tra le aspettative, c’è quella che a scuola si insegni a proteggersi dai rischi dell’online (39%), e che gli insegnanti siano più aggiornati sulle tecnologie (22%), ma anche che la tecnologia sia presentata e utilizzata, all’interno della classe, come un potente supporto all’apprendimento, alla ricerca, allo sviluppo di competenze. Allo stesso modo, il 43% degli insegnanti concorda con questa visione e, nella scuola del futuro, vede una maggiore attenzione alle innovazioni tecnologiche.

Quanto se ne parla a casa e quanto spazio si riesce a dedicare, tra le mura domestiche, ai discorsi sul disagio dei ragazzi?

Al 42% dei genitori è capitato di parlare ai propri figli di bullismo, al 38% di cyberbullismo, al 22% di fake news. Si parla meno di tematiche relative all’area della sessualità, come per esempio l’orientamento sessuale (15%), il sexting (14%), rapporti intimi e contraccezione (13%), sextortion (6%).

Quanto queste discussioni varcano il portone delle scuole? Il 51% degli insegnanti riferisce di aver parlato di bullismo in classe, il 35% di cyberbullismo, solamente il 13% di problemi relativi alla sessualità e un esiguo 5% ha discusso con i propri studenti di sexting.

Tuttavia, il 54% dei genitori riferisce di non aver mai parlato di alcuni temi con i propri figli. Tra le motivazioni sottostanti indicano di non sapere come iniziare il discorso su argomenti così delicati (16%), oppure ammettono di non conoscere bene le tematiche (6%).

Il bisogno di competenze

Tornando sulle conoscenze dei genitori in tema di digitale e sul focus della formazione, il 30% dei genitori intervistati dichiara di non sentire di non avere adeguate competenze sulle tematiche dell’online. Tra i temi sui quali sentono di avere più bisogno di informazione/formazione, troviamo: il cyberbullismo (24%), il bullismo (24%), il suicidio e l’autolesionismo (19%), l’hate speech (19%), il sextortion (19%) e il sexting (6%), la privacy nell’online (17%).

Approfondendo le risposte date dai genitori, emerge come gli argomenti sui quali hanno già avviato un dialogo a casa siano proprio quelli sui quali sentono più bisogno di ricevere informazioni, probabilmente per necessità di rispondere in modo adeguato alle richieste, ai bisogni e alle esigenze dei propri figli.

Allo stesso modo, anche gli insegnanti esprimono un bisogno di formazione sia sul piano delle tematiche, sia nella conoscenza delle procedure di gestione di situazioni di disagio. Il 46% degli insegnanti pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo e/o pregiudizio.

Il 42% non pensa di aver ricevuto un'adeguata formazione sui rischi e sulle opportunità del digitale. A tal proposito, 1 docente su 2 sente il bisogno di fruire di risorse formative sulla salute mentale di bambini e adolescenti, un consistente 40% esprime la necessità di ricevere formazione in ambito di tecnologie digitali e sicurezza online, il 36% sul bullismo e il 18% sugli abusi e i maltrattamenti a danno di bambini e adolescenti.

I docenti considerano utili diverse opzioni formative e di aggiornamento: corsi in presenza (54%), pacchetti formativi online (37%), siti internet con consigli e risorse (31%), incontri con i genitori (26%). Oltre ciò, un insegnante su 5 pensa che una linea telefonica dedicata a questo tipo di problematiche potrebbe essere utile al mondo dei docenti, al fine di chiarire dubbi e chiedere supporto competente.