Cooperazione & Relazioni internazionali

Lesbo: incendio nel campo profughi di Moria. Muore un bambino di sei anni

Un altro incendio, scoppiato oggi nel campo di Moria sull’isola di Lesbo, ha causato la morte di un bambino di sei anni secondo quanto riportato dai Vigili del Fuoco. «Quante altre tragedie dovremo vedere prima di evacuare le persone da questo inferno?», dice Marco Sandrone capo progetto di Medici Senza Frontiere a Lesbo. Il video

di Redazione

L’ennesimo incendio scoppiato oggi nel campo per rifugiati e richiedenti asilo di Moria, sull’isola di Lesbo, ha causato la morte di un bambino e seminato panico e paura tra le persone. La clinica di Medici Senza Frontiere (MSF) appena fuori dal campo sta fornendo cure mediche e supporto psicologico alle persone coinvolte.

«Oggi un nuovo incendio nel campo di Moria sull’isola di Lesbo ha provocato la morte di un bambino, secondo quanto riportato dai Vigili del Fuoco. Le fiamme hanno seminato paura e panico tra le persone che vivono nel campo. L'incendio è stato spento e non abbiamo informazioni sulle cause che l’hanno provocato o se ci sono altri morti o feriti», dice Marco Sandrone capo progetto di Medici Senza Frontiere sull'isola.

«Le nostre équipe mediche nella clinica di MSF fuori dal campo stanno fornendo supporto medico e psicologico. Questo incendio arriva a soli due mesi da quello scoppiato nel campo di Kara Tepe e a cinque da un altro che aveva colpito Moria a settembre 2019. Questi eventi ci mostrano ancora una volta l'impatto drammatico che possono avere sulla salute fisica e psicologica delle persone che vivono in campi sovraffollati e non sicuri come quello di Moria. Le autorità europee e greche, che continuano a trattenere le persone in condizioni così disumane, hanno delle responsabilità sul ripetersi di questi terribili episodi. Quante volte ancora dobbiamo vedere le tragiche conseguenze di queste disumane politiche di contenimento prima di evacuare urgentemente le persone dall'inferno di Moria?».

Il video è stato raccolta da un operatore di Medici Senza Frontiere sul campo


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