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Per la Ragioneria di Stato la vita di un medico non vale il costo di una mascherina

Dura presa di posizione del segretario della Federazione Italiana Medici Medicina Generale Silvestro Scotti dopo la bocciatura di un emendamento al Decreto Cura Italia. L'emendamento mirava a estendere la fornitura dei dispositivi di protezione individuale ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti

di Marco Dotti

«Oggi devo dire addio a un amico con il quale ho condiviso i miei primi passi della formazione che ci avrebbe portato al servizio della medicina di famiglia e dei cittadini di questo Paese, o almeno così credevamo. Un amico che, come tutti noi medici di famiglia, è stato scaricato dalle istituzioni politiche e sanitarie ed è morto da solo E la sua morte non vale per quattro burocrati della Ragioneria dello Stato, manca una relazione tecnica».

È durissima la presa di posizione di Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, Federazione Italiana Medici Medicina Generale. L'ennesimo, di un medico di famiglia contagiato dal Covid-19.

Giovanni Battista Tommasino, classe 1959, originario di Castellammare di Stabia e la sua morte arriva all’indomani di una decisione della Ragioneria dello Stato che la FIMMG ritiene inaccettabile. In particolare è arrivato il parere negativo all’emendamento 5.1 al Decreto Cura Italia.

Il tutto, mentre il Paese è schiacciato da un cortocircuito comunicativo secondo solo alla violenza del virus.

L'emendamento – si legge nella presa di posizione della FIMMG – mirava a chiarire che «la fornitura dei dispositivi di protezione individuale doveva essere estesa ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti. Professionisti fino ad oggi, e a questo punto anche domani, lasciati nel limbo delle interpretazioni amministrative che, vedendoli come lavoratori autonomi, devono provvedere autonomamente a queste forniture. Trascurando che approvvigionarsene nelle quantità necessarie è quasi impossibile».

Ma, a quanto si apprende, la Ragioneria, nel rinviare il parere del ministero della Salute, si è espressa in maniera contraria per la mancanza di una relazione tecnica utile a quantificare gli oneri finanziari prodotti da questa modifica.

«Mi chiedo – dice Scotti – quanto valga per lo Stato la vita di un medico o di questi attori del territorio. In questi termini il Cura Italia per i medici di medicina generale è più che altro una vergogna, che oltretutto, in altri capitoli, tende a proteggere gli esperti e i direttori. Chi comanda da dietro le scrivanie, senza mai aver visto un paziente, indossa mascherine da operatore sanitario, ma queste mascherine servono proteggerli da errori da loro commessi nei confronti degli operatori e dei cittadini durante questo periodo sicuramente complesso? Un frangente che richiede responsabilità, non certo dei salvacondotto. Ma ormai è chiaro, il sistema difende se stesso. Forse perché già ha valutato di aver fatto errori?».

Scotti prende atto dunque che è un conto ragionieristico a «scaricare definitivamente i medici di medicina generale» e che d’ora in poi «ogni nuovo morto tra le fila dei medici di famiglia sarà in capo alla Ragioneria dello Stato e al Governo assenziente».

FIMMG dunque avvierà al più presto un dialogo con le altre sigle sindacali per mettere in campo le azioni che, in coerenza con le norme vigenti, consentano la chiusura degli studi di medicina generale. Un messaggio lanciato con estrema chiarezza al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza.

«Vogliamo anche sapere – conclude Scotti – quali mascherine sono state fornite e stanno usando i funzionari della Ragioneria dello Stato e se, per fornirgliele, sia stata richiesta una relazione tecnica per l’alto profilo assistenziale che svolgono».


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