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Burkina Faso, quasi 2 mln senz’acqua. L’allarme di Oxfam

Cresciuto di 10 volte il numero di sfollati interni nel 2019, arrivati a oltre mezzo milione a causa degli scontri e dell’instabilità nel Paese. Il 94% è ospitato in alloggi improvvisati in aree già poverissime e sovraffollate per l’arrivo dei profughi, dove cresce il rischio di epidemie

di Redazione

Una popolazione che è sull'orlo del baratro per l’intensificarsi degli scontri nel nord e nell’est del Burkina Faso aggravati dall’impatto della siccità e del cambiamento climatico degli ultimi anni. Oltre 1,9 milioni di persone stanno letteralmente rimanendo senza nessun accesso ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari. Mentre solo l’anno scorso il numero di sfollati interni è cresciuto di 10 volte: oltre 500mila uomini, donne e bambini, che hanno trovato rifugio nei villaggi di aree già poverissime del Paese. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, di fronte ad una crisi dimenticata, resa ancor più grave dall’instabilità politica, che caratterizza il Paese.
«L’aumento esponenziale di persone costrette a lasciare le proprie case sta rendendo la situazione sempre più critica», ha detto il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone. Migliaia di famiglie hanno perso tutto e adesso sono allo stremo: hanno bisogno di acqua pulita e servizi igienici, di un riparo, cibo e assistenza sanitaria. I bisogni umanitari sono enormi e continuano a crescere con l’arrivo di un sempre maggior numero di profughi».

In particolare, donne e ragazze per prime sono costrette a ore e ore di fila per procurarsi la poca acqua disponibile. In una nota l'organizzazioe riporta alcune testimonianze: «Se mi alzo alle 7 la mattina in cerca d’acqua devo rimanere sotto il sole anche fino a mezzogiorno per procurarmene quel poco che spesso non è sufficiente per i bisogni della mia famiglia per l’intera giornata. E questo accade ogni giorno», racconta Fatoumata Sawadogo, madre che ha trovato rifugio nel campo profughi di Pissila, nel centro-nord del Burkina Faso, dove in questo momento più di 3.500 sfollati vivono senza accesso a fonti d’acqua pulita. «Senz’acqua non possiamo garantire le norme igieniche minime» aggiunge Huguette Yago, ingegnere idraulico, che qui lavora con uno dei partner locali di Oxfam per far fronte all’emergenza, nel tentativo anche di prevenire la diffusione di malattie dovuto alla mancanza di igiene. In questo contesto, il rischio di epidemie è infatti altissimo e nuovi focolai potrebbero avere gravissime conseguenze nelle aree dove migliaia di sfollati hanno trovato scampo. Nel frattempo – mentre si registra un consistente aumento di malattie intestinali per la mancanza di accesso all’ acqua pulita – la paura è che il peggio debba ancora venire.

L’accesso all’acqua è diventata una sfida giornaliera anche per le comunità locali che stanno offrendo un riparo spesso improvvisato al 94% degli sfollati nel Paese. «L’acqua è diventata fonte di tensione per tutti. Siamo troppi e la situazione è sempre più difficile», spiega Ousmane Bandé, che da solo sta ospitando più di 30 sfollati in casa sua.

Per far fronte all’emergenza Oxfam interviene in 13 regioni del Paese, per fornire l’accesso all’acqua pulita agli sfollati e alle comunità ospitanti nelle aree più colpite. Dopo aver recentemente ripristinato infrastrutture idriche per garantire l’accesso all’acqua a circa 21.800 persone al giorno; ha l’obiettivo quest’anno di estendere il proprio intervento riattivando 107 punti di erogazione d’acqua per soccorrere 287mila persone allo stremo.

«Dall’inizio dell’anno la situazione si sta deteriorando velocemente e 2,2 milioni di persone in questo momento hanno urgentemente bisogno di aiuti umanitari per poter sopravvivere. In un contesto dove 1,2 milioni di persone non hanno accesso a cure di base. Con 2.400 scuole chiuse, circa 318 mila bambini non possono più studiare. Per far fronte all’emergenza è quindi necessario uno sforzo immediato da parte della comunità internazionale per finanziare il piano internazionale di risposta all’emergenza», conclude Sansone.

In apertura Raccolta acqua foto Claire Le Prive da ufficio stampa Oxfam


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