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Oltre 20 mila morti nel Mediterraneo dal 2014, aumentano i naufragi fantasma

L’ultima imbarcazione di cui non si è avuta più traccia è quella dove viaggiavano 91 persone. I contatti con l'imbarcazione si sono persi il 9 febbraio. Nessuna traccia anche di un’altra nave partita dall’Algeria. "Famiglie che si ritrovano a vivere nel limbo, senza sapere se i propri cari siano ancora vivi o morti". Il report di Missing Migrants Project dell'Oim

di Alessandro Puglia

Sono 20,014 secondo il progetto Missing Migrants dell’Oim, l'organizzazione internazionale per le migrazioni, i migranti che hanno perso la vita o risultano dispersi nel Mediterraneo dal 2014. Un elenco di vittime a cui si aggiungono quei naufragi sempre più difficili da documentare, ma di cui si perde ogni traccia. L’ultimo era stato segnalato da Alarm Phone ed è del 9 febbraio scorso.

«La scomparsa e il probabile annegamento di almeno 91 persone che risultano scomparse viaggiavano in un gommone in precarie condizione a Nord di Garabulli, in Libia. L’ultimo di una serie dei cosiddetti 'naufragi fantasma' che svaniscono nella rotta verso l’Europa con centinaia di vite», ha detto Frank Laczko, direttore del Global Migration Data Analysis Centre dell’Oim.

«Due terzi delle vittime risultano disperse senza aver lasciato tracce e questo rafforza la posizione dell’Oim per cui è necessario e vi è un urgente bisogno di incrementare la capacità SAR (ricerca e soccorso in mare) nel Mediterraneo».

Le barche fantasma o i naufragi invisibili vengono costantemente segnalati da Alarm Phone e da Caminando Fronteras che ricevano chiamate di soccorso da migranti in pericolo e dai familiari che sono sulle tracce dei loro cari scomparsi. Casi in cui come segnala l’Oim non vengono avviate operazioni di soccorso, lasciando così queste persone disperse in mare. «Se vieni da un paese benestante, saranno fatti tutti gli sforzi necessari per identificare il tuo corpo, lo stesso non avviene se sei un migrante nel Mediterraneo», ha aggiunto Laczko.

Famiglie che si ritrovano a vivere nel limbo, senza sapere se i propri cari siano ancora vivi o morti.

Alla tragedia del 9 febbraio, si aggiungono i tre corpi di giovani trovati in una spiaggia in Tunisia. Si tratta – spiega l’Oim – di dispersi che con ogni probabilità erano a bordo di una nave partita dall’Algeria con 18 persone, nave di cui si è persa ogni traccia.

L’Oim sottolinea l’importanza di creare canali d’ingresso legali per migranti e rifugiati per prevenire la sempre più inevitabile perdita di vite umane in mare.


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