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Cooperazione & Relazioni internazionali

Coronavirus, se arriva nei campi profughi sarà un genocidio

La situazione al confine tra la Grecia e la Turchia continua a essere drammatica. E nei campi profughi sulle isole dell'Egeo le condizioni igieniche non esisto. «L’Europa ancora una volta ha scelto di essere la grande assente», dice Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana. «Ma i migranti non sono armi politiche. Svuotiamo il campo profughi di Lesbo: davanti al diritto alla salute dobbiamo essere tutti uguali. I governi dell’Ue non possono voltare le spalle a Turchia e Grecia per il ricollocamento»

di Anna Spena

Cosa sta succedendo al confine tra la Grecia e la Turchia? Le persone sono concentrate sul confine settentrionale del fiume Evros. E da lì cercano di entrare in Grecia. C’è stato qualche giorno fa Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa che con l’organizzazione italiana, in collaborazione con la Croce Rossa Ellenica, sono attive nel Paese. «Non siamo riusciti ad entrare», racconta, «in quella che viene chiamata “la terra di nessuno”. Ho visto alcune centinaia di persone al cancello che chiedevano disperatamente di entrare in Grecia. Bambini, donne e uomini coinvolti nella crisi umanitaria in atto al confine tra Grecia e Turchia, nelle isole greche e nel Mar Egeo non devono essere usati come strumento politico».

La questione delle condizioni dei profughi oggi, nei giorni dell’emergenza da Coronavirus, ha bisogno più che ma di essere affrontata perché quello della salute è un tema globale. «Pensiamo», continua Rocca, alle condizioni dolorosissime nel campo di Moira, sull’isola di Lesbo. Aperto per ospitare 2800 persone e non 19mila».

Se dovesse esserci una anche lì, come nei tanti campi profughi esistenti, un focolaio di Coronavirus potrebbe trasformarsi in un genocidio di massa. «È importante intervenire», continua Rocca. «Il governo greco deve svuotare i campi e ridistribuire le persone in strutture più piccole per mantenere le distanze di sicurezza ed evitare il contagio: nei campi come quello di Lesbo le condizioni igieniche di fatto non esistono. E non solo il Coronavirus ma qualunque malattia infettiva si propaga più veloce. Nel campo non c’è l’accesso all’acqua. Allora di cosa stiamo parlando?».

Ma che tipo di interlocuzione si può avere con un governo, quello greco, che non permette più ai rifugiati di fare domanda d’asilo? «Partiamo da un presupposto», continua Rocca, «la difficoltà sociale in Grecia è enorme. Ma davanti al diritto alla salute e alla dignità della salute siamo tutti uguali. Il vero problema non è il governo greco, ma l’Europa che ancora una volta ha scelto di essere la grande assente e ha definito la Grecia il suo scudo, come se ci fosse bisogno di difendersi da altri esseri umani. Ma è vero che i migranti vengono usati come armi politiche. Quindi trovo ingeneroso scaricare “la colpa” solo sul governo greco. Se una colpa c’è è dell’Europa perché sono anni che mancano i meccanismi sanzionatori rispetto alla ridistribuzione dei migranti. Con che credibilità si può dire ad una comunità che le persone saranno riallocate quando questo alla fine non accade mai?

I governi dell'Unione Europea non possono voltare le spalle a Turchia e Grecia. Gli Stati dell'Europa meridionale non possono essere lasciati soli. Tutti gli Stati hanno la responsabilità di proteggere le persone e salvare vite umane. I richiedenti asilo devono ottenere la protezione internazionale, in linea con le leggi internazionali e dell'ue. L'accesso all'assistenza umanitaria e ai servizi essenziali, compresa quella sanitaria, dovrebbe essere garantito per tutte le persone».

Credit Foto Croce Rossa


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