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8 Marzo, l’impegno per le bambine, le ragazze, le donne

Crescere è un duro lavoro, ma farlo senza il sostegno dei propri genitori è una privazione che nessuna bambina e nessun bambino dovrebbe mai vivere. Attraverso i suoi Programmi e Villaggi Sos, l’Organizzazione da oltre 70 anni costruisce percorsi di accoglienza, crescita e autonomia per centinaia di minorenni. E, laddove è possibile, anche per le loro madri

di Antonietta Nembri

Sono molti i motivi per cui un bambino potrebbe ritrovarsi solo, senza le cure genitoriali. Tra i primi una grave inadeguatezza nel rispondere ai bisogni quotidiani dei propri figli. Ma tra le motivazioni ci può essere anche la perdita di uno o entrambi i genitori.
Come nel caso di Lucia. La sua storia, quella di una bambina felice, che vive con mamma, papà e due fratelli più piccoli, si spezza improvvisamente all’età di 8 anni, quando la mamma muore. «Tutto il mio mondo crolla, dobbiamo trasferirci altrove perché mio padre, con un lavoro precario, non riesce a prendersi cura di tre bambini. Lasciamo la nostra casa, i nostri cuscini nei quali era ancora impresso l’odore della mamma, per un luogo sconosciuto, ancora senza odore né nome… Un luogo che poi abbiamo imparato ad amare come casa nostra: il Villaggio Sos, la nostra seconda famiglia. In questo ambiente così accogliente, io e i miei fratelli siamo rimasti uniti, cosa importantissima; credo sia stata la mia ancora di salvezza. Un pezzo importante della nostra vita andata in frantumi era rimasto intatto, da lì si poteva ricominciare!».

Lucia è stata una delle protagoniste e testimoni nel numero di Vita bookazine di settembre 2019 dedicato al caso affidi “Parlano i ragazzi. Stateli ad ascoltare!” (qui per chi volesse approfondire). In quell’occasione Lucia (nella foto) alla domanda se quella del Villaggio fosse una nuova famiglia? Aveva risposto: «Non esattamente. La familiarità che si crea all’interno del Villaggio non sostituisce la famiglia, anzi è come se te ne creassi una seconda a fianco della prima. Inoltre, i rapporti con quella d’origine non solo non vengono meno, sono favoriti: mio papà ci veniva a trovare la domenica e poi c’erano le telefonate, le vacanze estive che passavamo con lui».
Insieme ai fratelli, nel Villaggio Sos Lucia ha potuto mantenere il legame con il papà, che resta presente. «Negli anni dell’adolescenza al Villaggio Sos non ci si può sentir soli, attorniati da tanti amici e persone positive che ti trasmettono ottimismo e fiducia in te stesso e nel futuro. Io ho potuto fare sport, studiare, appassionarmi all’arte, alla letteratura, al cinema, al teatro, insomma alle cose belle della vita».

Lucia rimarca un punto essenziale della missione di Sos Villaggi dei Bambini: prendersi cura di ogni singolo bambino, per sostenerlo e aiutarlo a diventare un adulto in grado di compiere le scelte giuste e trovare così il proprio posto nel mondo. «Grazie a Sos Villaggi dei Bambini» conclude, «ho avuto la possibilità di essere un’adulta e soprattutto una madre serena, priva di quella rabbia che un destino avverso può provocare. Il Villaggio Sos ha amorevolmente trasformato la mia “mancanza” in straordinaria ricchezza».

In Italia, i bambini e ragazzi privi di cure familiari sono quasi 27mila: oltre 14mila in affidamento, 12.600 nei servizi residenziali per minorenni. Tra questi, la trascuratezza materiale e/o educativo-affettiva è causa dell’allontanamento da casa nel 47% dei casi, seguita dalla violenza assistita dentro le mura domestiche (19%). I minorenni in carico ai servizi sociali perché vittime di maltrattamento sono più di 91.200.
«Io ero una ragazza molto arrabbiata, arrivavo a tirare pugni contro il muro» racconta Teresa (nella foto), una ragazza cresciuta in un Villaggio Sos. «Ti fai tante domande: perché io? Cosa ho fatto di male? Queste domande crescendo non hanno più senso. Nel Villaggio Sos trovi l’affetto, la serenità, chi si dedica a te nel fare i compiti, nell’ascoltarti, nell’accompagnarti a fare sport», racconta Lucia. «Non sempre da una brutta esperienza nasce qualcosa di negativo. Io ho lavorato su me stessa e oggi guardo al mio futuro con fiducia. Il mio sogno è quello di laurearmi in Scienze della Formazione per poter insegnare e stare con i bambini».

Sogni dunque, quelli che aiutano ogni essere umano a costruirsi una strada degna di essere percorsa. Quella di Teresa è una delle ventuno storie contenute nel libro “In questo mondo storto”, curato dal Comitato Scientifico dell’organizzazione (qui la news). Il volume, edito da Il Mulino, è uscito lo scorso dicembre nelle librerie e nei bookstore online.

Pensare ai bambini non può prescindere dal pensare anche, dove possibile, a uno dei loro pilastri affettivi: le mamme. L’Organizzazione, infatti, offre sostegno anche alle donne che – a causa di maltrattamenti, abusi e violenze, dipendenze – rischiano di essere separate dai propri figli. Sono le donne sostenute dal progetto Mamma e Bambino, che ha l’obiettivo di evitare ai più piccoli la separazione traumatica dalla figura genitoriale per loro più importante. Il progetto si concretizza all’interno dei Villaggi Sos in Italia e nel Programma di affido familiare interculturale di Torino e prevede numerose attività per il rafforzamento delle capacità genitoriali, dal supporto psicoterapeutico alla mediazione familiare, dal sostegno al ruolo genitoriale ai percorsi di formazione, lavoro e autonomia abitativa.
La rete di Case Mamma con bambino gestita dall’organizzazione nel 2018 ha dato accoglienza a 66 donne e 99 bambini.

Le immagini sono di ufficio stampa Sos Villaggi dei Bambini