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Migranti e rifugiati: se l’emergenza COVID-19 è anche psicologica

In questi giorni per le persone più vulnerabili, come i migranti e i richiedenti asilo, il sostegno psicologico può diventare essenziale quasi quanto quello sanitario e pratico-legale. Per questo l’associazione Médecins du Monde – Missione Italia ha attivato in collaborazione con Unicef e con l’associazione Asinitas un servizio telefonico di primo soccorso dedicato anche alla salute mentale

di Anna Toro

«Oggi più che mai è necessario pianificare e attuare interventi idonei per difendere l'accesso alle cure mediche per le persone in condizioni di vulnerabilità e proteggerle dal rischio di contagio». Ne è convinta l’associazione Médecins du Monde (MdM) che, abituata a operare in contesti internazionali difficili, come molte altre ong e associazioni internazionali in questo periodo sta rivolgendo gran parte delle energie della propria sezione italiana alla lotta contro il propagarsi del Covid-19 nel nostro Paese. E proprio le persone migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo sono alcune tra le categorie maggiormente vulnerabili, soprattutto i più giovani e le donne, che non sanno a chi rivolgersi per trovare informazioni e assistenza adeguate, e a cui si aggiunge il fardello – pesante e spesso traumatico – dell’esperienza migratoria. Persone, dunque, per le quali il sostegno psicologico può diventare essenziale quasi quanto quello sanitario e pratico-legale.

Da qui l’idea di attivare un numero di emergenza – gestito da Médecins du Monde – Missione Italia in collaborazione con Unicef e l’associazione Asinitas – rivolto non solo a tutti coloro che non hanno un medico di base e che vorrebbero ricevere un consulto telefonico sul COVID-19, ma anche in grado di fornire un supporto di primo soccorso psicologico per chi lo dovesse richiedere. Un servizio che si affianca al numero verde di orientamento ai servizi medico-sanitari per richiedenti asilo e rifugiati gestito da Arci, a cui i medici italiani di Médecins du Monde offrono la propria consulenza. «Avere un progetto migratorio rientra tra i fattori protettivi per la salute mentale, la sospensione delle attività è dunque di per sé un elemento di rischio, anche in persone che non hanno riportato esiti da esperienze traumatiche – spiegano a Vita, Laura Auricchio e Teresa Morgillo, psicologhe di Médecins du Monde – Missione Italia – I sentimenti di esclusione, di isolamento, di solitudine, di confusione di senso, di difficoltà di accesso ai servizi che caratterizzano ogni esperienza migratoria, oggi sono amplificati dall’impossibilità di porvi rimedio tramite l’attivarsi di percorsi concreti di autonomia».

Succede che situazioni particolari come la gravidanza, il parto, o anche tutta la relazione genitoriale, in questo momento risentono dell’assenza del supporto concreto delle comunità di appartenenza e delle agenzie socio-educative. «Ancora, le persone che presentano disabilità fisica o psichica, le persone vittime di sfruttamento sessuale, le coppie o famiglie in cui si convive con la violenza fisica e psicologica, vedono venir meno forme di protezione e riduzione del danno garantite dalla assistenza sociale e sanitaria». Infine, tra le possibili casistiche individuate dalle psicologhe: «I sopravvissuti a forme di violenza estrema e tortura, chi ha già vissuto dei traumi legati alla detenzione e deve rivivere una nuova convivenza forzata con limitazione della libertà, le persone perseguitate per l’orientamento sessuale, per l’appartenenza religiosa o etnica nelle quali il tema del contagio potrebbe amplificare una dimensione esistenziale di sospetto e vulnerabilità personale».

Il servizio telefonico di Mdm offre così un primo soccorso psicologico a persone e operatori, per accogliere e contenere le tensioni emotive di questi giorni (ansia, tristezza, confusione, preoccupazione, paura) «fornendo anche supporto per una migliore gestione della convivenza forzata, sia in contesto domestico che di accoglienza presso strutture». Tasto dolente, quello dell’accoglienza nelle strutture, caratterizzato da numerose criticità, a tutti i livelli: «Innanzitutto la difficoltà di gestire le norme preventive sulle distanze di sicurezza, soprattutto nei grandi centri – commenta la sociologa di Médecins du Monde, Lorena Di Lorenzo – Ci si chiede inoltre se tutti i centri abbiano preso adeguate misure per gestire non solo la prevenzione ma anche la risposta a possibili contagi (aree per l’isolamento, dispositivi di protezione sanitaria, contatti con i medici di base e con le istituzioni sanitarie di riferimento). Infine, il rischio che altre questioni sanitarie, non legate a Covid-19, passino in secondo piano, soprattutto nei centri affollati».

Il numero di emergenza attivato da Médecins du Monde – Missione Italia, Unicef e Asinitas: +39 3510221390.

Il numero verde per rifugiati e richiedenti asilo attivato da Arci – con la consulenza dei medici di Médecins du Monde – Missione Italia: 800905570 (Lycamobile: 3511376335)

Foto: Pixabay


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