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Ero Straniero: la proposta di legge della società civile in discussione in Parlamento

La proposta di legge prevede il rilascio del permesso di soggiorno nei confronti di persone che hanno sviluppato processi di inclusione e integrazione sociale: "In questo modo le persone potranno avere una relazione trasparente con lo Stato, contrastando lavoro nero e irregolarità", spiega Filippo Miraglia dell'Arci

di Alessandro Puglia

Consentire alle persone di avere una relazione trasparente con lo Stato e sconfiggere la paura di chi è ormai integrato nel tessuto sociale. La legge di iniziativa popolare della campagna “Ero Straniero”, in esame in Commissioni affari costistituzionali alla Camera promossa da Emma Bonino, dai Radicali Italiani e da tante organizzazioni della società civile, depositata con oltre 90.000 firme alla Camera dei deputati il 27 ottobre 2017, sta seguendo il suo iter con interventi di associazioni di categoria, sindacati, esperti che dimostrano quanto sia importante introdurre un canale legale per l’ingresso nel mondo del lavoro.

«La proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero Straniero combatte sia l’immigrazione irregolare, ma anche agevola la ricerca nel mondo del lavoro italiano: il mondo produttivo ha bisogno di persone formate che possano venire e lavorare in Italia, considerato – come è stato illustrato anche da diversi esperti durante le audizioni -che i giovani vanno all’estero e abbiamo il tasso di denatalità tra i più alti d’Europa. Al momento l’Italia non può fare ricorso ad altri canali, considerando che l’unico canale è quello del lavoro nero», spiega Filippo Miraglia, responsabile area sociale, immigrazione e internazionale dell’Arci.

La proposta di legge prevede il rilascio del permesso di soggiorno nei confronti di persone che hanno sviluppato processi di inclusione e integrazione sociale: «Questo consentirebbe alle persone di avere una relazione trasparente con lo Stato e contrasterebbe lavoro nero e irregolarità. Un modo per capovolgere il proibizionismo nel campo dell’immigrazione che c’è in questo paese da più di 20 anni. Ecco se noi permettessimo alle persone di rivolgersi allo Stato in maniera regolamentata, permetteremo loro di uscire allo scoperto e di rivolgersi allo Stato con la propria faccia e i propri documenti», aggiunge Miraglia.

Tra le ultime audizioni dove sono stati ascoltati i rappresentati dell’Inps, il 14 gennaio Donatella Prampolini, vice presidente di Confcommercio ha dichiarato: «I lavoratori extracomunitari, che molte volte non sono in grado di essere messi in regola, spesso vanno ad aumentare le schiere dell’illegalità. È un problema di cui non possiamo fare finta di niente». Del resto, «ci sono settori dell’economia – come supermercati o assistenza domestica – in cui non si trovano italiani per certi tipi di impiego. E questo per le imprese è un grosso problema. Una delle problematiche «più grandi è legata alla burocrazia che c’è dietro all’assunzione di un lavoratore extra comunitario. L’azienda che ha bisogno di personale non può aspettare il decreto flussi, ha bisogno di avere flessibilità nell’utilizzo dello strumento di assunzione». Quindi «siamo d’accordo con la proposta di legge che prevede il permesso temporaneo per cercare lavoro, soprattutto perché non vincolato dal decreto flussi. Allo stesso tempo però servono più controlli».

Durante le ultimi audizioni i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno sottolineato l’importanza di aprire canali legali di ingresso in Italia anche per agevolare la ricerca di lavoro. «L’attuale quadro normativo, basato sulla legge Bossi-Fini, ulteriormente irrigidita dal successivo decreto Minniti nel 2018 e dai due decreti Sicurezza del 2019, deve essere superato con un intervento legislativo organico improntato a inclusività e rispetto dei diritti e della dignità delle persone migranti», ha dichiarato il segretario confederale della Cgil.


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