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Nasce il Covid Ospedale Fiera di Milano

Costruito grazie a 1200 donazioni per una raccolta di quasi 21 milioni, dieci giorni di lavoro da parte di 500 persone e con il contributo di quasi 100 imprese. A regime avrà 200 posti letto e 900 addetti gestiti dal Policlinico di Milano. La trasparenza sulla gestione dei fondi è garantita da Fondazione Comunitaria di Milano che gestisce il fondo dedicato

di Lorenzo Maria Alvaro

1.200 donazioni, per una raccolta da quasi 21 milioni di euro, che consentiranno di chiudere il progetto Covid Ospedale Fiera. «Il frutto della raccola è stata deposittata su un conto che avrà il controllo, per garantire tutt ala trasparenza del caso, da parte della Fondazione Comunitaria di Milano», spiega il presidente della Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali all'inaugurazione del nuovo polo.

«Abbiamo realizzato il meglio che si poteva fare in questi 10 giorni in una situazione drammatica. Hanno lavorato in 10 giorni, 500 persone su 3 turni per 24 ore al giorno e quasi 100 imprese. Milano e la Lombardia stanno combattendo una battaglia incredibile e noi abbiamo fatto qualcosa che speriamo sia di aiuto in questa battaglia», continua il presidente, «questa struttura rimarrà finché sarà».

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«Credo sia la terapia intensiva più grande d'Italia», afferma Pazzali. L'ospedale, alla fine dei lavori, disporrà di 8 reparti con 53 letti. Tra 200 medici anestesisti rianimatori, 500 infermieri e altri 200 operatori sanitari di vario genere, si arriverà a un totale di 900 addetti che lavoreranno nel nuovo padiglione del Policlinico, Irccs che gestirà la struttura.

Per ora «non è previsto l'arruolamento di medici dall'estero», è stato spiegato. L'ospedale servirà ad accogliere i nuovi contagiati “gravi” non solo della Lombardia, ma di tutto il Paese.

A regime, potrebbe servire a svuotare quegli ospedali in Italia che hanno messo in stand-by le sale operatorie. Dopo i primi 24 posti aperti tra domenica e lunedì, la seconda consegna riguarderà il primo blocco con 53 posti. «Questo è il primo obiettivo nella fase iniziale e a seguire gli altri». Alla domanda sul perché si è scesi a 200 posti dai 400 immaginati all'inizio, Pazzali ha chiarito: «I posti erano 400 perché quando abbiamo disegnato il primo layout si trattava di un ospedale da campo. Attraverso il supporto dei colleghi esperti della direzione generale sanità, abbiamo raffinato il progetto fino ad arrivare a oltre 200. Questi posti di terapia intensiva avranno a disposizione di centinaia di metri quadrati di servizi e della parte radiografica, che hanno occupato un certo spazio».

A spiegare il cambio di paradigma anche le parole di Guido Bertolaso, lette da Gerardo Solaro del Borgo del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta: «non abbiamo realizzato un ospedale da campo, come purtroppo a volte in emergenza ci siamo trovati costretti a fare in passato. Non abbiamo realizzato un lazzaretto, lo abbiamo detto fin dall’inizio. Qui in Fiera abbiamo creato un vero e proprio ospedale specialistico. Un ospedale ideato e costruito nel rispetto del paziente e di tutti gli operatori sanitari e non che li assistono. Perché è proprio la figura del paziente al centro di quest’opera. Chi entra qui avrà ambiente, struttura, attrezzature e assistenza ottimale per le proprie esigenze di salute».

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«Il Governo ha già detto di voler riprodurre quello che abbiamo fatto in Fiera al Centro e al Sud d'Italia, proprio perché, se si dovessero ripetere emergenze di questo genere, ci possa essere la garanzia di una diga», ha chiarito in conclusione il governatore lombardo, Attilio Fontana che aggiunge, «questo ospedale sarà il simbolo della battaglia vinta sul coronavirus, sarà il simbolo della ripresa della Regione. A una condizione: non abbiamo vinto ancora niente. Mi raccomando: non diffondiamo troppo entusiasmo perché non abbiamo vinto niente. Bisogna ancora rimanere a casa e rispettare le regole – ha esortato – Solo così potremo vincere definitivamente la nostra battaglia».


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