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I sindaci scrivono al governatore Fontana: bisogna fare più test

Scriviamo con spirito di rispetto e collaborazione che ci ha animato sino ad ora, per chiedere non solo un segnale, ma un cambio di rotta. Chiediamo, come già avviene in Veneto ed in Emilia-Romagna, e come indicato dalle nuove raccomandazioni OMS, che il numero di test sia esteso il più possibile per agire con forza sui casi di contagio

di Redazione

Caro Presidente,
nelle ultime ore il dibattito sulle migliori modalità di contenimento del Coronavirus è stato segnato dalle decise prese di posizione dei Presidenti delle Regioni Veneto ed Emilia-Romagna. I Presidenti Zaia e Bonaccini si sono espressi per un metodo diverso rispetto a quello finora adottato nel resto del Paese (anche in Lombardia) e che era basato sulla ricerca del Coronavirus solo nei soggetti già sintomatici. L’approccio proposto in Veneto ed Emilia-Romagna prevede una forte estensione dei test diagnostici anche ai soggetti asintomatici, a partire dai familiari e dai contatti dei pazienti affetti da Covid-19 e con una particolare attenzione al personale sanitario, impegnato in prima linea nella gestione dell’emergenza e fortemente esposto al contagio.
Naturalmente non abbiamo la pretesa di sostituirci alle autonome valutazioni delle Autorità Sanitarie e non mettiamo in dubbio che l’approccio adottato inizialmente sia stato basato sulle evidenze allora disponibili.

Tuttavia, il nuovo approccio adottato in Veneto ed Emilia-Romagna ci sembra in perfetta sintonia con le recenti dichiarazioni del Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus: “Our key message is: test, test, test”. Questa dichiarazione inequivocabile si aggiunge agli studi recentemente pubblicati in letteratura, che sostengono come una parte estremamente rilevante dei contagi avvenga a partire dai soggetti asintomatici o comunque non diagnosticati per Covid-19. Peraltro segnaliamo come uno dei modelli ritenuti di maggiore successo nella lotta contro il Coronavirus, quello applicato in Corea del Sud, preveda l’uso estensivo dei test diagnostici anche su soggetti non sintomatici. Autorevoli voci del mondo Accademico italiano si sono inoltre espresse con chiarezza per un uso più estensivo dei test.

Non sono solo le motivazioni scientifiche a muoverci nello scrivere questa lettera, naturalmente.
Sono ormai costanti le esperienze sul nostro territorio, che riguardano i nostri Cittadini, che evidenziano tutti i limiti dell’effettuare test solo ai soggetti sintomatici.
Limiti segnalati a gran voce anche dai rappresentanti del personale sanitario: medici, infermieri, tutte le categorie denunciano non solo di sentirsi non adeguatamente protette nello svolgere il proprio compito assistenziale, ma addirittura di sentirsi responsabili di un’ulteriore espansione del contagio verso i propri pazienti, in assenza di screening rivolti ai sanitari. Una drammatica testimonianza pubblicata sul Corriere della Sera di Bergamo usa parole inequivocabili: “Ci mandano a infettarci e poi a infettare, non è etico”. E sono continue le segnalazioni di medici che nel territorio lombardo, per la carenza dei mezzi di protezione e in assenza di screening loro dedicati, contraggono il Coronavirus, si ammalano e muoiono nello svolgimento della propria missione assistenziale.

La nostra Regione sta pagando un prezzo elevatissimo a causa della diffusione del Coronavirus. Territori, città, famiglie devastate dal dolore e dalla perdita dei propri casi. Un prezzo che rischia di essere ancora maggiore, se non mettiamo in campo tutti gli strumenti necessari a ridurre il numero di contagi e morti evitabili. Il concetto di “morte evitabile” non è astratto: in questo momento tocca la coscienza di ciascuno di noi.

Abbiamo sostenuto da subito e senza esitazione le scelte di Regione Lombardia, con pieno spirito di collaborazione, nel rispetto dei compiti di ciascuno e con piena fiducia nel ruolo di guida della Regione e del Governo.
Ma oggi scriviamo, con lo stesso spirito di rispetto e collaborazione
che ci ha animato sino ad ora, per chiedere non solo un segnale, ma un cambio di rotta. Chiediamo, come già avviene in Veneto ed in Emilia-Romagna, e come indicato dalle nuove raccomandazioni OMS, che il numero di test sia esteso il più possibile per agire con forza sui casi di contagio, malattia e morte evitabili.
Siamo consapevoli della difficoltà che questa richiesta comporta, ma crediamo che un approccio razionale, che veda come prioritario oggetto di tutela i contatti dei pazienti Covid-19 e il personale sanitario, sia perfettamente percorribile. In particolare al personale sanitario devono essere garantiti adeguati dispositivi di protezione e la possibilità di uno screening precoce.

Siamo certi che condividerete l’urgenza delle misure che proponiamo. Siamo certi comprenderete la nostra viva preoccupazione per la salute dei nostri Concittadini.
Con fiducia e stima,
Cordiali Saluti

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