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Economia & Impresa sociale 

Coronavirus, colpite le coop sociali: 40mila lavoratori a casa, danni da 20 milioni

«Siamo di fronte a una grave crisi del settore», spiega la presidente nazionale di Legacoopsociali, Eleonora Vanni, «sono urgenti misure e interventi per sostenere il settore»

di Redazione

L'emergenza Coronavirus sta colpendo in modo grave la cooperazione sociale e i suoi lavoratori. In 6 regioni sono a casa circa 20mila operatori di Legacoopsociali impiegati dei servizi di welfare con la chiusura di scuole e asili nido e servizi connessi.

Nel dettaglio, per le 6 regioni del nord oggetto di ordinanza restrittiva, emergono questi numeri: Emilia-Romagna oltre 5mila lavoratori; Friuli Venezia Giulia 3mila; Lombardia 4mila; Piemonte 3mila; Veneto 2.600 e Liguria 650. Nella sola Lombardia le perdite stimate in questa settimana per le cooperative sociali ammontano a oltre 1,5 milioni: in totale si può stimare un danno di circa 10 milioni. In Piemonte gli unici servizi garantiti sono i centri per le persone con disabilità, residenziali e semiresidenziali.

In tutte queste regioni tutte le attività saranno ferme fino a domenica primo marzo, in attesa di nuove disposizioni regionali e nazionali. Nello stesso tempo i nostri operatori socio-sanitari e sanitari sono in prima fila seguendo le direttive del ministero della Salute e le cooperative garantiscono la massima collaborazione preservando gli standard di qualità dei servizi nei quali sono impegnate.

«Siamo di fronte a una grave crisi del settore», dichiara la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni, «il nostro per altro è un dato ampiamente sottostimato. Oltre alle scuole e ai servizi per l’infanzia ci sono servizi diurni per minori che non sono legati al socio sanitario e ai livelli essenziali che comunque sono chiusi. In più ho sentito Stefano Granata, presidente di federsolidarietà e mi ha confermato che anche loro hanno numeri simili. Il che significa che stiamo parlando, rimanendo prudenti, di 40mila lavoratori a casa e di 20 milioni di dano economico».

Accanto alla gestione dell'emergenza sanitaria per Vanni «il Governo e le Regioni devono prontamente occuparsi anche delle ricadute sulle imprese e sui lavoratori per evitare che ad emergenza si sommi altra emergenza sociale ed economica. La cooperazione sociale è disponibile a collaborare per individuare le soluzioni praticabili». Quali? «Sicuramente la prima cosa da fare sarebbe attivare un cassa integrazione in deroga per questi operatori o quanto meno rendere applicabile l'utilizzo del fondo solidarietà che oggi invece a tempi di utilizzo troppo larghi per poter essere usato».


Nella foto di copertina la coop sociale Biplano


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