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Lisa Noja: urgente l’approvvigionamento di DPI per gli enti del terzo settore

«Il tema dei DPI è oggi di rilevanza assoluta poiché, se non riusciamo a fornirli agli operatori sanitari e socio sanitari, non solo rischiamo di compromettere la prima linea, quella che si prende cura dei malati e di chi necessita di assistenza quotidiana, ma corriamo anche il pericolo esiziale che operatori infetti ma asintomatici contagino le persone più fragili, producendo un effetto esponenziale di diffusione del virus in strutture che dovrebbero proteggere le persone più in difficoltà»

di Lisa Noja

Esiste un’emergenza nell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. Le strutture che ospitano anziani, persone con disabilità, minori e famiglie, persone con problemi di salute mentale o dipendenze rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe a orologeria, soprattutto nelle Regioni più colpite dal contagio, come la Lombardia. E questo a causa della scarsità, spesso vera e propria mancanza, di Dispositivi di Protezione Individuali – DPI (mascherine, guanti, e tutti i presidi di tutela necessari per garantire la sicurezza degli operatori e delle persone da loro assistite). Non è un caso che il Forum Terzo Settore lombardo abbia chiesto alla Regione di attivare subito un’unità di crisi per il sistema socio-sanitario e l’approvvigionamento di DPI per gli enti del terzo settore.

Il tema dei DPI è oggi di rilevanza assoluta poiché, se non riusciamo a fornirli agli operatori sanitari e socio sanitari, non solo rischiamo di compromettere la prima linea, quella che si prende cura dei malati e di chi necessita di assistenza quotidiana, ma corriamo anche il pericolo esiziale che operatori infetti ma asintomatici contagino le persone più fragili, producendo un effetto esponenziale di diffusione del virus in strutture che dovrebbero proteggere le persone più in difficoltà e che hanno bisogno di maggiore aiuto. Se guardiamo alla situazione del Paese, non sfuggirà, infatti, come alcuni focolai siano nati proprio all’interno di RSA e Centri residenziali.

Siamo tutti ben consapevoli delle difficoltà enormi che stanno affrontando tutti i Paesi nell’approvvigionarsi di DPI sul mercato. Tuttavia, proprio per questo, oggi più che mai, è indispensabile che il Governo oltre ad attivarsi in ogni modo possibile per il rifornimento di questi strumenti, chiarisca – attraverso una informazione diffusa e martellante – quali dispositivi vanno usati in relazione al contesto e al tipo di attività svolta, impedendo uno spreco di presidi indispensabili. Troppo spesso vediamo persone che non ne avrebbero alcuna necessità indossare le mascherine più protettive, quelle che vanno riservate alla protezione dei medici e degli operatori impegnati sul fronte ospedaliero ma anche su quello territoriale legato all’assistenza degli utenti della rete primaria.

Ed è urgente che tutte le Regioni e non solo alcune, a partire proprio dalla Lombardia, attivino unità di crisi ad hoc che aiutino le associazioni, le fondazioni, le cooperative sociali che gestiscono le strutture residenziali per le persone più fragili, a districarsi nell’approvvigionamento dei DPI, assicurando che tutte queste realtà possano avere accesso in modo continuativo al rifornimento.

Il gruppo di Italia Viva della Camera dei Deputati ha presentato un’interrogazione urgente per fare chiarezza. Anche perché, per poter attivare ogni risorsa possibile e dare una mano come parlamentari, abbiamo necessità di sapere quante sono attualmente le mascherine e i DPI reperiti, di che tipo, con quali criteri vengono distribuiti dalla Protezione Civile e che tempistiche si prevedono per un adeguato e sistematico approvvigionamento dei servizi sanitari e socio sanitari. Comprendiamo tutti molto bene le difficoltà tecniche che stiamo affrontando, l’impegno profuso da tutte le istituzioni e anche dalle imprese, che stanno riconvertendo alcune linee produttive, proprio per aiutare il Paese.

Siamo coscienti che già l’articolo 15 del DL Cura Italia ha adottato una procedura straordinaria per la produzione di mascherine chirurgiche e DPI, stabilendo deroghe alle vigenti disposizioni con la possibilità di una autocertificazione a INAIL o all’Istituto Superiore di Sanità (a seconda del tipo di mascherina), che si pronuncerà nei tre giorni successivi circa la rispondenza alle norme in vigore. Forse, però, occorre andare oltre e immaginare se sia possibile individuare ulteriori enti certificatori affidabili, sparsi sul territorio, certificati dall’ISS che rendano più snello e rapido il processo per ridurre al minimo gli intoppi burocratici che devono affrontare le aziende disponibili a raccogliere questa chiamata all’aiuto.

Fino a quando non avremo un vaccino, dovremo convivere con il Covid-19. Per questo, dobbiamo attrezzarci per avere il maggior numero di mascherine possibile che ci consenta di essere coperti nei prossimi mesi. Dobbiamo, quindi, semplificare le modalità di approvvigionamento. Accrescere la produzione interna per non subire blocchi all’esportazione da parte di altri Paesi, che pure ne hanno e ne avranno sempre più bisogno. Assicurarci che i cittadini siano alleati in questa battaglia, comprendendo appieno come usare le mascherine in modo corretto, senza sottrarle a chi ne ha davvero bisogno, tra cui le migliaia di operatori e volontari del terzo settore che rappresentano un vero argine alla diffusione del contagio. E tutto ciò dobbiamo farlo ora, subito. Anzi, avremmo dovuto farlo ieri!


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