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Milano, genitori con coronavirus. La Cordata ospita i bambini soli in quarantena

Da domani 28 marzo i bambini con genitori ospedalizzati con Coronavirus che non hanno una rete familiare dove essere ricollocati e devono osservare il periodo di quarantena saranno ospitati nella struttura di Zumbini 6 della cooperativa sociale La Cordata. Gli educatori saranno presenti h24, la struttura viene completamente sanificata due volte al giorno. Da remoto si lavorerà con un gruppo di psicologi che affiancheranno i ragazzi. Partita anche una raccolta fondi per comprare tablet, in modo che i bambini possano rimanere in contatto con genitori e insegnanti

di Anna Spena

La Cooperativa Sociale La Cordata, che opera da 30 anni sul territorio della Città metropolitana di Milano e offre servizi abitativi, di accompagnamento sociale e di ospitalità alberghiera di breve e lungo periodo, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus ha deciso, insieme al Comune di Milano, alla Cooperativa Comin, a Emergency e alla Diaconia Valdese, di ospitare nella struttura di Zumbini 6, nel villaggio Barona a Milano, bambine e bambini tra i 6 e i 14 anni – ma si può arrivare fino a 18 anni, i cui genitori sono in ospedale perché positivi al Coronavirus e che non hanno altri adulti di riferimento che possano prendersi cura di loro.

«Zumbimbi è il nome che abbiamo dato a questo progetto», spiega Claudio Bossi, presidente e tra i soci fondatori della cooperativa.«In questa emergenza dovevamo fare anche noi la nostra parte. La struttura Zumbini 6 è nata nel 2015, primo esperimento di housing sociale in Italia. Un laboratorio di economia sociale con nuove forme di abitare, di lavoro, di cura e di socialità. Il complesso comprende 130 posti letto distribuiti in camere doppie e singole. E ci sono quattro tipologie abitative: alberghiera per le permanenze di breve periodo a prezzi low-cost, un residence sociale integrato per le permanenze mensili, un pensionato integrato per studenti e soggetti deboli, e 4 appartamenti bilocali per l’accoglienza di mamme con bambini in situazione di disagio sociale. «Oggi», continua Bossi, «solo 35 posti letto sono occupati. Così la scorsa settimana ci siamo sentiti con l’assessore delle politiche sociali del comune di Milano, Gabriele Rabaiotti e abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra struttura».

Quando viene ricoverato un genitore in ospedale con diagnosi di covid19 il bambino viene affidato ai servizi sociali della struttura sanitaria: «sono loro a fare una prima ricognizione per capire se c’è una rete familiare dove il bambino può essere ricollocato», spiega Bossi. «In caso contrario si contattano i servizi sociali del comune che trasferiscono il bambino nella nostra struttura».

Tutti i bambini ospitatati sono soggetti a periodi di quarantena. Ma come si mette in piedi una soluzione cosi? «L’ong Emergency ha fatto un primo sopralluogo nella struttura. Con loro abbiamo isolato un interno piano, il primo. Il piano è dotato di 16 camere singole e doppie. Due sono destinate agli operatori per il cambio vestiti e la sanificazione di inizio e fine turno. Le stanze sono tutte dotate di bagno e i bambini non possono uscire. Per ogni due stanze ci sarà un educatore presente h24. Gli educatori totali sono 24 che si alternano in 3 turni di 8 ore».

Il cibo arriva dall’esterno, anche per la lavanderia ci si appoggia ad un service, fatta eccezione per i vestiti dei bambini che si lavano, invece, nella struttura. «Due volte al giorno», spiega Bossi, «tutta la struttura viene completamente sanificata».

Ad affiancare gli educatori e il gruppo della logistica per l’approvvigionamento c’è un equipe di psicologi che lavorerà da remoto con i ragazzi per affrontare le emergenze di carattere psicologico.

«Abbiamo lanciato una raccolta fondi», dice Bossi, «perché il comune non può coprire tutte le spese per mandare avanti una macchina di questa portata. E stiamo raccogliendo anche altro materiale come Tablet e play station perché i bambini non possono uscire dalle loro stanze. I tablet sono fondamentali così i bambini possono rimanere in contatto con i genitori e gli insegnanti. E stiamo mettendo insieme un gruppo di volontari che da remoto organizzano momenti di gioco a distanza per i ragazzi come racconto di favole o spettacoli di clown. In modo che i bambini creino rapporti stabili con più di una persona». Il progetto può coinvolgere fino a 14 bambini: «ma siamo pronti ad aumentare il numero, abbiamo altre 13 stanze libere, nel caso la situazione o la richiesta dovesse esplodere».


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