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Cooperazione & Relazioni internazionali

Società civile e società del rischio: ecco il video dell’incontro

Vita ha avviato un piccolo esperimento: aprire uno spazio di riflessione e dibattito sulle sfide che la società civile nel suo complesso dovrà affrontare. La salute, la cura, l'aiuto ai più fragili, ma anche la comunicazione sono beni comuni che toccano il fondamento stesso del nostro stare insieme. Un invito a riflettere e agire

di Redazione

È l'ora di tutti e la società civile deve fare la sua parte. Una parte fondamentale: creare le infrastrutture sociali, l'impalcatura di fiducia su cui, anche quella creatura fragile che chiamiamo "cultura", dovrà ancorarsi.

Come vivere, dunque, questo momento? «Tornando all'essenziale, ai fondamentali», come ha spiegato il presidente di Federsolidarietà Stefano Granata, ieri nel seguitissimo incontro in live-streaming che Vita ha trasmesso sulla sua pagina Facebook. Il video dell'incontro di ieri su Società civile e società del rischio è disponibile su FB (ma lo alleghiamo anche qui sotto).

Tornare ai fondamenti per agire e pensare, ma con un pensiero e un'azione che oggi più che mai devono organizzarsi «immaginando già ora il dopo che verrà».

Anche qui: come? Pensiamo – perché questo sappiamo fare – che il nostro contributo sia creare spazi di pensiero, aprendo luoghi di dibattito. Vita si è proposta di farlo, inaugurando un percorso che ci piacerebbe condividere assieme, a partire dai tanti commenti che ci sono arrivati in diretta (ma che potete inviare anche a vita@vita.it) e con un numero digitale monografico e gratuito a cui stiamo lavorando.

Quando parliamo di fondamentali, parliamo di parole molto concrete, che impattano sulla vita di tutti: fiducia, relazioni, reti di vicinato e di prossimità, cura, cooperazione. Parole che hanno, oggi, una declinazione molto concreta: lo capiamo e lo vediamo dall'importanza che una connessione internet ha assunto, oggi. E dall'importanza, ad esempio, di superare il digital divide: situazione che, in queste ore più che mai, crea disuguaglianza materiale. Con situzioni del genere la società civile che verrà dovrà confrontarsi…

Ma già ora la società civile si sta confrontando con un orizzonte di rischio (sociale, morale, economico, occupazionale) complessivo: non può dunque irrigidirsi in vecchi schemi. Serve, ha precisato Francesca Folda, «un salto di pensiero, non più lineare ma esponenziale». Servono gesti concreti, esempi che aprano una strada e permettano ai tanti corpi intermedi di riorganizzarsi per essere efficaci, concreti, allineati con ciò che il tempo nuovo richiede: pensiero, azione.

Dal dibattito – che presto proseguirà con le stesse modalità e sullo stesso canale – è emerso che, oggi, se c'è un soggetto capace di capire, anticipare e soprattutto orientare verso un orizzonte civico comune le tante buone azioni e buone intenzioni che, in queste ore stanno attravesando il nostro Paese è proprio la società civile.

Una società civile aggregata attorno al bene comune (salute, comunicazione, relazione), sciolta dalla dicotomia pubblico privato, come hanno dimostrato – ha concluso Guido Bosticco – le tante azioni di corporate activism messe in campo in questi giorni. Azioni esemplari, come quelle delle associazioni, delle cooperative, delle Ong e di tutte quelle forme di agire civico e solidale da cui, già ora, dobbiamo ripartire


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