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Massi (Uneba): Sos delle Rsa, senza personale e farmaci andrà ancor peggio

Chiediamo aiuto al Ministero della Salute e alle Regioni che sino ad oggi ci hanno abbandonato e dato indicazioni contraddittorie o impraticabili: mettano a disposizione delle strutture sociosanitarie personale delle Ulss- oss, asa, infermieri. E anche medicine, altrimenti andrà anche peggio. Ora basta fango su uno dei pilastri del Sistema Sanitario Nazionale

di Redazione

PERCHE' TANTO FANGO?

“Quello che vorremmo vedere cessare è il bombardamento mediatico degli ultimi dieci giorni. Ci inchiniamo in rispettoso silenzio di fronte al dolore dei famigliari che hanno visto la sofferenza dei propri cari, ma non accettiamo dai mezzi di comunicazione questo continuo attacco, lontano da una obbiettiva considerazione dei fatti, alle strutture per anziani e persone con disabilità e al personale che vi opera. Strutture e personale hanno operato con passione, professionalità e dedizione in una situazione di emergenza, aggravata dalla carenza di dispositivi di protezione individuale, pressochè introvabili sul mercato, dalla disattenzione delle istituzioni, da disposizioni delle autorità sanitarie nazionali e regionali talvolta scarse e talvolta contradditorie.

Così, attraverso il presidente nazionale Franco Massi, interviene Uneba la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale, con oltre 1000 enti associati in tutta Italia, reagisce alla mole di polemiche di quest'ultima settimana.

“Le strutture per anziani sono parte del Servizio Sanitario Nazionale tanto quanto gli ospedali e i medici di medicina generale. Se medici, infermieri e operatori sociosanitari degli ospedali sono eroi – e certamente molti di loro stanno dando splendida prova di sé– nella gestione dell'epidemia di Covid19, altrettanto eroi sono medici, infermieri e operatori sociosanitari, e con loro tutti gli altri professionisti, che stanno lavorando nelle strutture e nei servizi sociosanitari per anziani, persone con disabilità, minori fragili, sofferenti psichici. Come pure quanti lavorano nei servizi territoriali, ed i medici di medicina generale”.

LUOGHI DI CURA, NON LAZZARETTI!

A fronte di chi svilisce il ruolo delle strutture o vi getta contro accuse senza ascoltare repliche, Uneba sottolinea l'importanza e il valore del lavoro di chi vi opera, e ne ribadisce la missione. “Siamo luoghi di cura, luoghi di accoglienza per i più fragili delle comunità, e di fondamentale sostegno per le loro famiglie. Il nostro è a tutti gli effetti un servizio pubblico, strettamente normato dalla legge, e portato avanti in tutta Italia anzitutto-.

Siamo servizio pubblico, e infatti non abbiamo certo chiuso durante l'epidemia. Le strutture hanno continuato a dedicarsi ai più fragili malgrado le difficoltà: ce ne sono state tanto nella fornitura dei tamponi; quanto dei dispositivi di protezione, distribuiti quasi solo agli ospedali; quanto infine nell'attenzione generale verso le persone dei ricoverati o degli assistiti, degli operatori, delle famiglie".

Se crolla il sistema delle strutture per anziani e persone fragili, crolla un pilastro del Sistema Sanitario”.

REGIONE E MINISTERO, MANDATECI OPERATORI E INFERMIERI

Non potremo continuare se resteremo senza i nostri 'eroi': il personale. Abbiamo personale che è temporaneamente a casa, perché malato o perché é stato a contatto con chi è malato; abbiamo poi personale che proprio in queste settimane è passato a lavorare nel settore pubblico.

Con meno personale, diminuiscono giocoforza la qualità e la quantità del servizio ai più fragili, proprio ora che il bisogno è maggiore. A nome dei nostri anziani, quindi, chiediamo aiuto al Ministero della Salute e alle Regioni: mettano a disposizione delle strutture sociosanitarie personale delle Ulss- oss, asa, infermieri…-, o ci diano i nominativi di chi è nelle loro graduatorie, per poterlo immediatamente assumere.

Chiediamo inoltre piene garanzie per la fornitura dei farmaci necessari alle persone assistite nelle strutture”.


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