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A Gibuti, nel Corno d’Africa, la Caritas apre le porte ai bambini di strada

A Gibuti i primi casi di Coronavirus ma nel Paese il fenomeno dei bambini di strada registra numeri molto alti. Con il diffondersi dell'epidemia la situazione è sempre più drammatica. Il Monsignor Bertini, responsabile della Caritas locale ha aperto le porte della sua parrocchia ad 80 ragazzi

di Anna Spena

Situato nel Corno d'Africa, di fronte allo Yemen, è uno dei Paesi più caldi del mondo, la temperatura media è di 30°. Desertico, la sua agricoltura è possibile solo in poche zone e copre appena un quarto del fabbisogno locale. Senza un'industria di trasformazione e senza ricchezze minerarie, l'economia gravita intorno all'allevamento praticato dai pastori nomadi e alle attività commerciali del porto. L'alfabetizzazione raggiunge il 70% della popolazione, mentre il tasso di disoccupazione tocca il 60%.

Parliamo del Gibuti, anche qui è presente la Caritas che sostiene i programmi delle scuole informali e delle scuole per i bambini con disabilità. Nel Paese il fenomeno dei bambini di strada registra numeri molto alti, se la polizia li prende li porta nel deserto al confine con l’Etiopia e li abbandona. Con il verificarsi dei primi casi di Coronavirus la loro situazione è diventata ancora più drammatica. Ma proprio dalla Caritas arriva il racconto di una storia di speranza. Il Monsignor Bertini, responsabile della Caritas del Paese, ha accolto 80 bambini di strada dentro la casa parrocchiale.

«Questa», spiega la dottoressa Matilde Leonardi, neurologa del Besta, «è stata un’azione straordinaria». La dott.ssa Leonardi, esperta di disabilità a livello internazionale, conosce bene il Paese. Ed è stata lei a riportare sulla sua pagina Facebook questa bella storia di solidarietà. Dal 2013 è coordinatrice scientifica del progetto “Una scuola per tutti”, sostenuto dalla Caritas in collaborazione con l’ong “Mediterraneo senza handicap”. «Ci siamo occupati», continua, «dell’inserimento di bambini con disabilità nelle scuole informali. La scorsa settimana dovevamo partire per “formalizzare” questo progetto incredibile: dopo tanti anni di lavoro e formazione di insegnanti il ministero ha aperto le classi anche ai bambini disabili. Ma poi è arrivato il Coronavirus e tutto, anche nel Gibuti è stato chiuso. Ci sarà tempo di recuperare. Ma adesso la priorità è contrastare il virus, la priorità sono i bambini. Soprattutto quelli che vivono in strada».

«La Caritas di Gibuti», racconta suor Michela dell'ong Mediterraneo senza handicap, «da sempre si occupa di bambini di strada. Ne accoglie anche 200 al giorno. Loro si mettono in fila e aspettano che gli venga consegnato un pasto. Ma da quando anche nel paese sono stati registrati i primi casi di coronavirus il monsignore Bertini è riuscito ad accoglierne fino ad 80 da tenere in parrocchia tutto il giorno per evitare che contraggano il virus».

«Monsignor Bertini», dice Leonardi, «ha deciso che se o meglio quando deve arrivare l’epidemia lui la affronterà con tutti i bambini dentro alla sua parrocchia, insieme. Che Dio inventi percorsi diversi del virus, non lì non a loro. Ma se moriranno sarà solo per il dannato virus e non per una solitudine senza amore. I bambini di Gibuti devono vivere. E Monsignor Bertini anche».


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