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La cura delle persone fragili nel mondo che verrà. L’esempio di Miro

I budget di cura per un nuovo modello socio-sanitario, Come dice il viceministro alla Salute Sileri: «l budget di salute non è semplicemente un'alternativa ma una rivoluzione del pensiero, che pone al centro le persone fragili che non sono numeri di bilancio, non sono rette da pagare o peggio costi, ma sono persone».

di di Antonio Esposito* e Simmaco Perillo

Quando nel 2001 lo raggiungemmo, Miro, che aveva già vissuto l’internamento nel campo di concentramento di Dachau e, poi, per 40 anni, in manicomio, stava in una struttura residenziale psichiatrica, dove era stato trasferito alla chiusura del Santa Maria Maddalena di Aversa. Nella Germania nazista era stato il prigioniero numero 142237, in manicomio gli avevano italianizzato il nome, Federico, associandolo ad un altro numero, quello della matricola, come pure in questo cronicario post-manicomiale, un “non-luogo” di abbandono e mortificazione, dove si riproponevano, in scala ridotta, le stesse logiche, le identiche prassi dell’istituzione totale asilare.

Grazie alla sperimentazione di una nuova metodologia socio-sanitaria, riuscimmo a portarlo via, restituendogli la possibilità di vivere gli ultimi anni della sua vita in una civile abitazione, recuperando un suo posto nel mondo senza la necessità di un numero, con la sua storia, che riprese a raccontare, a condividere. All’inizio di questo nuovo secolo, la sperimentazione dei “Progetti terapeutici individualizzati sostenuti da Budget di salute”, che proprio in quegli anni carichi di speranza era iniziata in provincia di Caserta, aveva permesso alle compagini della cooperazione sociale, in collaborazione con l’Asl e con gli Ambiti territoriali, di prendersi carico delle persone più fragili con un percorso nel mondo della salute mentale, della disabilità, delle fragilità, realizzando percorsi di reinserimento sociale e, dove possibile, lavorativo, restituendo alla “cura” un senso e un valore polisemico, trasformando l’azione prettamente assistenziale in un “prendersi cura” che è fatto di complessità, relazioni, reciprocità.

Da allora, si è realizzato un lungo percorso, non sempre agevole, irto di ostacoli (soprattutto di natura burocratico-amministrativa), che però ha dato importanti risultati: il budget di salute ha trovato il suo riconoscimento normativo regionale, altre Regioni hanno importato sui loro territori il modello campano, la metodologia è diventata strumento di rigenerazione non solo delle persone ma anche dei territori.

I Ptri/Bds, infatti, come realizzati in Campania, non solo sono riusciti a garantire la presa in carico della sofferenza e la valorizzazione delle capacitazioni di centinaia di persone fragili, ma, grazie alla collaborazione tra pubblico e cooperazione sociale, hanno pure permesso nuove possibilità di sviluppo sostenibile e solidale dei territori, a partire dal riutilizzo dei beni confiscati e dei beni pubblici finalizzato a realizzare i tre principali asset della metodologia (casa, lavoro e socialità). Si sono sviluppate imprese sociali nei settori dell’agricoltura, della ristorazione, dell’accoglienza, del turismo, in cui decine e decine di donne e uomini provenienti dall’area del “disagio” sono stati restituiti alla contrattualità sociale, aspetto dirimente, ci ha insegnato Basaglia, per contrastare la riproposizione di logiche istituzionali. Ed ancora, sono nati tanti gruppi appartamento nei contesti urbani, anche in quelle che prima erano le case dei boss, la metodologia è utilizzata con successo anche con i ragazzi autistici, si è sviluppata una nuova socialità di prossimità grazie alla quale ciascuno ha potuto scoprire che “da vicino nessuno è normale”.

Prima che il Covid19 stravolgesse la vita di tutti noi e delle stesse istituzioni, si era avviato con la Regione Campania, un proficuo tavolo di confronto tra istituzioni e parti sociali, volto ad aggiornare le linee guida e dare una cornice regolamentare più salda all’intero sistema, sì da permetterne il rafforzamento e l’ulteriore diffusione. Poi, l’emergenza pandemica ha di fatto sospeso un lavoro che era ormai in dirittura d’arrivo. Anche in Parlamento, era stata depositata una proposta di legge per definire una normativa nazionale di un’esperienza che è realizzata ancora solo in alcune regioni. Pure su questo percorso, pesa oggi il freno imposto da questo tempo infetto. Tuttavia, anche a fronte delle tragedie che hanno coinvolto l’universo delle strutture residenziali, evitando semplicistiche omologazioni di tutta questa complessa realtà e lasciando, per alcuni casi, agli organi inquirenti la necessità di verificare eventuali responsabilità, emerge la necessità di rivedere l’impostazione stessa, concettuale e pratica, del nostro sistema di assistenza per le persone fragili.

In questa prospettiva, il budget di salute potrebbe dimostrarsi uno strumento di fondamentale importanza. Lo ha correttamente sottolineato anche il Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri in una nota sulla sua pagina Facebook: «Oggi il mondo delle Rsa è venuto, tristemente, alla ribalta. Attenzione: non è tutto da buttare, anzi, molte lavorano con grande dedizione e professionalità. In questo momento è necessario riflettere su queste Istituzioni potenziando anche modelli altri, che già operano per legge, e sono risultati essere estremamente efficaci» scrive Sileri «Il budget di salute è un modello di riconversione della spesa sanitaria ordinaria, che crea percorsi di capacitazione e di restituzione della dignità di vita delle persone fragili. Lavora sul rafforzamento dei determinanti della Salute individuati dall'Oms, privilegiando una dimensione di residenzialità a carattere familiare all'interno di contesti comunitari». Per Sileri «Il budget di salute non è semplicemente un'alternativa ma una rivoluzione del pensiero, che pone al centro le persone fragili che non sono numeri di bilancio, non sono rette da pagare o peggio costi, ma sono persone, sono i nostri anziani, sono i più fragili. Nella cura e l'assistenza delle persone fragili, costruiamo una società forte».

Il Viceministro pone come esempio proprio le esperienze nate in provincia di Caserta, concludendo che «Questo è il momento per fare questo deciso passo in avanti e promuovere la legge depositata alla Camera dei Deputati per il budget di salute a livello nazionale». Se vogliamo che questo periodo così difficile e tremendo possa essere anche un’occasione, appare necessario che l’invito del Viceministro sia ripreso e messo in pratica, quanto prima, sia a livello nazionale che regionale, riprendendo i percorsi interrotti, rimanendo fedeli, scriveva Camus, alla bellezza e agli oppressi. A noi lo ha insegnato Miro, che, nei suoi ultimi anni restituiti alla Vita, aveva ricominciato a recuperare le foglie, a piegarle fino a farne un’armonica e quindi a suonarle, «perché la musica» diceva «è di una bellezza troppo bellezza». E ci salutava, ogni volta, dicendoci «buona vita».

Vorremmo fare nostro questo suo augurio, provando a immaginare e praticare, da subito, una nuova utopia della realtà.

*Giornalista e ricercatore ** Presidente Nuova Cooperazione Organizzata


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