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Scout, educarsi alla consapevolezza con il progetto #fanuovetuttelecose

Imparare a guardare alla vita, anche nei suoi momenti più tremendi, come un luogo dove Dio agisce e parla ad ogni persona. Questo in sintesi il cuore dell’iniziativa che vede l’Agesci impegnata nell’accompagnare i ragazzi a vivere la quotidianità in queste settimane di emergenza da Coronavirus

di Antonietta Nembri

#fanuovetuttelecose: questo il titolo scelto per un progetto lanciato a fine marzo dall’Agesci – l’associazione guide e scouts cattolici italiani. Un’iniziativa che nasce dal periodo di emergenza dovuto al Coronavirus e che, si legge nella presentazione del progetto stesso, parte dal desiderio di «ascoltare e interpretare i segni della presenza di Dio nel qui ed ora della nostra situazione». Un progetto di tipo educativo che, sottolinea la co-presidente nazionale Barbara Battilana (l’altro co-presidente è Vincenzo Piccolo), parte dalla situazione che tutti stanno vivendo, dai capi a bambini, e che «ha fatto emergere la necessità di condivisione di quello che provavamo». Un modo continua per «vivere i tempi che ci sono dati con consapevolezza».

Anche chiusi in casa arriva l’invito a compiere i passi dello scouting: ascoltare, interpretare, scegliere e contemplare. «Non è un’attività preconfezionata» si tiene a precisa dalla presidenza nazionale che ha lanciato il progetto insieme all’assistente ecclesiastico generale dell’Agesci, padre Roberto del Riccio sj.
«L’idea di fondo che abita nei nostri cuori e di riuscire a dare valore alla nostra quotidianità, di evitare di vivere in modo scontato quello che ci sta capitando», spiega Battilana «non vorremmo che passata la crisi tutto ritornasse come prima, ma piuttosto che si cogliesse questa occasione come un’opportunità di crescita perché quello che stiamo vivendo ci sta cambiando, tocca le corde più intime e non possiamo rimanere indifferenti».

Non è un caso che nel lanciare il progetto, che proseguirà fino alla prossima estate, si sia sottolineato: “Se questo momento ci chiede un cambiamento reale, gioca un ruolo centrale l’azione educativa. Papa Francesco ci richiama ad un rinnovato Patto educativo che metta al centro la persona e la sua dimensione comunitaria. In una prospettiva cristiana si tratta di educare a guardare alla vita, anche nei suoi momenti più tremendi, come un luogo dove Dio agisce e parla ad ogni persona, per invitarla a realizzare quel bene, che nel qui ed ora della vita è realizzabile. L’arte del discernimento è la maniera in cui si cerca di ascoltare e rispondere a Dio che agisce e parla”.

Online e con le modalità permesse dalle circostanze e adattate alle diverse età il progetto in questi giorni prosegue con l’invito a utilizzare sussidi come “la preghiera della consapevolezza” e le “gocce”, spunti di meditazione e riflessione suggeriti dall’assistente generale, con una serie di step che accompagneranno capi e ragazzi nelle prossime settimane.
«Siamo stati abituati tutti a riempire le nostre agende di cose da fare, ma in questo momento non siamo noi a determinare i tempi ed è qui che scatta la necessità di arrivare a una consapevolezza per non subire, ma anzi», insiste Battilana, «per imparare a leggere quello che di positivo c’è, nel riscoprire situazioni ordinarie come la telefonata di un amico. L’invito per me e per tutti è a rileggere la nostra quotidianità e in essa il segno della presenza di Dio che non si abbandona».

La scommessa in questo progetto, ammette la copresidente è quella di «riuscire ad accompagnare i ragazzi in queste settimane». Consapevolezza e condivisione sono le due parole cardine del progetto il cui ultimo passo sarà quello della “contemplazione” celebrando “insieme l’uscita dal deserto” e forse non è un caso che l’immagine scelta siano i rami dei mandorli in fiore.