Cooperazione & Relazioni internazionali

Oxfam: Così l’aiuto allo sviluppo perderà la battaglia contro il coronavirus

Nel 2019 secondo l’OCSE si registra un aumento negli aiuti solo dell’1,4%. A questo ritmo i primi a farne le spese saranno i paesi più poveri in un mondo colpito oggi dalla pandemia. In Africa, ci sono 2 medici ogni 10 mila abitanti. Senza un immediato cambio di marcia a rischio la vita di 40 milioni di persone

di Redazione

Ristagnano gli aiuti internazionali verso i paesi in via di sviluppo. I dati preliminari del Comitato Sviluppo (DAC) dell’OCSE mostrano come la spesa complessiva da parte dei 30 paesi membri nel 2019 sia aumentata solo dell’1,4% in termini reali rispetto al 2018 (da 149,4 a 152,8 miliardi di dollari). Mentre l’aiuto umanitario è calato del 2,9%. Un progresso quindi insufficiente in uno scenario globale “normale”, e totalmente inadeguato in tempi di emergenza da coronavirus. Soprattutto in paesi in Africa, Medio Oriente e Asia, già colpiti da crisi umanitarie gravissime, dove ampie fasce della popolazione sono costrette in povertà estrema, senza l’accesso minimo a cure di base.

Un triste scenario, in cui l’anno scorso i paesi ricchi hanno destinato in media solo lo 0,30% del proprio reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, rispetto allo 0,31% del 2018. Una percentuale lontanissima rispetto al percorso a tappe che dovrebbe condurre a centrare l’obiettivo dello 0,7% entro il 2030, fissato ormai 50 anni fa e raggiunto a oggi solo da Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca.

È l’allarme diffuso oggi da Oxfam, mentre la crisi sanitaria ed economica provocata dal coronavirus potrebbe far precipitare mezzo miliardo di persone sotto la soglia della povertà estrema e costare la vita di 40 milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.

“Se la pandemia sta causando sofferenze immense in paesi, come l’Italia che ha uno dei migliori sistemi sanitari pubblici e universalistici del mondo, possiamo solo immaginare gli effetti devastanti che si produrrebbero, con l’espansione del contagio in un continente come l’Africa che vede un rapporto di 2 medici e 11 infermieri ogni 10.000 abitanti a fronte dei 36 medici e 80 infermieri per 10.000 persone in Europa. In Repubblica Centrafricana al momento sono disponibili solo 3 ventilatori polmonari per l’intera popolazione. L’impatto del virus sarebbe tragico in paesi dove la maggioranza della popolazione vive in condizioni di povertà estrema o dove l’accesso ai servizi sanitari è fortemente diseguale e del tutto insufficiente”, spiega Francesco Petrelli, senior advisor per finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia.

ITALIA, APS ANCORA IN DIMINUZIONE

L’Italia fa registrare nel 2019, per il secondo anno consecutivo, una diminuzione del proprio Aiuto Pubblico allo Sviluppo che arretra dallo 0,25% allo 0,24% sul RNL (ricchezza nazionale lorda). Con buona probabilità, i dati finali faranno segnare un ulteriore diminuzione di questa percentuale. Ciò è dovuto alla drastica riduzione degli arrivi di migranti nel nostro Paese, che inciderà sulle risorse destinate per i costi dell’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Un dato che causerà un ulteriore probabile calo delle risorse stanziate per questo capitolo di spesa, a causa dell’entrata in vigore di regole di rendicontazione più stringenti definite dall’OCSE, che tengono conto solo del costo degli arrivi dei migranti negli ultimi 12 mesi.

Per partecipare allo sforzo internazionale, necessario per gestire e superare l’emergenza da coronavirus, serve oggi invertire la rotta: concentrando le risorse, su paesi e settori cruciali, sostenendo le reti di protezione sociale, attraverso programmi di rafforzamento della salute, dell’igiene, dell’istruzione. Diventa quindi necessario non indietreggiare sul rispetto degli impegni nazionali in materia di aiuto pubblico allo sviluppo (APS), programmando un percorso che in tre anni, possa arrivare a destinare almeno lo 0,35% del reddito nazionale lordo (RNL) in APS, non rinunciando a tenere fermo l’obiettivo dello 0,7% per il 2030. Dedicando almeno lo 0,10% impiegato, verso i paesi a basso tasso di sviluppo LDC (Least Developed Countries).

Possiamo sconfiggere questa pandemia, solo se i Governi agiranno immediatamente insieme e con spirito di solidarietà con l’obiettivo comune di non lasciare indietro nessuno, nella consapevolezza di un impegno non solo morale, ma anche di una visione saggia e lungimirante dei propri interessi. Le Nazioni Unite stimano che saranno necessari 500 miliardi di dollari per fornire gli aiuti necessari a salvare milioni di vite nei Paesi in via di sviluppo – conclude Petrelli – Per questo i paesi ricchi, che comprensibilmente in questo momento sono concentrati nel salvare la vita dei propri cittadini, sono chiamati a compiere uno sforzo ulteriore, stanziando circa 300 miliardi di dollari in aiuti – meno di quanto possiedono i tre più ricchi del pianeta – aggiuntivi agli attuali 150, per contrastare la pandemia in tanti Paesi che da soli non possono farcela, come affermato anche dall’appello congiunto dei governi e delle istituzioni europee e africane e sottoscritto anche dal Presidente del Consiglio Conte”.


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