Cooperazione & Relazioni internazionali

Toscana, l’allarme del Terzo settore: rischiamo di fermarci per sempre

Appello di Federico Gelli (Cesvot) e Gianluca Mengozzi (Forum toscano del Terzo Settore) al presidente toscano Enrico Rossi: «Esclusi dall’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia. Così non possiamo andare avanti. La Regione intervenga»

di Redazione

“Il volontariato toscano rischia di fermarsi e interrompere la propria attività fino ad oggi fondamentale nella gestione dell'emergenza. Incomprensibilmente infatti nel Decreto Liquidità approvato dal Governo viene negata l’estensione a volontariato e promozione sociale all’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia, una misura di cui i nostri enti non possono fare a meno per continuare ad assistere le fasce più deboli e vulnerabili del territorio”. Sono queste le parole dell’allarme lanciato da Cesvot e Forum Toscano del Terzo Settore che fanno appello alla Regione Toscana “perché intervenga immediatamente attraverso il suo presidente Enrico Rossi, per risolvere una situazione che rischia di diventare insostenibile”.
In particolare, fra le richieste per il Terzo settore, oltre all'accesso al Fondo speciale di Garanzia, anche l'accesso agevolato al credito e agevolazioni sulle spese di sanificazione da prevedere anche per organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

«I nostri enti stanno ricoprendo un ruolo chiave in questa fase dell'emergenza Covid. Non solo nella gestione dell'emergenza stessa ma anche delle tante emergenze sociali e ambientali che non sono venute meno in questi mesi», spiegano il presidente di Cesvot Federico Gelli e il portavoce regionale del Forum Terzo settore Gianluca Mengozzi. «L'assenza di misure di sostegno ad hoc a livello nazionale rischia di vanificare ogni sforzo mettendo a repentaglio l'azione di assistenza dei nostri volontari e delle nostre strutture».

«Per l’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia», spiega nel dettaglio Mengozzi «si chiede il possesso di partita Iva e iscrizione al Rea (repertorio economico amministrativo). In Toscana, vista la loro natura e un mandato prevalente di promozione sociale e volontariato, soltanto una minima parte delle associazioni sono iscritte al Rea. E, a fonte del loro insostituibile ruolo sociale nelle nostre comunità, non si capisce come mai si chieda ad enti già iscritti ai registri regionali e nazionali dell’associazionismo e al costituendo Registro Unico del Terzo settore di avere una doppia iscrizione anche al Rea che ne riconosca le prerogative della natura economica già definite per legge dalla forma di Ente del Terzo Settore (Ets)».

«Gli Enti del Terzo settore sono in grande sofferenza economica per l’arresto di molte delle loro attività», spiega Gelli «in molti hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per tutelare i dipendenti ma i costi fissi delle sedi sociali, le utenze, le spese vive vanno avanti al contrario ad esempio delle attività di autofinanziamento, di convenzione con gli enti pubblici con un danno economico grave».
«Ci sarà un momento», concludono Gelli e Mengozzi «in cui all’impegno sanitario, oggi giustamente prevalente, si dovrà sostituire la prevalenza del settore sociale, in cui il Terzo settore toscano giocherà un ruolo insostituibile, garantendo servizi e opportunità fondamentali per la comunità e assicurando la coesione sociale della nostra regione».

In Toscana sono oltre 26mila le istituzioni non profit. Sono attivi 469mila volontari e sono oltre 46mila i dipendenti di enti non profit (Istat, 2017).

In apertura foto ©E.Genovesi per Cesvot


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